Un film corale, in cui si alterano e si intrecciano sei coppie. Commedia romantica nonché film generazionale, che esplora il sentimento più misterioso e più belli di tutti. Sullo sfondo, Roma. Davide Lomma, dopo esperienze nelle produzioni di corti, spot e documentari, firma la sua opera prima, ovvero L'amor fuggente, prodotto da Play Entertainment e A.B. Film. In occasione delle riprese, abbiamo incontrato proprio il regista, che ci ha introdotto al suo lavoro. Nel farlo, siamo partiti da una domanda: più paura o più felicità nel girare il primo film? "Sono sui set da tanti anni, tra spot e documentari. Volevo raccontare una storia, che ho fatto mia nei mesi di scrittura", spiega il regista, "è una commedia corale, sei coppie che si intrecciano e interagiscono tra loro. Sul set sono nate cose molto belle, anche perché le coppie hanno fasce d'età diverse. Ragionando sul film abbiamo riflettuto sulla fuga, e sulla fuga in amore. Ragazzi di venti anni, trentenni, persone di mezza età. Poi ci sono i sessantenni e i bambini. Ogni coppia una sfaccettatura diversa. Per esempio, per i ventenni abbiamo delineato un confine di incomunicabilità anche data dai social e dagli smartphone. Speriamo che lo spettatore possa immedesimarsi in una di queste storie".
Una commedia romantica collettiva
La storia? Si parte da Fil e Mia, una coppia di trentenni insieme da anni, sebbene siano differenti per carattere: regista emergente lui, professoressa di matematica lei. La routine viene rotta quando Mia chiede a Fil di sposarla. La risposta? Fil scappa, innescando un intreccio di storie in un unico racconto che coinvolge parenti e amici. Una donna riscopre l'amore a sessant'anni, con l'ex marito che vive liberamente la sua omosessualità. Un ragazzo di vent'anni che si innamora per la prima vota di una ragazza timida e introversa; c'è una quarantenne che conduce una doppia vita grazie al suo blog. E infine troviamo due bambini che, con innocenza, scoprono il significato dell'amore. Il plot de L'amor fuggente, film corale, ci fa ripensare alle commedie inglesi. Per questo chiediamo a Davide Lomma quali siano stati i suoi riferimenti: "Le commedie inglesi sono state di ispirazione, penso a Love Actually e alla sua coralità. Tutto però viene raccontato in modo italiano. L'importante era che le persone si sentissero toccate dai temi, sfruttando l'autenticità. Un lavoro totale che parlasse al nostro contemporaneo".
Il cast
Nel cast del film troviamo Caterina Shulha e Lorenzo Adorni nei ruoli di Mia e Fil, oltre a Diane Fleri, Paola Sotgiu, Andrea Pennacchi, Luciano Scarpa, Eva Cela, Luca Grispini, Emanuele Vezzoli e Roberto Rizzoni. "Quando abbiamo scritto la storia ci siamo concentrati sui personaggi, ognuno doveva avere una tridimensionalità", dichiara il regista. "Dunque, siamo andati a cercare un volto adatto, con delle caratteristiche. Ad esempio, Andrea Pennacchi ha il ruolo di un omosessuale che si fidanzerà con uno dei protagonisti. Un amore omosessuale per una coppia di sessantenni. Ecco, ogni attore doveva possedere originalità nella scelta". Sul set, insieme a Davide Lomma, abbiamo intervistato proprio Lorenzo Adorni, già protagonista di Maschile singolare e Guida astrologica per cuori infranti. "Credo che oggi cinema e serialità stiano parlando con chi ha trenta o trentacinque anni", dichiara l'attore: "In un paese che ti vede energico, ma che non ti valuta come dovrebbe, pensando che non hai ancora esperienza sufficiente. E allora si guarda al fatto che questa età di mezzo debba essere raccontata nella sua complessità: c'è chi ancora studia e chi ha già due figli. Arriviamo da una generazione fatta di grandi domande, abbiamo l'anatema di non voler essere come i nostri genitori. O magari vogliamo essere come loro".
In fuga dall'amore
Il tema del film è proprio la fuga, e la difficoltà a restare. "Siamo iper-stimolati, ma intanto manchiamo di radici. I nostri genitori arrivano dal dopoguerra, e hanno vissuto proiettandosi nel futuro. Il problema è che quel passato non c'è più, e il presente non ha linee guida solide. Forse ci siamo adattati e viviamo alla giornata. Questo si manifesta anche nell'amore. Un giorno vorresti girare il mondo, il giorno dopo vorresti avere tre figli", prosegue Lorenzo Adorni, che spiega: "Fil è un personaggio che fugge, ma non ce ne accorgiamo subito, è bravo nel suo mestiere, sembra tenere la situazione, eppure è molto insicuro. Nel film la chiave è lì, nell'amore: mettersi in discussione, capire le nostre fragilità o le nostre presunzioni. Il personaggio scoprirà che non è un problema essere fragili, e nella storia si parla proprio di essere consapevoli. In fondo l'amore è un viaggio, o una sorta di lavoro. Il tema del film è interessante perché si basa sul rispetto dell'altro, qualunque sia la sua forma".
I riferimenti cinematografici
Durante la nostra chiacchierata, chiediamo poi quali siano i loro riferimenti cinematografici. "Ho sognato questo lavoro con l'obbiettivo di diventare un regista", confida Lorenzo Adorni, "e ho capito che il cinema sarebbe stato il mio lavoro vedendo Arancia Meccanica e poi i film di Kubrick. Sono cresciuto con mio padre che vedeva Al Pacino e Robert De Niro, e ho scoperto Robert Downey Jr., Joaquin Phoenix, Tom Hardy ed Elio Germano. Mi piace la praticità lavorativa degli inglesi, sono schematici ma è una schematicità che poi porta alla libertà". Più "italiano" Davide Lomma, che cita uno dei grandi Maestri: "Sono di Pesaro e quindi sono sempre rimasto affascinato da Federico Fellini. Sono marchigiano, ma l'onda della Romagna la sento forte". In chiusura, gli domandiamo quando vedremo L'Amor Fuggente: "L'appuntamento al cinema? Primavera 2023".