Un'auto parcheggiata in una strada tranquilla, un uomo al volante in attesa che si attiva appena vede un individuo incappucciato uscire di corsa da un edificio. Accende il motore, aspetta che il complice salga e si prepara a partire, ma restando in attesa di altri due uomini che si affannano per raggiungerli. Ma da lontano arrivano le sirene della polizia, i complici fuggono a piedi e l'uomo al volante non può far altro che partire per sfuggire alle auto delle forze dell'ordine, che svolta dopo svolta stringono su di lui.
È l'inizio folgorante, sorprendente de La vendetta di un uomo tranquillo, esordio alla regia di Raúl Arévalo che mette fin da subito le carte in tavola sulle intenzioni del suo autore, con un piano sequenza, quello appena descritto, che ci immerge fin dalle primissime battute in una storia fatta di realismo e tensioni che ci aveva già colpiti alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia e confermandosi nei mesi a seguire con i quattro premi Goya vinti come miglior film, regista esordiente, sceneggiatura e attore non protagonista. Una storia che arriva finalmente anche nelle nostre sale dal 30 marzo grazie a BIM.
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Ritorno alla vita
L'uomo al volante del teso incipit che abbiamo brevemente raccontato è Curro, unico arrestato per la rapina alla gioielleria commessa dalla sua banda di quattro complici ad agosto 2007, a Madrid. Negli otto anni che ha trascorso in carcere, la fidanzata Ana ed il figlio hanno atteso il suo ritorno, ma nel frattempo nella loro vita è entrato José, un uomo chiuso e solitario che ha iniziato a frequentare il bar gestito dalla donna insieme al fratello, diventando per lei una speranza per il futuro. I problemi arrivano quando Curro viene rilasciato e fa il suo ritorno a casa con l'intenzione di iniziare una nuova esistenza insieme ad Ana ed il figlio, trovandola invece confusa ed incerta. Curro dovrà venire a patti con la realtà che trova al suo ritorno, ritrovandosi costretto a cambiare i propri programmi.
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L'esordio di un uomo onesto
Con un passato davanti la macchina da presa, Arévalo ha fatto la sua scuola di regia sul campo, assimilando da chi l'ha diretto nel corso degli anni, dalle sue esperienze vissute. Per questo ne La vendetta di un uomo tranquillo si è affidato alle sue certezze, ambientando la storia in luoghi a lui familiari per non perdere quel senso di onestà di cui il suo film aveva bisogno per funzionare: la storia di José, Curro ed Ana è infatti un thriller che poggia le basi su sentimenti e sensazioni basilari, quasi primordiali, sull'odio e la rabbia che ognuno di noi porta dentro. Concetti che l'autore spagnolo sviluppa insieme ai suoi interpreti, Antonio de la Torre, Luis Callejo e Ruth Díaz, per creare personaggi autentici in situazioni realistiche dando uguale dignità e compimento ad ognuno di essi.
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Il realtà della violenza
Se si può imputare al regista una certa mancanza di creatività dal punto di vista visivo, non si può dire altrettanto della solidità con cui costruisce la messa in scena ed una storia che si dimostra tesa, diretta e sorprendente nella sua struttura divisa in quattro atti, dedicati a diversi punti di vista, e due ideali metà che dimostrano anime diverse tra loro, sia visivamente che tematicamente, spaziando dal thriller psicologico al revenge movie senza rinunciare a suggestioni da road movie. Come nella vita di tutti i giorni, la violenza di Arévalo è cruda e poco spettacolare, realistica e credibile, perfetta per rappresentare la natura primordiale delle sensazioni che racconta.
Movieplayer.it
3.5/5