Per la presentazione berlinese di La Vie en Rose, fastoso biopic dedicato a una delle più amate voci di Francia, Edith Piaf, intervengono in conferenza stampa il regista Olivier Dahan, il produttore Alain Goldman e una nutrita rappresentanza del cast; ma, come era prevedibile, le attenzioni sono tutte per la protagonista Marion Cotillard, che un lavoro di make-up semplicemente sensazionale ha trasformato in una credibile Edith Piaf.
Marion Cotillard, la sua in questo film è una trasformazione incredibile, volete parlarcene?
Marion Cotillard: Grazie, si trattava di una sfida particolarmante diffile perché ho dovuto coprire oltre quarant'anni della vita di Edith Piaf. Non sapevo molto di lei, e ho dovuto scoprire questo personaggio, e trovare un equilibrio tra il modello che stavo imitando e me stessa. Ma Oliver mi ha aiutato tantissimo, quello che abbiamo fatto l'abbiamo fatto insieme. E mi ha aiutato anche il fatto che la setssa Edith fosse una brava attrice, mi è servito a interpretarla.
Come è tornata se stessa dopo la fine del film?
Marion Cotillard: A volte me lo chiedo anche io, per mesi avevo vissuto come Edith Piaf e mi ero comportata costantemente come Edith Piaf, e mi ci è voluta qualche settimana per perdere quegli atteggiamenti e quelle idiosincrasie che avevo acquisito.
Anche lei viene da una famiglia di artisti, ci sono paralleli tra la sua vita e quella di Edith Piaf?
Marion Cotillard: E' vero che vengo da una famiglia di artisti, ma la mia infanzia è stata molto, molto diversa da quella di Edith Piaf.
Cosa le ha creato particolari difficoltà?
Marion Cotillard: La cosa che più mi ha reso nervosa era dover interpretare Edith quando era anziana - lei è morta a più di settant'anni. Quelle scene mi mettevano in difficoltà perché non so cosa significhi essere vecchi. Poi c'è la scena della morte, che è stata indubbiamente la più difficile di tutte, sono cose che vanno sempre affrontate con tutta l'attenzione e la delicatezza possibili.
Edith Piaf era una donna difficile ed eccentrica, sareste state amiche?
Marion Cotillard: Non so se lei mi avrebbe voluto come amica, io senz'altro. Era una donna a tratti egoista, ma che sapeva essere anche molto generosa.
Quale ruolo ha oggi Edith Piaf per le nuove generazioni?
Marion Cotillard: E' una leggenda, una leggenda di Francia. Forse non per la mia generazione, io ho iniziato verso i vent'anni a interessarmi alla chanson, ma non necessariamente a Edith Piaf, lei rappresentava un tipo di musica diversa. A modo suo però è stata moderna ed è stata un'interprete talmente grande da continuare ad affascinare anche le giovani generazioni.
Olivier Dahan: Non è stata la sua fama a far nascere in me l'idea di realizzare quasto film, non come ci si spetterebbe. Fu una fotografia che vidi a mettermi su questa strada. Un'immagine che ritrae con la sua amica Momone, quando aveva vent'anni e viveva sulla strada.
Dahan, come mai ha scelto di concentrarsi solo sul rapporto con Marcel, quando Edith Piaf ha avuto molti uomini e diversi mariti? E come mai ha trascurato la pagina della sua amicizia con Marlene Dietrich?
Olivier Dahan: La mia intenzione non era quella di realizzare una biografia: volevo descrivere quello che mi interessava, seguendo le mie idee in maniera soggettiva, per realizzare un omaggio, un ritratto, non una ricostruzione biografica.
E' vero che non ha voluto parlare con nessuno che avevsse conosciuto di persona la Piaf mentre lavorava alla sceneggiatura?
Olivier Dahan: E' vero, non ho voluto incontrare testimoni della sua vita proprio perché non volevo fare una biografia. Mi sono documentato, ho letto tutto quello che c'era da leggere, ma mentre lavoravo non ho voluto subire influenze di ogni tipo. Più tardi, quando una persona gentilissima, una cara amica di Edith Piaf, la letto la sceneggiatura, mi ha detto "E' lei".