Con una carriera lunghissima alle spalle, divisa tra cinema francese, inglese, italiano e grandi produzioni americane, Lambert Wilson approda al Festival di Locarno 2023 in veste di Presidente di Giuria. Lo incontriamo il giorno del suo compleanno, il 3 agosto mentre, tra un'intervista e l'altra, è impegnato a rispondere ai messaggi di auguri. "In veste di Presidente, io e i miei giurati siamo chiamati a scegliere cosa sia cinema nei film che vedremo. Oggi la politica è entrata nel cinema, si parla di ambientalismo, minoranze, rappresentazione, ma alla base di tutto c'è il cinema ed è quello che cercherò. Poi dovremo discutere, capire perché un film funziona o meno. Se un film mi annoia vuol dire che c'è un problema di scrittura".
L'interprete del Merovingio in Matrix chiarisce che tutti gli attori, quando ricevono un copione, sono chiamati a essere un po' registi per capire in che direzione andrà il film. "Io sono un regista negato in questo senso, anche se ho esperienze di regia teatrale. Quando ricevo un copione comico non rido mai. Eppure occorre imparare anche quest'arte per capire se una sceneggiatura è debole".
L'attore perde ogni controllo sulla sua immagine
Oltre a guidare la giuria che assegnerà il palmares di Locarno 2023, Lambert Wilson presenta anche il suo nuovo lavoro, 5 Hectares di Émilie Deleuze, che racconta l'ossessione di un uomo per un appezzamento di terra nel Limosino e della sua disperata ricerca di un trattore. "Si tratta dello sguardo ironico di una donna sulle ossessioni degli uomini. Anche io, quando mi fisso su qualcosa, divento esattamente come il mio personaggio". E l'"ossessione" di Wilson, al momento, è la lotta per il rinnovo del contratto degli attori che ha condotto allo sciopero del sindacato SAG-AFTRA. "Sono 100% d'accordo con lo sciopero, vorrei fare un gesto dimostrativo durante la serata di chiusura del festival, forse indosserò una maglietta con una scritta. Anche io sono un attore SAG, ma non ho un domicilio negli USA e in Francia non posso certo scioperare da solo. Mi caccerebbero immediatamente".
Matrix oltre al primo capitolo: una trilogia da riscoprire e amare
L'attore entra poi nel merito della trattativa sindacale e sottolinea come gli attori siano "usati. Per fare un film o una serie tv dobbiamo firmare contratti in cui cediamo i diritti sulla nostra persona. Gli studios puntano solo a far soldi, gli streamer nascondo le cifre reali del pubblico, quindi non sappiamo quanto valga davvero il nostro lavoro, ma quando viaggi vedi che tutti sono intenti a guardare film o serie sul telefonino per cui non riceverai mai più un soldo. Mentre giravo Matrix mi hanno fare delle cose per il videogame Enter the Matrix. Mi sono spaventato perché ho dovuto fare motion capture in cui hanno ripreso tutte le espressioni possibili della mia faccia e poi ho dovuto registrare tantissimi tipi di parole, mi sono detto 'Possono fare tutto, anche dichiarare una guerra con la mia faccia'". Pur condividendo le battaglie in corso, Lambert Wilson sente di non essere coinvolto personalmente nella questione per ragioni anagrafiche: "Questo sarà un problema per le nuove generazioni, come la questione ecologica. Sono stato un militante ecologista per 20 anni per Greenpeace e vedo che non abbiamo imparato niente. Deprediamo le risorse della Terra più di prima, ma le conseguenze le pagheranno le generazioni future".
Il cinema americano? Un'esercitazione militare
Trasformista ed eclettico, Lambert Wilson è passato da un ruolo all'altro, da un genere all'altro senza mai ripetersi. "Non voglio tediare il pubblico, la mia missione è proporre sempre qualcosa di nuovo" spiega. "Il cinema può essere noiosissimo, ma sono gli autori a fare la differenza. Io sono un mercenario, vado dove mi pagano. Ma tra Europa e America trovo enormi differenze. In Europa siamo più onesti, se non piaci te lo fanno capire. In America c'è una grande ipocrisia, ti dicono che sei un genio, che adorano il tuo lavoro e poi ti dimenticano. Ti danno una settimana, se non gli fai guadagnare soldi hai chiuso".
L'attore cita poi uno dei flop più pesanti della storia del cinema recente, quel Catwoman, in cui affiancava Halle Berry, e ricorda: "Pitof era un regista francese promettente, dopo il film è finito. In Francia avrebbe potuto sbagliare, ma il progetto era troppo grande. Quando sono arrivate le star il budget è lievitato e quello che aveva scritto è stato sostituito da un nuovo copione, perché il film doveva piacere a un pubblico più ampio. I film americani sono come un'esercitazione militare, è un pianeta diverso. Le sorelle Wachowski hanno mantenuto il controllo perché hanno la forza di veri autori, ma sono un'eccezione". In questo pessimismo generale, l'esperienza di Locarno ha portato a Wilson un po' di ottimismo: "Fino a ieri pensavo che il cinema come lo intendiamo oggi è destinato a sparire. Poi mi sono trovato qui a presentare il mio davanti a centinaia di spettatori entusiasti e quest'esperienza mi ha ridato speranza".