Da sempre, fin dal folgorante esordio avvenuto nel 1992 con Le iene, una delle componenti essenziali del cinema di Quentin Tarantino è stata la rappresentazione della violenza. Oltre a un raro gusto per la messa in scena (ogni singolo movimento di macchina, nel cinema di Tarantino, è motivato e ha una funzione ben precisa) e a un'abilità fuori dal comune nella scrittura dei dialoghi, tutti i film del talentuoso cineasta statunitense sono contraddistinti dalla presenza di scene violente che sono diventate immediatamente cult.
Negli anni Novanta Tarantino ha fatto scuola per aver portato sullo schermo la violenza in un modo spudoratamente leggero, ironico-parodico e, a tratti, rivelatore di un complessivo sfondo amaro nel quale si muovono i suoi personaggi (Le iene, Pulp Fiction e Jackie Brown). La caratterizzazione della violenza si è poi fatta ancor più esplicitamente ludica e meno problematica, da vero b-movie scanzonato, in Kill Bill vol. 1 e 2 e Grindhouse - A prova di morte, per poi divenire veicolo di riflessione sulla crudeltà umana nella Storia in Bastardi senza gloria, Django Unchained e, soprattutto, nell'ultimo cupissimo The Hateful Eight.
Muovendoci in rigoroso ordine cronologico, qui sotto abbiamo messo in luce i momenti violenti più significativi dei film di Quentin Tarantino. Buona lettura e buona visione.
Le iene: Mr. Blonde e l'orecchio mozzato
All'insegna di quell'etichetta pulp che sarà direttamente citata da Tarantino nel titolo del suo film successivo, il capolavoro Pulp Fiction, questa scena de Le Iene è entrata istantaneamente nell'immaginario cinematografico popolare. Mr. Blonde che tortura il poliziotto con in sottofondo la gaia Stuck in the Middle with You degli Stealers Wheel, è un esempio perfetto del modo in cui Tarantino è capace di mettere in scena in maniera ludica anche la violenza più cruda. Se l'atto del taglio in sé ci viene risparmiato (la macchina da presa si muove verso sinistra ad inquadrare le mura del deposito e l'ironica scritta "Watch Your Head"), l'orecchio mozzato viene presto mostrato nella mano di Mr. Blonde, il quale dimostra di non avere alcuna intenzione di porre fine ai propri atti sadici. Fino a quando non interverrà il gravemente ferito Mr. Orange.
Altra scena da menzionare - e che diverrà un vero e proprio marchio di fabbrica di Tarantino - è senz'altro quella del cosiddetto stallo alla messicana finale, in cui Eddie, Joe e Mr. White si puntano contro la pistola. Come accadrà ancora nel cinema del regista del Tennessee, il tutto si risolverà in un bagno di sangue.
Pulp Fiction: il cervello esploso in macchina e il ruolo del caso
A proposito di scene violente di culto, se si pensa a Pulp Fiction non si può che fare riferimento al colpo accidentale esploso in macchina da Vincent Vega in direzione della testa di Marvin, cui il gangster stava chiedendo un punto di vista su un incredibile recente avvenimento (in quello che è un altro momento cult del film, i due criminali al soldo di Marsellus Wallace erano rimasti illesi dopo che un uomo li aveva mancati facendo fuoco da pochi passi). La scena, pur mostrando la riduzione in poltiglia del cervello di Marvin, ha una innegabile e irresistibile carica comica. Inoltre, condurrà alla presentazione di uno dei personaggi secondari più di culto del cinema contemporaneo: l'indimenticabile Mr. Wolf interpretato da Harvey Keitel, che di professione "risolve problemi".
Jackie Brown: l'improvvisa morte di Melanie
Jackie Brown è di gran lunga l'opera meno violenta dell'intera filmografia tarantiniana. In tutto il film ci sono solo tre morti, due ad opera di Ordell (Samuel L. Jackson) e una causata da Louis Gara (Robert De Niro). E proprio l'uccisione da parte di Louis di Melanie (Bridget Fonda), la fidanzata di Ordell, si guadagna la nostra citazione in quanto inaspettata (fino a quel momento Louis era stato tratteggiato come un rintronato) e, per come è stata scritta la scena, indiscutibilmente divertente. Dopo che Melanie lo ha sfottuto ripetutamente per la sua inadeguatezza, Louis esplode e la uccide con due colpi secchi alla luce del sole, nel parcheggio del grande centro commerciale.
Kill Bill: Volume 1: il massacro nel locale giapponese (Gogo e gli 88 folli)
Sì, lo sappiamo: per Tarantino Kill Bill vol. 1 e vol. 2 andrebbero considerati un unico film, come da suo progetto iniziale, ma le scene violente e degne di essere ricordate in questo contesto sono numerose e, per comodità, abbiamo deciso di dedicare ai due volumi paragrafi differenti. La macro-sequenza in cui La Sposa uccide uno ad uno tutti gli scagnozzi di O'Ren Ishii, compresa la temibile e crudele adolescente Gogo, è davvero difficile da non ricordare per il proprio eccesso, tra sangue che scorre copiosamente e arti che volano per molti minuti (la clip qui sotto è più breve: dura "solo" dieci minuti). Probabilmente è anche per attutire l'effetto della sequenza che Tarantino ha deciso di passare ad un certo punto dal colore al bianco e nero.
Una seconda sequenza di grande impatto è quella animata che racconta il tragico passato di O'Ren Ishii, con la violentissima uccisione del padre davanti ai suoi occhi e la altrettanto violenta vendetta della giovane. La sequenza di otto minuti, oltre ad essere molto affascinante sul piano estetico, ha anche una qualità più intima e toccante quando descrive la sofferenza di O'Ren mentre assiste alla brutale morte del padre. In questo film Tarantino ha davvero dato ampio sfogo alla propria creatività, giocando con l'alternanza di colore, bianco e nero, riprese live action e animazione. Chapeau.
Kill Bill: Volume 2: Elle e il secondo occhio mancante
Il momento più crudo del secondo volume di Kill Bill, nonché quello che più facilmente rimane impresso, è il duello tra La Sposa ed Elle Driver, con la prima che finisce per cavare l'unico occhio rimasto alla seconda per poi schiacciarlo con il piede destro nudo. Naturalmente, a favore di macchina da presa. Anche qui, come in molti dei precedentemente casi citati, c'è spazio per l'effetto comico. Elle, ormai completamente cieca, si dispera sbattendosi violentemente all'interno della roulotte di Budd e impreca in modo iperbolico contro una Sposa impassibile, già concentrata sul prossimo obiettivo: Bill.
Di sicuro questo capitolo è meno cruento del primo, ma tra le scene violente degne di nota possiamo ricordare il confronto tra Budd e La Sposa (in realtà molto breve), con la successiva, celebre scena della sepoltura da viva della donna.
Grindhouse - A prova di morte: il sadismo di Stuntman Mike... e delle ragazze assetate di vendetta
Grindhouse - A prova di morte, oltre ad essere stato ingiustamente sottovalutato da molti tra critica e pubblico, è senz'altro uno dei film più esplicitamente violenti di Tarantino. La sequenza dell'incidente in macchina tra lo psicopatico Stuntman Mike e il trio composto da Vanessa Ferlito, Sydney Tamiia Poitier e Jordan Ladd è a dir poco cruda e, perlomeno per quanto concerne la tempistica, inattesa: siamo infatti a metà film e le tre protagoniste vengono ferocemente uccise dal villain. Lo spettatore viene colto di sorpresa e inizierà di nuovo ad orientarsi solo quando, poco dopo, capirà che Stuntman Mike si è spostato in un altro Stato per terrorizzare nuove giovani protagoniste femminili.
Questa volta però Stuntman MikeKurt Russell sarà meno fortunato, perché si imbatterà in ragazze particolarmente agguerrite, anch'esse dotate di un indubbio sadismo nella loro caparbia volontà di vendetta. Nella scena finale Rosario Dawson, Zoe Bell e Tracie Thoms, dopo averlo terrorizzato nel corso di un lungo inseguimento in macchina, massacreranno a pugni Kurt Russell senza alcun tipo di pietà, con tanto di violentissimo calcio in faccia finale di Rosario Dawson che arriva quando il film sembrava ormai concluso, subito dopo la scritta "The End" e il credit "Written and Directed By Quentin Tarantino". Mai sottovalutare la sete di vendetta dei personaggi femminili dell'universo tarantiniano.
Bastardi senza gloria: la strage all'interno del cinema
La sequenza del film in cui viene mostrata la morte di centinaia di nazisti (tra cui Adolf Hitler e Joseph Goebbels) all'interno di un cinema, per di più nel contesto della proiezione di un film che rappresenta l'apoteosi del regime del Terzo Reich, è fortemente simbolica e metacinematografica. Per l'onnivoro cinefilo Quentin Tarantino la settima arte, grazie alla propria dirompente forza immaginifica, può persino arrivare a cambiare le sorti della lugubre Storia.
La famiglia cinematografica di Quentin Tarantino: I volti ricorrenti del suo universo pulp
Il gioco metacinematografico del film continua e l'ultima inquadratura non a caso è dedicata a Brad Pitt che, subito dopo aver marchiato con una svastica la fronte di Christoph Waltz, guarda in macchina e si rivolge molto soddisfatto al proprio compagno: "Sai che ti dico Utivich? Questo potrebbe essere il mio capolavoro". Inutile specificare che il tenente Aldo Raine interpretato da Pitt si configura come un evidente alter ego di Tarantino.
Django Unchained: le due sparatorie a Candyland
Dopo la morte di Calvin Candie (Leonardo DiCaprio) per mano di Schultz (Christoph Waltz), la situazione degenera improvvisamente e in circa tre minuti e mezzo assistiamo a una incredibile serie di uccisioni davvero sopra le righe. Per sottolineare l'inizio della vendetta di Django (Jamie Foxx), Tarantino sorprende tutti usando come sfondo sonoro di un film ambientato nel 1858 il pezzo rap Untouchable di 2Pac.
La vendetta del protagonista sarà completa solo con il suo ritorno a Candyland, quando nella sequenza finale del film farà fuori Billy Crash (Walton Goggins), colui che poco prima avrebbe voluto torturarlo, e il capo della servitù Stephen (Samuel L. Jackson).
The Hateful Eight: la resa dei conti nella locanda di Minnie
L'ottava fatica del cinquantaseienne regista statunitense è molto violenta e la violenza mostrata è particolarmente funzionale a una riflessione sulla nascita degli Stati Uniti d'America, un Paese che affonda le proprie radici nella guerra civile tra nordisti e sudisti. La scena più brutale di tutto il film è senz'altro quella della resa dei conti finale nella locanda di Minnie, che sostanzialmente coincide con l'ultimo capitolo "Uomo nero, inferno bianco". Questa parte conclusiva di The Hateful Eight, in cui veniamo a conoscenza della reale identità dei personaggi interpretati da Jennifer Jason Leigh, Tim Roth, Michael Madsen e Channing Tatum, si apre con brandelli di cervello di Tatum che schizzano sul volto e i capelli della Leigh e si conclude con la cruda impiccagione di quest'ultima ad opera di Walton Goggins e Samuel L. Jackson. In mezzo, come nel migliore Tarantino, molti dialoghi ottimamente scritti e una certa immancabile dose di ironia, nel contesto però di quello che può essere a tutti gli effetti considerato il film più cupo del cineasta losangelino. Questa volta insomma, vista la funzione della violenza del film, c'è ben poco da divertirsi.
C'era una volta a... Hollywood: l'improvviso scoppio di violenza a casa di Rick Dalton
Con C'era una volta a... Hollywood si conclude il nostro viaggio nei momenti più cruenti della filmografia di Quentin Tarantino. Questa sua ultima opera, in realtà, è di gran lunga la meno violenta e la più intimista. Il nono film di Tarantino, che si incentra sul rapporto tra l'attore di serie b in crisi Rick Dalton (Leonardo DiCaprio) e il suo fido stuntman e assistente tuttofare Cliff Booth (Brad Pitt) sullo sfondo della Los Angeles del 1969, è infatti un nostalgico atto di amore nei confronti del cinema (oltre che della televisione) e di un'epoca destinata ad eclissarsi di lì a breve a seguito dell'omicidio di Sharon Tate (Margot Robbie) ad opera dei seguaci di Charles Manson. Intriso di malinconia dalla prima all'ultima inquadratura e girato in pellicola 70 mm in maniera sublime, C'era una volta a... Hollywood è in assoluto uno dei film più maturi di Tarantino e la violenza, nonostante non ricopra in alcun modo un ruolo centrale, è destinata ad esplodere nel finale a casa di Rick Dalton. La sequenza in questione è spiazzante, esilarante e cruda allo stesso tempo e fa riflettere su una certa tendenza del cinema tarantiniano dell'ultimo periodo. Dire di più a riguardo significherebbe davvero rovinare la sorpresa a chi ha ancora non ha avuto modo di vedere il film, ma potete crederci sulla parola.