Mentre iniziamo a scrivere la nostra recensione del settimo e ottavo episodio de L'amica geniale 3 fatichiamo a credere che questa terza stagione tratta dalla celebre saga letteraria di Elena Ferrante sia già arrivata a conclusione. La storia di chi fugge e chi resta, questo il titolo del terzo romanzo, ha visto Lila e Lenù affrontare un cambiamento importante nelle loro vite: diventare donne. Con un'ultima coppia di episodi diretti ancora una volta da Daniele Luchetti, L'amica geniale - Storia di chi fugge e chi resta sottolinea definitivamente i temi principali del racconto che si è svolto in questi otto episodi e compie una chiusura decisamente appagante. Almeno per un personaggio.
Maschi che fabbricano le donne
Il titolo del capitolo 7, Ancora tu, si può riferire a entrambi i vecchi amori di Elena: Franco Mari e Nino Sarratore (Francesco Serpico). Entrambi due partner che, in momenti diversi della sua vita, hanno cercato di plasmarla, di cambiarla, di renderla una persona diversa da quella che è o voleva essere. In mezzo, il matrimonio con Pietro (Matteo Cecchi), di giorno in giorno sempre più inadeguato e non diverso dai vecchi amori. "Io sono mia e mi gestisco io", non solo uno slogan urlato alle manifestazioni, ma una presa di coscienza della protagonista. È il legame più forte tra la Storia italiana e la storia di Elena, donna in continua maturazione, alla ricerca di una descrizione su misura della propria esistenza. Ed è un conflitto non solo interiore a Elena, ma intrinseco nell'intera generazione che la protagonista rappresenta (con una forte voce, molto evidenziata, da parte dei giovanissimi figli dei protagonisti, pronti a vedere i cambiamenti del mondo e ad accettarli molto più semplicemente di quanto lo facciano i padri). Riprendendo quella prima inquadratura con cui si apriva la stagione, L'Amica Geniale - Storia di chi fugge e chi resta ha portato le protagoniste all'interno di una spirale, in cui il passato e il presente danzano alla ricerca di un centro. Ancora tu presuppone proprio questo eterno ritorno temporale e sentimentale: Elena cambia, muta, ma allo stesso tempo ripercorre i propri passi, così uguali e allo stesso tempo così diversi rispetto a prima.
Rimanere e fuggire
Tutto ciò che viene rappresentato nel settimo episodio è anche stato il leitmotiv principale della terza stagione. Questo conflitto, continuamente esposto e qui esploso, trova la propria risoluzione nel capitolo 8, dal titolo laconico Chi fugge, chi resta. Proprio in questo duplice contrasto si pone la chiusura della terza stagione e di questa fase della vita di Elena. Fuggire dal ruolo imposto e restare sé stessi, fuggire dalla vita quotidiana e, allo stesso tempo, restare bloccati nei ricordi e nei sentimenti. Un amore che seppur nuovo richiama l'eco di passioni già vissute. Persone ed emozioni, il microcosmo di Elena Ferrante, portato in scena da Daniele Luchetti si può riassumere in queste poche parole, che nascondono una profondità per niente superficiale. L'ottavo e ultimo episodio è anche quello che vede più presenti i modelli cinematografici di John Cassavetes, con una regia che non ha problemi a sporcarsi più del solito - anche se questo va inteso nell'economia della terza stagione, che sembra avere più problemi con i corpi rispetto alle prime stagioni- per raggiungere quell'impatto emozionale necessario per costruire un potente climax. Con il sentimento di un mondo in mutamento e pronto a dissolversi, il finale della stagione prepara ad alcune conseguenze che si affronteranno nella prossima stagione, dove tutti i nodi verranno al pettine.
Addio e arrivederci
Questo finale contiene due tipologie di saluti: un addio e un arrivederci. Per l'ultima volta abbiamo potuto apprezzare la prova attoriale di Margherita Mazzucco che si congeda definitivamente. Più sacrificata, invece, e quasi completamente assente Gaia Girace per motivi sicuramente narrativi - la storia ormai è quella di Elena - e che, tuttavia, lascia un po' inespresso il potenziale di Lila, un po' troppo nell'ombra nella seconda metà di stagione. Abbiamo visto crescere le due attrici insieme ai due personaggi e non abbiamo dubbi che per l'ultima stagione prevista (e il cambiamento nel cast che ne conseguirà) sarà un po' straniante abituarsi per breve tempo alle nuove attrici. Mazzucco e Girace hanno sicuramente contribuito a costruire due personaggi complessi, sfaccettati e, non abbiamo remore di dirlo, ben riconoscibili e iconici. D'altro canto, però, riassumendo quello che è stato forse l'elemento più divisivo della stagione, è bene ricordare che la storia, ormai, stava rendendo sempre più complicata la credibilità visiva delle due attrici, sempre più distanziate, soprattutto dal punto di vista dall'età (e tutto quello che ne consegue, di vissuto, di peso sulle spalle, di azione e reazione) con quelle dei due personaggi da interpretare. Complice anche un cambio di regia che non sempre ha saputo valorizzare al meglio il racconto, dando vita a certi momenti, anche in questi due episodi, un po' troppo superflui e non del tutto riusciti. Tuttavia, bisogna ricordare che la terza parte di quattro della storia de L'Amica Geniale era di partenza complessa e complicata, meno immediata delle precedenti. Ed è proprio con un sentimento di arrivederci che salutiamo Lila e Lenù temporaneamente, in attesa della conclusione definitiva delle loro vicende che, vogliamo sperare, possa far riemergere definitivamente quella qualità incredibile a cui la fiction Rai ci ha abituato.
Conclusioni
A conclusione della nostra recensione del settimo e ottavo episodio de L’amica geniale 3 possiamo sostenere di esserci ritrovati a due episodi conclusivi con molte luci e poche ombre. Nonostante una regia più dosata, che non sempre centra l’obiettivo, la terza stagione si conclude con una coppia di episodi di forte impatto emotivo, complice un’ottima prova attoriale di Margherita Mazzucco. Rimangono alcune scelte stilistiche meno riuscite e, concentrandosi quasi unicamente sui cambiamenti di Elena, il personaggio di Lila appare parecchio sacrificato. Si tratta, ad ogni modo, di un finale soddisfacente che chiude una stagione di passaggio e di mutamento, in attesa di quella finale.
Perché ci piace
- Il racconto conclude al meglio le tematiche della stagione con due episodi di forte impatto emotivo.
- Margherita Mazzucco regge quasi completamente il finale della stagione.
- La regia riesce a valorizzare alcuni momenti che era necessario non sbagliare…
Cosa non va
- …ma a volte è sin troppo pulita rispetto a ciò che vorrebbe raccontare e non c’entra pienamente il bersaglio.
- Lila e Gaia Girace appaiono un po’ troppo sacrificate.