Nelle fiabe, vi sono alcuni elementi ricorrenti. Da una parte il protagonista, l'eroe che assume su di sé tutte le responsabilità. Dall'altra l'antagonista, il cattivo che intende distruggere il percorso del buono. Vi è poi una situazione iniziale, che introduce la vicenda, seguita dall'inevitabile complicazione e infine dallo sviluppo del racconto. La divisione tra bene e male è netta, e al centro vi sono tutti i personaggi.
C'è un film che ricalca perfettamente tutti gli elementi delle fiabe, e lo fa con uno stile del tutto particolare tra commedia e tragedia: parliamo de La vita è bella, diretto e interpretato da Roberto Benigni. Un'opera che rievoca il dramma dell'Olocausto avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale, a causa del quale milioni di ebrei e di appartenenti alle minoranze venne deportati e uccisi nei campi di sterminio, mentre molti altri sopravvissero portando su di sé i segni dell'orrore subito per tutto il resto della loro vita.
A distanza di 25 anni dall'uscita nelle sale italiane, riscopriamo dunque La vita è bella, il film più importante della carriera dell'attore e regista toscano.
Storia di Guido e Dora
Buongiorno, Principessa!
Italia, fine anni Trenta. Guido Orefice (Roberto Benigni) si trasferisce ad Arezzo insieme all'amico Ferruccio (Sergio Bustric). Un giorno incontra, per caso, una donna incantevole, Dora (Nicoletta Braschi), della quale si innamora al primo sguardo, chiamandola Principessa, sebbene lei sia già promessa sposa di un altro. Mentre ha iniziato a lavorare come cameriere nello stesso hotel nel quale è impiegato lo zio Eliseo (Giustino Durano), Guido avrà modo di incontrare nuovamente Dora, e riuscirà a conquistarla con la sua imprevedibilità. Dal loro matrimonio nascerà Giosuè, mentre Guido inaugurerà una libreria, proprio nel periodo in cui lo Stato fascista si è alleato con la Germania di Hitler e le leggi razziali sono entrate in vigore.
Negli anni della guerra la compressione dei diritti si farà insopportabile, e anche Guido dovrà pagarne il prezzo. Finché, un giorno del 1944, i rastrellamenti dei nazisti verranno compiuti anche ad Arezzo, e Guido, Eliseo e il piccolo Giosuè (Giorgio Cantarini) saranno catturati e deportati su un treno verso un campo di concentramento. Dora, che non è ebrea, deciderà di seguire il marito e il figlio, andando incontro al destino. Sarà l'inizio di un calvario, che Guido cercherà di alleviare in tutti i modi per Giosuè...
La vita è bella: un viaggio nell'Olocausto tragicomico di Roberto Benigni lungo vent'anni
Il genio narrativo del cinema italiano
Si vince a mille punti. Il primo classificato vince un carro armato vero.
Scritto da Roberto Benigni e Vincenzo Cerami, qui alla loro quarta collaborazione, La vita è bella è un film dalla coraggiosa realizzazione. Infatti, raccontare l'Olocausto con il sorriso non era una sfida semplice da intraprendere: il rischio di risultare fuori luogo era assolutamente alto. Grazie all'abilità di Benigni e Cerami nel saper fondere gli elementi narrativi e dividere nettamente l'opera in due parti, il risultato finale è stato prodigioso.
A una prima parte che strizza l'occhio alla commedia, infatti, si contrappone la seconda, che vira decisamente sul tono drammatico. La storia ha inizio nel periodo corrispondente alla propaganda antisemita e alla conseguente introduzione delle odiose leggi razziali, che il governo fascista approverà nell'autunno del 1938. Eppure, Guido non sembra curarsene più di tanto: è un uomo capace di vedere la vita attraverso uno sguardo del tutto particolare. Per questo, quando si innamorerà della sua Principessa, non avrà altro pensiero che conquistarla, nonostante il corso degli eventi, soprattutto per un ebreo come lui. Qui si ritrova il Benigni irresistibile già ammirato in film precedenti, come Il piccolo diavolo e Johnny Stecchino, che tra satira al regime e situazioni comiche diventa autentico mattatore.
Quando la situazione precipiterà, e tutta la famiglia Orefice verrà deportata in un campo di concentramento, ecco il colpo di genio di Guido, che agli occhi del figlio Giosuè stravolgerà completamente l'insostenibile realtà: da luogo di sofferenza e morte, egli farà passare il lager come un grande gioco, nel quale il premio per il vincitore sarebbe un carro armato vero. Indimenticabile, a questo proposito, la sequenza nella quale un soldato tedesco spiega le regole del campo ai prigionieri, e Guido traduce - alla sua maniera - tutto quanto egli urla.
Spesso, le critiche a La vita è bella hanno avuto un unico argomento di discussione, ovvero una presunta banalizzazione dell'Olocausto attraverso il film. In realtà, nella pellicola non v'è nulla che non sia attinente al dramma più orrendo della storia dell'umanità: più semplicemente, il proposito di Benigni e Cerami era quello di ricordare a tutti quanto sia importante l'esistenza di per sé stessa e quanto tutti abbiano diritto alla felicità, che non dovrebbe essere negata a nessuno, in particolare ai bambini, proprio come è Giosuè. Vi è un indubbio messaggio positivo, che non può sfuggire a un'attenta visione dell'opera, e da esso quest'ultima trae la propria forza.
Roberto Benigni, i migliori film di un artista imprevedibile
Un trionfo internazionale
Da domani ce lo scriviamo: "Vietato l'ingresso ai ragni e ai visigoti".
In occasione della sua uscita, La vita è bella registrò record di incassi tanto sul territorio nazionale quanto sul piano internazionale, risultando il film italiano con il maggior risultato estero di sempre al botteghino e raggiungendo il tetto dei 229 milioni di dollari complessivi.
In concorso al Festival di Cannes del 1998, venne insignito del Grand Prix Speciale della Giuria, e questo fu l'inizio di un percorso straordinario, che sarebbe culminato agli Oscar del 1999, dopo aver già ottenuto, tra gli altri riconoscimenti, nove David di Donatello (su quattordici candidature), cinque Nastri d'argento e due European Film Award.
In occasione della cerimonia degli Academy Award, La vita è bella venne nominato in sette categorie: miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista, miglior sceneggiatura originale, miglior montaggio (Simona Paggi), miglior colonna sonora e miglior film in lingua straniera. Con grande sorpresa, ma altrettanta soddisfazione, la pellicola ottenne tre statuette: oltre a quella di miglior opera internazionale, furono le affermazioni di Roberto Benigni e Nicola Piovani a lasciare il segno, consacrando La vita è bella come uno dei film europei e italiani più apprezzati in America.
Straordinario il momento nel quale, sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles, Sophia Loren aprì la busta con il nome del vincitore nella categoria di miglior attore gridando il nome di "Roberto!", suscitando l'emozione di tutta la platea. Benigni, inafferrabile come suo solito nelle occasioni pubbliche, si alzò sulle poltrone iniziando a scalare le file, per poi giungere sul palcoscenico e ringraziare l'Academy: quando, ovviamente, il protocollo era già stato infranto da un pezzo!
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La soave musica di Piovani
Abbiamo vinto!
Abbiamo citato il maestro Nicola Piovani a proposito del suo Oscar. Il compositore e direttore d'orchestra romano poteva già annoverare una lunga carriera cinematografica, avendo esordito nei primi anni Settanta scrivendo musica per i film di Marco Bellocchio (tra tutti, ricordiamo Nel nome del padre), con il quale collaborò per oltre un decennio. Piovani ha composto anche per Nanni Moretti, Mario Monicelli, Giuseppe Tornatore e Federico Fellini, per il quale firmò le colonne sonore dei suoi ultimi tre film (Ginger e Fred, Intervista e La voce della luna).
L'Oscar rappresentò dunque la consacrazione per il musicista, che curiosamente non venne premiato con il David di Donatello del 1998, ma ottenne un riconoscimento forse inatteso quanto assolutamente meritato proprio dall'Academy. La soundtrack del film si impernia essenzialmente su due temi: La vita è bella e Buongiorno Principessa, poi sviluppati a più riprese nel corso dell'opera e adattati ai momenti prima più vivaci, poi fortemente drammatici. Presenti anche altre tracce dallo stile retrò, utilizzate nella prima parte della pellicola.
Concludiamo questo nostro omaggio a La vita è bella con le parole di Roberto Benigni, che in questa clip originale pubblicata da CG Entertainment racconta come nacque il titolo del film: a distanza di venticinque anni, rimane un gioiello del cinema italiano.