La stanza degli omicidi, la recensione: un grande cast per un film senza una vera forma

Non basta la reunion "pulp" tra Uma Thurman e Samuel L. Jackson per salvare La stanza degli omicidi (The Kill Room), comedy thriller a cui manca un'identità. Al cinema dal 6 giugno.

Il cast de La stanza degli omicidi in un'immagine

Quando sembra prendere il via, ecco che poi si blocca. Di nuovo. Un ciclo che va avanti per almeno ottanta minuti (il film ne dura 98), indeciso su quale strada voler proseguire. Black comedy? Thriller? Crime? I generi non sono più fondamentali, ma una sceneggiatura, per risultare convincente, deve comunque possedere una sua tonalità. Un umore indefinito, che non riesce ad essere sorretto dall'ottimo cast scritturato da Nicol Paone, autrice all'opera seconda (dopo il dimenticabile Invito a cena con disastro) che, questa volta, ci riprova addentrandosi nel sottobosco delle gallerie d'arte. Indecisione cosante, fin da un titolo che definiremo fuorviante: La stanza degli omicidi (in originale The Kill Room).

La Stanza Degli Omicidi Uma Thurman
Uma Thurman e i sacchetti di The Bagman

Fuorviante perché a conti fatti non c'è una vera stanza degli omicidi, per un titolo che suggerisce qualcosa che, invece, altro non è che un pretesto per articolare - in modo troppo arzigogolato - lo stato dell'arte contemporanea. Ovvero: è possibile scindere l'opera dall'artista? E ancora, cosa si può davvero definire arte? L'arte contemporanea, concettuale ed astratta, ha una sua credibilità, oppure è pensato solo per sanare l'ossessione di collezionisti milionari e viziati? Spunti interessanti, tuttavia inseriti in uno script che non riesce mai a prendere la forma voluta.

La stanza degli omicidi e una riflessione sull'arte contemporanea

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Joe Manganiello all'opera ne La stanza degli omicidi

Scritto da Jonathan Jacobson, La stanza degli omicidi ha per protagonista Patrice (Uma Thurman), mercante d'arte che gestisce una galleria di Manhattan. Gli affari, però, non vanno bene. I debiti si accumulano, la concorrenza è meschina e le opere esposte non convincono. Per caso, si imbatte in Gordon (Samuel L. Jackson), che per l'arte ha fiuto, offrendogli una via d'uscita: riciclare i soldi di un'attività criminale. Come? Vendendo opere di un artista fittizio, The Bagman, che poi sarebbe Reggie (Joe Manganiello), il sicario (dal cuore buono) al soldo di uno spietato boss del New Jersey. Le opere, inaspettatamente, iniziano a fruttare, generando un forte interesse tra i collezionisti. The Bagman (vedrete nel film come realizza le sue composizioni...), allora, diventando il nuovo artista di tendenza, e potrebbe garantire la "libertà" a Patrice, Reggie e Gordon. Il piano di fuga, però, è di quelli ad alto rischio.

Un film impersonale, nonostante il grande cast

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Joe Manganiello e Uma Thurman in una scena del film

Parlavamo ad inizio recensione di quanto il film di Nicol Paone non abbia una sua forma compiuta. Effettivamente, c'è un'impersonalità generale che rende difficile aggettivarlo; La Stanza Degli Omicidi è scarico di pathos, di trasporto, di intuizioni che, teoricamente, e visto il materiale a disposizione, di certo non mancherebbero. Il lato comedy non incide, né incide il lato criminale di una vicenda che vorrebbe de-mitizzare il mondo dell'arte (in parte ci riesce, ma senza incidere a dovere). Un film che dovrebbe essere un gioco, in cui il pretesto thriller andrebbe ad enfatizzare una cornice dalle molteplici forme (come è multiforme l'arte contemporanea), tenendo alta l'attenzione degli spettatori.

La Stanza Degli Omicidi Uma Thurman Samuel L Jackson
Uma Thurman e Samuel L. Jackson sulle rive dell'Hudson

Ciononostante, c'è un'assenza di motivazione e di profondità tale che i personaggi che popolano La stanza degli omicidi (c'è pure Maya Hawke, il tempo di una fugace scena in coppia con mamma Uma, organizzata solo come giustificazione promozionale al film) non hanno mai la forza cinetica giusta per incidere a dovere (al netto della presenza di grandi interpreti, a cominciare dalla reunion "pulp" tra Uma Thurman e Samuel L. Jackson). Almeno fino al movimentato ending: La stanza degli omicidi si ricorda di essere un film solo a pochi minuti dalla fine, alzando il tiro e alzando l'ambizione, e organizzando in fretta e in furia un finale di per sé riuscito, e chissà pensato per recuperare il tempo perso. Dietro, un altro spunto: la deriva moderna che spettacolarizza qualsiasi cosa, cavalcando una società anestetizzata e indifferente. Un guizzo, questo, arrivato fuori tempo massimo.

Conclusioni

Il quadro è quello solito: un buon cast e una buona idea, non valorizzati a dovere. Peccato, perché La stanza degli omicidi, al netto di un buon finale che suggerirebbe diversi spunti, è una comedy venata dal thriller (e viceversa) a cui manca però l'identità giusta per imporsi in un panorama cinematografico saturo. La riflessione sull'arte è sostanziale, ma senza una forma che possa reggere per 98 minuti.

Movieplayer.it
1.5/5
Voto medio
3.4/5

Perché ci piace

  • Gli attori protagonisti.
  • Una buona idea...

Cosa non va

  • ... che si infrange in un film senza identità.
  • Gli interpreti non sono valorizzati al meglio.
  • Poca sostanza, al netto del buon finale.
  • Personaggi poco interessanti.