Quando la suggestione è cinematografica
È sotto gli occhi di tutti come negli ultimi dieci anni il formato televisivo, complice anche l'espandersi di nuove piattaforme streaming che ne hanno ampliato gli orizzonti (gli ormai soliti noti Netflix, Amazon, Hulu...), si sia trasformato in una miniera inesauribile di contenuti (e dollari) in grado di riscrivere le regole della produzione del piccolo schermo, costringendo quella cinematografica a fare i conti con un modello, in molti casi, atrofizzato. Ma è anche vero che sono molteplici i casi in cui proprio la serialità si è ispirata a titoli portati sul grande schermo in precedenza, con risultati più o meno brillanti, per approfondire quelle stesse storie e personaggi nati, magari, tra le pagine di un libro o di un fumetto, per essere poi declinati in più formati. È il caso del personaggio dell'universo dei Marvel Comics, Daredevil, protagonista dell'omonima serie Netflix ideata da Drew Goddard ed incentrata su Matt Murdock (Charlie Cox), avvocato non vedente che combatte il crimine a Hell's Kitchen. Un successo unanime di pubblico e critica che ha definitivamente eclissato l'omonimo film del 2003 diretto da Mark Steven Johnson con protagonista Ben Affleck. La riprova di come, sempre più frequentemente, sia la forma seriale a trovare la giusta chiave narrativa per sviluppare trame e personaggi che non sempre riescono a sviluppare la giusta formula se declinati per la sala cinematografica.
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Senza soffermarci su quell'infinita sequenza di titoli di serie animate nate come proseguimento di altrettanti film, da Scuola di polizia a Ghostbusters - Acchiappafantasmi passando per Ritorno al futuro, The Mask - da zero a mito, Ace Ventura - l'acchiappanimali e Men in Black, e tralasciando prodotti televisivi messi in onda troppe primavere fa come Le avventure del giovane Indiana Jones o Il pianeta delle scimmie, ci soffermiamo su quelle serie, fatta qualche dovuta eccezione, prodotte negli ultimi quindici anni, tenendo sempre presente l'importanza di produzioni anticipatrici come Nikita e Stargate SG-1. La prima, tratta dall'omonimo film di Luc Besson del 1990 e ideata da Joel Surnow e Robert Cochran, è la celebre serie tv canadese incentrata, per l'appunto, sulle vicende private e professionali di Nikita (Peta Wilson), la giovane donna reclutata da una segreta organizzazione antiterroristica, la Sezione Uno, dopo essere stata accusata di aver ucciso un poliziotto, per lavorare come agente operativo. Un personaggio talmente famoso del piccolo schermo da essere ripreso anche nell'omonimo remake statunitense nel 2010 realizzato per il network The Cw. Stargate SG-1, invece, è la serie di fantascienza, andata in onda dal 1997 al 2007, ideata da Jonathan Glassner e Brad Wright. Basata su Stargate, il film del 1994 scritto da Dean Devlin e Roland Emmerich e diretto da quest'ultimo che ne avrebbe voluto realizzare una trilogia cinematografica, la serie, riparte ad un anno dai fatti raccontati nel fine della pellicola, focalizzandosi sulla SG-1, la prima squadra ufficiale del Comando Stargate, ambientando le vicende dei suoi protagonisti ai giorni nostri. Due titoli che hanno fatto da apripista a quel fenomeno che ha germogliato, con sempre maggiore frequenza, nei palinsesti televisivi di pari passo con la stessa affermazione del formato seriale.
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Quando il formato cinematografico non basta
Per chi è cresciuto negli anni '90 ci ha pensato Buffy Summers, la liceale ammazzavampiri, a fargli compagnia in quei pomeriggi trascorsi sui libri, con lo sguardo sempre distratto verso il televisore per vederla combattere i demoni che infestavano la fittizia cittadina californiana di Sunnydale. Ma forse non tutti sanno che prima di approdare sul piccolo schermo, la serie creata da Joss Whedon con protagonista la Cacciatrice, era stata un fiasco al botteghino nell'omonimo film nel 1992 scritto dallo stesso Whedon e diretto da Fran Rubel Kuzui con Kristy Swanson, Luke Perry, Hilary Swank e David Arquette. Di origini ben più celebri troviamo Scream, la recente serie targata MTV, ideata, tra gli altri, da Jill E. Blotevogel e ispirata alla saga cinematografica iniziata nel 1996 da Wes Craven con la quale il regista/autore ha riscritto le regole del genere slasher insieme agli sceneggiatori Kevin Williamson e Ehren Kruger, partendo dai veri omicidi compiuti da Danny Rolling nel 1990. Al posto di Sidney Prescott (Neve Campbell) e della cittadina di Woodsboro troviamo un'altra liceale, Emma Duval (Willa Fitzgerald), alle prese con un nuovo seriale killer che si rifà agli omicidi compiuti anni prima, nell'immaginaria Lakewood, da Brandon James, giocando con la componente tecnologica nella quale siamo immersi.
Sempre di stampo horror ma pervasa da una forte dose di umorismo va annoverata Ash vs. Evil Dead, seguito della trilogia della saga iniziata nel 1981 da Sam Raimi con La casa. Recentemente messa in onda da Stars, la serie, vede lo stesso Raimi, insieme a Tom Spezialy e Ivan Raimi, al timone del seguito delle tragicomiche vicissitudini che vedono protagonista Ash Williams (Bruce Campbell). Dopo essere sopravvissuto - nonostante la perdita di una mano nel secondo capitolo della saga - alla furia sprigionata dal Libro dei Morti, lo ritroviamo commesso di una catena di supermercati, convinto di essersi lasciato alle spalle demoni e minacce fino a quando non sarà costretto ad "impugnare" nuovamente la motosega per difendere l'umanità.
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Proseguendo sulle sfumature dell'horror un altro titolo da menzionare è Dal tramonto all'alba - La serie, la serie creata da Robert Rodriguez e tratta dal suo stesso film del 1996 con George Clooney e Quentin Tarantino nei panni dei fratelli Gecko, interpretati sul piccolo schermo da D.J. Cotrona e Zane Holtz, e fortemente legata anche ai due capitoli successivi del film (Dal tramonto all'alba: Texas sangue e denaro e Dal tramonto all'alba: la figlia del boia). D'impatto minore, tanto da essere cancellate solo dopo due stagioni, vanno menzionate Terminator: The Sarah Connor Chronicles, la serie coprodotta da Fox e Warner Bros come ideale seguito di Terminator 2 - il giorno del giudizio, incentrata sulla vita di Sarah Connor (Lena Headey) e suo figlio John (Thomas Dekker) a partire dal 1999 e Dominion, la serie di Vaun Wilmott che riprende le vicende raccontate nell'action del 2010, Legion, a distanza di venticinque anni. Dalle irresistibili sfumature grottesche Wet Hot American Summer: First Day of Camp, la miniserie creata per Netflix da David Wain e Michael Showalter come prequel di Wet Hot American Summer, la pellicola cult del 2010 ambientata nel campeggio estivo di Firewood nel 1981. Un cast stellare per entrambe le produzioni che annovera, tra gli altri, Paul Rudd, Elizabeth Banks, Bradley Cooper e Amy Poehler nelle vesti di adolescenti protagonisti di siparietti comici e disavventure improbabili.
Di tutt'altro genere, Parenthood, il family drama composto da sei stagioni ispirate dall'omonimo film del 1989 di Ron Howard, Parenti, amici e tanti guai, con Steve Martin e Dianne Wiest. Creata da Jason Katims per la NBC, la serie, segue le vicende personali della famiglia Braverman partendo dalle figure dei "capifamiglia", Zeek e Camille (Craig T. Nelson e Bonnie Bedelia) per ampliare la narrazione attraverso il restante e numeroso nucleo familiare recentemente adattato per il pubblico italiano nella fiction Tutto può succedere.
Per guardare oltre i confini americani, ci spostiamo in Inghilterra per una delle produzioni televisive britanniche più importanti e riuscite degli anni 2000: il ciclo di miniserie legate a This is England. Il film del 2006 diretto da Shane Meadows con il quale ha raccontato un preciso momento della storia sociale e politica inglese attraverso i suoi protagonisti, su tutti il giovane Shaun (Thomas Turgoose) e la coppia di skinhead Lol (Vicky McClure) e Woody (Joseph Gilgun). Con This is England '86, '89 e '90, il regista ha proseguito il suo lavoro di analisi, mostrandoci gli effetti disastrosi della politica di Margaret Thatcher, l'evoluzione delle sottoculture skinhead e mods fino all'era delle droghe sintetiche sempre con uno stile drammaticamente sincero dato anche dalle ottime caratterizzazioni dei suoi personaggi.
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Osannata dalla critica e da una considerevole fetta di pubblico, impossibile non menzionare Fargo, la serie antologica di Fx ideata da Noah Hawley ispirata dall'omonimo film dei fratelli Coen che figurano come produttori esecutivi del progetto televisivo. Vincitrice di un Emmy e di un Golden Globe come miglior miniserie drammatica del 2014, Fargo, si rifà a fittizi "fatti realmente accaduti", proprio come la pellicola del 1996, inserendo citazioni e riferimenti al lavoro di Ethan Coen e Joel Coen. Pervasa da un forte umorismo nero e dagli immancabili contorni noir, la serie ha visto protagonisti della prima stagione Martin Freeman e Billy Bob Thornton, rispettivamente nel ruolo dell'inetto assicuratore Lester Nygaard e del serial killer Lorne Malvo, per dare poi spazio a Kirsten Dunst e Patrick Wilson nel secondo capitolo, nel quale hanno vestito i panni della giovane parrucchiera insoddisfatta e ambiziosa, Peggy Blumquist, e dell'agente di polizia Lou Solverson, punto di contatto tra le due stagioni ambientate in epoche diverse. Uno sguardo unico sulla provincia americana tra tavole calde e piccoli segreti pronti ad esplodere.
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Se la fonte è doppia
Se fino a questo momento ci siamo concentrati nel ripercorrere i titoli nati da un'ispirazione prettamente filmica è anche vero che sono altrettanto numerose le serie nate sotto il segno di una doppia influenza, letteraria e cinematografica. È il caso delle italianissime Romanzo criminale - La serie e Gomorra - La Serie. La prima è il fortunato adattamento televisivo targato Sky e firmato da Stefano Sollima dell'omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo nel quale viene ricostruita la storia della Banda della Magliana. Ma importante per l'ottima riuscita della serie, incentrata sugli anni che vanno dal 1977 al 1992, è stato anche il contributo di Michele Placido, nella doppia veste di consulente e attore, già regista del film diretto nel 2002 dedicato alle gesta criminali del Libanese, del Dandy e del Freddo con il quale vinse ben otto David di Donatello. Percorso e successo pressoché uguali per Gomorra, la serie incentrata sul clan camorrista dei Savastano, sempre di marchio Sky, ispirata al romanzo di Roberto Saviano e già portata al cinema da Matteo Garrone nel 2008 con il quale si aggiudicò una nomination come miglior film straniero ai Golden Globe.
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Da un autore prolifico come Philip K. Dick, le cui opere sono state spesso trasposte per il grande e piccolo schermo (da Blade Runner all'ultimo The Man in the High Castle), arriva Minority Report, la serie di fantascienza della Fox, ideata da Max Borenstein, ambientata nella Washington del 2065, già liberamente trasposta per il cinema da Steven Spielberg nel 2002. Sempre di stampo fantascientifico troviamo la recente Limitless, seguito dell'omonimo film del 2011 con Robert De Niro e Bradley Cooper a sua volta ispirato al thriller psicologico firmato da Alan Glynn, che vede al centro della storia Brian Finch (Jake McDorman), giovane uomo che si ritrova a collaborare con l'FBI dopo aver assunto un farmaco sperimentale capace di dotarlo di una memoria e una capacità di analisi fuori dal comune.
Doppia ispirazione anche per Friday Night Lights, la serie basata sul libro A Town, a Team, and a Dream di Buzz Bissinger del 1990 e sul relativo film del 2004 diretto dallo stesso ideatore dell'adattamento televisivo, Peter Berg. La serie, che amplia le tematiche narrative del film tramite l'inserimento di personaggi fittizi, ha un respiro corale sebbene sia il personaggio dell'allenatore dei Dillon Panthers, Eric Taylor (Kyle Chandler) il protagonista sul quale la storia si concentra maggiormente, raccontando con attenzione e verosimiglianza la classe media americana vista da una cittadina fittizia del Texas.
Dalle atmosfere oniriche, Hannibal, il thriller horror psicologico sviluppato per la NBC da Bryan Fuller ispirato al ciclo di romanzi di Thomas Harris più volte portati sul grande schermo (Il silenzio degli innocenti, Hannibal, Hannibal Lecter - Le origini del male, Red Dragon). Al centro della storia il rapporto sempre più profondo e ambiguo tra Will Graham (Hugh Dancy), profiler dell'FBI capace di entrare nelle mente dei serial killer, e lo psichiatra criminale cannibale Hannibal Lecter (Mads Mikkelsen), per una serie fortemente attenta all'estetica delle immagini e alla potenza della fotografia con le quali è stata enfatizzata la componente horror delle tre stagioni realizzate.
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Recentemente messa in onda oltreoceano la quarta stagione, Bates Motel, non può essere definita il prequel ambientato ai giorni nostri di Psycho, il capolavoro di Alfred Hitchcock e trasposizione dell'omonimo romanzo di Robert Bloch del 1959 ma ne mantiene comunque l'ispirazione. Creata per A&E da Carlton Cuse, Kerry Ehrin e Anthony Cipriano, Bates Motel, si trasferisce in Oregon, a White Pine Bay, per raccontare il rapporto profondo e morboso che lega Norma Bates (Vera Farmiga) a suo figlio Norman (Freddie Highmore), mostrando gli avvenimenti che hanno portato il giovane ragazzo a diventare un uomo disturbato e un serial killer.
Sempre di stampo horror va menzionata poi la miniserie della NBC, Rosemary's Baby, nata come adattamento del celebre film del 1968 diretto da Roman Polanski con Mia Farrow a sua volta tratto dal romanzo di Ira Levin. Nel ruolo che fu della Farrow, Zoe Saldana, novella sposa trasferitasi a Parigi con il marito che, una volta in dolce attesa, inizia ad avvertire gli strani comportamenti dell'uomo e dei loro vicini fino allo sconvolgente epilogo. Da menzionare anche la recentissima Damien, la serie di stampo horror sviluppata da Glen Mazzara per il canale satellitare A&E, sequel televisivo di Omen - Il Presagio, film del 2006 diretto da John Moore a sua volta remake de Il presagio, la pellicola di Richard Donner del 1976 tratta da un romanzo di David Seltzer. Protagonista della serie Damien Thorn (Bradley James), ormai fotografo di guerra trentenne che con l'aiuto di Anne Rutledge (Barbara Hershey) si ricongiungerà con il suo lato satanico.
Fumetti, cinema ... e tv
Se pensavate che il trinomio romanzo/cinema/tv fosse una succulenta mastrioska narrativa, con l'entrata in gioco dei fumetti, l'universo di rimandi, citazioni, prequel e spin off si arricchisce non poco. Blade, la serie dedicata al semi-vampiro con aspirazioni nobili dei fumetti Marvel Comics, è arrivata sul piccolo schermo nel 2006 (una sola stagione a causa delle scarse finanze della neonata Spike Tv) dopo essere stata una fortunata trilogia cinematografica con protagonista Wesley Snipes qui sostituito da Sticky Fingaz. Cronologicamente situata all'indomani degli avvenimenti raccontati nel capitolo conclusivo della trilogia, la serie è prodotta dallo stesso sceneggiatore e regista dell'ultima pellicola, David S. Goyer. Creata per la ABC da Joss Whedon, Maurissa Tancharoen e Jed Whedon dopo il successo di The Avengers, Agents of S.H.I.E.L.D., si colloca temporalmente dopo gli efferati eventi di New York e in totale continuità narrativa con gli altri film e serie di stampo Marvel basandosi però anche sulle vicende dell'agenzia di spionaggio capeggiata da Phil Coulson (Clark Gregg) raccontate nei fumetti della Marvel Comics. Sempre in zona supereroi si colloca Gotham, la serie ispirata ai fumetti di Batman e prequel/spin off che ripercorre le origini dei personaggi approfonditi negli svariati lungometraggi dedicati all'uomo pipistrello.
Ideata da Bruno Heller per la Fox, Gotham, segue le indagini dei detective del Dipartimento di polizia di Gotham City, James Gordon (Ben McKenzie) e Harvey Bullock (Donal Logue), incentrate sul doppio omicidio di Thomas e Martha Wayne, mostrando un giovane Bruce Wayne (David Mazouz), affidato alla tutela del suo maggiordomo Alfred Pennyworth (Sean Pertwee), e i futuri cattivi, da Due Facce a Pinguino, protagonisti dei fumetti e delle pellicole dedicate al cavaliere oscuro.
Per il futuro?
A conferma del fortunato legame cinema/piccolo schermo, con più di un'ispirazione letteraria, già sono in cantiere o sono state annunciate le trasposizioni televisive di fortunati titoli cinematografici. È il caso di Brooklyn, la pellicola di John Crowley candidata agli Oscar 2016 come miglio film e adattamento del romanzo di Nick Hornby (anche sceneggiatore) che approderà sul piccolo schermo grazie ad una produzione targata BBC. Già confermata l'assenza nel cast del personaggio di Ellis Lacey interpretato da Saoirse Ronan ed il ritorno di Ma Kehoe (Julie Walters), la padrona di casa dell'appartamento newyorchese solito ospitare giovani immigrate irlandesi durante gli anni '50.
Altro adattamento per il piccolo schermo molto atteso è quello di Westworld. Remake de Il mondo dei robot, pellicola del '73 diretta da Michael Crichton, Westworld è la serie tv ideata per la HBO da Lisa Joy e Jonathan Nolan (fratello di Christopher e sceneggiatore di tutti i suoi film, da Memento a Interstellar). La serie, prodotta da J.J. Abrams, è ambientata su un'isola sulla quale si trova un futuristico luna park a tema Far West diretto da Dr. Robert Ford (Anthony Hopkins) e popolato da androidi costruiti con fattezze umane capaci di sentimento che iniziano a manifestare dei malfunzionamenti a catena, al principio attribuiti ad un virus ma dovuti ad una ribellione delle stesse intelligenze artificiali contro i propri creatori. Una serie di fantascienza con Evan Rachel Wood, Ed Harris e James Marsden che dovrebbe arrivare in Italia, su Sky Atlantic, il prossimo autunno. Sul versante italiano, invece, un'attesa carica di curiosità e aspettative è quella che circonda Suburra, la serie tratta dall'omonimo film di Stefano Sollima prevista per il 2017 e prima produzione targata Netflix Italia con il contributo della Rai. Ancora molti però i punti interrogativi attorno al progetto, a partire dalla presenza degli attori protagonisti della pellicola nel cast della serie.
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