Presentato all'ultima edizione del Festival di Cannes nel suggestivo contesto del Cinéma de la Plage, dove la sera sulla spiaggia si svolgono proiezioni aperte al pubblico da godersi adagiati sulle sdraio, a un anno di distanza Le Grand Bal di Laetitia Carton arriva anche nei cinema italiani. La documentarista francese, fino a questo momento pressoché sconosciuta da noi, con il suo quarto lavoro dietro la macchina da presa dà libero sfogo al proprio amore per la danza raccontando con evidente trasporto emotivo quella che, come vedremo a breve nella nostra recensione di Le Grand Bal, è in assoluto una delle più importanti manifestazioni transalpine legate al ballo popolare: il festival Le Grand Bal de l'Europe, che si svolge tutte le estati nelle campagna del paesino di Gennetines.
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La danza come liberazione e apertura
Dal 1990, centinaia di appassionati di ogni età ed estrazione sociale provenienti da tutta Europa si ritrovano nel cuore della Francia per dedicare un'intera, intensa settimana alla danza. Durante il giorno si frequentano i laboratori per affinare le proprie capacità o imparare molteplici tipi di ballo tradizionale, dalla mazurka al valzer, passando tra gli altri per la polka, la maraîchine, la pizzica o il circolo circassiano. La sera, poi, si balla fino a notte fonda su nove pedane poste sotto dei grandi tendoni, con musica dal vivo che coinvolge decine di musicisti e repertori destinati a cambiare ogni novanta minuti. Ad unire tutti i partecipanti è la passione per la danza, che offre a chi la pratica l'impagabile possibilità di lasciarsi alle spalle i ritmi frenetici della vita individualistica contemporanea liberando il proprio corpo e aprendosi senza riserve.
Come afferma la stessa regista in uno degli stimolanti interventi in voce fuori campo che puntellano con notevole efficacia la narrazione del documentario,"i balli sono uno dei rari momenti in cui ci si tocca anche senza conoscersi, in cui i corpi si incontrano. Ballare è combattere contro tutto ciò che ci trattiene, tutto ciò che ci limita o ci appesantisce. È ascoltare ciò che il corpo ci sussurra. È far girare il mondo intorno a noi (...). È, a volte, uscire da se stessi, sentire l'altro fino quasi a diventarlo, come se il cuore saltasse dal tuo petto nel suo".
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Corpi, volti e balli
Laetitia Carton ha preso parte in diverse occasioni a Le Grand Bal de l'Europe prima di decidere di filmare l'edizione del 2016, che ha visto la partecipazione di oltre duemila persone. La protagonista assoluta del documentario è la danza: la cineasta quarantacinquenne infatti, al fine di restituire nella maniera più immediata possibile questa peculiare esperienza collettiva, decide di non privilegiare alcuni personaggi in particolare creando intorno a loro una narrazione forte, ma piuttosto si concentra con costanza sui corpi e i volti degli uomini e delle donne, giovani e anziani, intenti a ballare e cantare senza sosta, persino durante le brevi pause dedicate ai pasti o nei pochi momenti lasciati liberi dall'incalzante programma del festival. Ad emergere, in questo modo, è il ritratto genuino di un assai variegato gruppo di persone che, superando fatica fisica ma anche incertezze e inquietudini personali, si incontra nella condivisione di una passione dal sapore catartico. Alla resa dei conti, in fondo, Le Grand Bal non è altro che un appassionato inno alla vita attraverso la danza.
Conclusioni
Come già visto nella recensione di Le Grand Bal, Laetitia Carton è abile nel restituire attraverso il proprio lavoro l'esperienza assolutamente fuori dal comune del festival Le Grand Bal de l'Europe. Alternando in maniera efficace riflessioni sulla natura più intima della danza affidate alla voce fuori campo, immagini dei balli in cui la macchina da presa è spesso vicina ai corpi dei danzatori e dialoghi tra i partecipanti che si confrontano fra loro, il documentario disvela lentamente (oltre che con una certa grazia) un microuniverso affascinante e sconosciuto ai più. Vista l'assenza di veri e propri protagonisti con cui immedesimarsi, però, gli spettatori non particolarmente interessati al mondo della danza potrebbero fare fatica ad appassionarsi a quanto raccontato sul grande schermo.
Perché ci piace
- L'abilità di Laetitia Carton nel restituire con forza la propria genuina passione per la danza e la capacità del ballo di unire oltre ogni differenza d'età o di provenienza sociale.
- Le stimolanti riflessioni sul significato più profondo della danza affidate alla voce fuori campo.
- Alcune immagini, come quelle iniziali a bordo di una macchina che si dirige verso Le Grand Bal de l'Europe o quelle in soggettiva che mostrano le mani di due danzatori, sono piuttosto suggestive dal punto di vista visivo.
Cosa non va
- In alcuni passaggi in cui vengono mostrati concerti e balli, Le Grand Bal appare un po' ripetitivo.
- Il documentario non segue dei partecipanti in particolare e l'assenza di personaggi con cui immedesimarsi davvero potrebbe portare i non amanti del ballo a fare fatica ad essere coinvolti.