La stanza accanto, recensione del film di Pedro Almodóvar: esorcizzare la morte con la bellezza

Con La stanza accanto (The Room Next Door) Pedro Almodóvar torna a esorcizzare la morte (e la fine del mondo) grazie a due interpreti d'eccezione: Julianne Moore e Tilda Swinton, amiche il cui rapporto viene messo alla prova da una malattia terminale.

Una scena di La stanza accanto

Pedro Almodóvar sta pensando molto alla morte. Quest'anno compie 75 anni e da almeno dieci, nei suoi film, si sta concentrando sull'eredità che ognuno di noi lascia. Pensiamo al bellissimo Dolor y gloria (2019), vero e proprio testamento spirituale e uno dei suoi migliori lavori, in cui Antonio Banderas gli fa da alter ego. Nelle ultime opere è poi centrale il rapporto tra genitori e figli, con delle costanti: una relazione conflittuale con la madre e l'assenza del padre. È così in Julieta (2016), Madres paralelas (2021) e anche in La stanza accanto (The Room Next Door), in concorso a Venezia 2024 e in sala il 5 dicembre. Ispirata al romanzo Attraverso la vita di Sigrid Nunez, è la storia di una scrittrice, Ingrid, che scopre la malattia terminale di una sua cara amica da cui si è allontanata da tempo, Martha, reporter di guerra. A interpretarle i premi Oscar Julianne Moore e Tilda Swinton.

The Room Next Door Julianne Moore Tilda Swinton
Julianne More e Tilda Swinton in La stanza accanto

Ritrovatesi per caso dopo molti anni, le due si aggiornano su cosa è successo nelle loro vite. Martha si spinge oltre: racconta anche dettagli cruciali del proprio passato a Ingrid, quasi come se volesse affidarle la sua storia. Le cure, l'odore dell'ospedale, l'incertezza di sapere come arriverà alla fine spingono infine la donna a fare una richiesta enorme all'altra: vuole che vada con lei in una casa bellissima in mezzo alla natura. Come se fossero in vacanza, le chiede di dormire nella stanza accanto alla sua. Fino a quando non deciderà di uccidersi con una pasticca di veleno.

Oltre a rimanere sconvolta dalla richiesta, Ingrid è molto angosciata dall'idea, non solo perché l'eutanasia è illegale negli Stati Uniti, ma, soprattutto, per il suo rifiuto totale della morte. La stanza accanto si apre proprio con una scena di lei che firma le copie del suo ultimo libro, in cui spiega perché per lei la morte sia un fatto innaturale: "Non riesco ad accettare l'idea che qualcosa che è vivo non lo sia più", dice. Eppure l'affetto per Martha la spinge a seguirla negli ultimi giorni della sua esistenza.

La stanza accanto: una buona morte

"Merito una buona morte" dice Martha a Ingrid. Nonostante la donna riconosca di aver commesso diversi errori, primo fra tutti aver lasciato che tra lei e la figlia si creasse una distanza incolmabile, non vuole che il decadimento fisico scelga per lei. Decide quindi di circondarsi di bellezza per i suoi momenti finali. La vediamo bere caffè con l'amica in tazze colorate, vestirsi di tinte brillanti, godersi i raggi di sole su un lettino che si affaccia su un bosco, ripensare a vecchi amori e reportage pericolosi. E vedere vecchi film, su tutti Gente di Dublino, di cui cita in continuazione il finale scritto da Joyce: "La sua anima si dissolse lentamente nel sonno, mentre ascoltava la neve cadere lieve su tutto l'universo, come la discesa della loro ultima fine, su tutti i vivi e su tutti i morti".

Ingrid la ascolta con avidità, rimanendo sempre più affascinata dalla sua vita. Parlando di questa situazione con un amico in comune, Damien (John Turturro), la scrittrice capisce che non è soltanto Martha a essere sul viale del tramonto, ma l'umanità intera. Ci si indigna per cose futili e non si vuole pensare al cambiamento climatico, si fa finta di non vedere che la guerra è ovunque, che "il neoliberismo e la nuova ascesa dell'estrema destra stanno accelerando la fine del mondo", come dice l'uomo. Intanto Ingrid memorizza tutto: chissà, forse prima che sia troppo tardi trasformerà quei racconti in un libro. E forse è proprio per questo che Martha l'ha scelta: sperando magari che, affidandogliela, la sua storia non sarebbe stata dimenticata. Che poi forse è quello che ogni artista desidera.

Dolor y gloria, la recensione: tutto su Pedro Almodóvar

Julianne Moore e Tilda Swinton: due fuoriclasse

È un film malinconico La stanza accanto, ma che non rinuncia al senso dell'umorismo: proprio ridendo della morte, Martha, Ingrid e Almodóvar la esorcizzano. Laddove la dipartita di Martha potrebbe essere un momento tristissimo e cupo, diventa il trionfo del libero arbitrio, dell'intelletto umano, dell'amore per la bellezza.

The Room Next Door Julianne Moore Tilda Swinton Pedro Almodovar
Pedro Almodóvar sul set di La stanza accanto

Il regista spagnolo è un fuoriclasse, ma grazie a una coppia di interpreti come Julianne Moore e Tilda Swinton il suo discorso vola ancora più alto: vederle insieme è uno spettacolo. I loro personaggi si completano e, affrontando la morte insieme, celebrano la vita. Il regista può stare tranquillo: la sua eredità è preziosa, luminosa e non sarà dimenticata.

Conclusioni

Con La stanza accanto Pedro Almodóvar continua il suo discorso sulla morte e l'eredità, che ha avuto il culmine con il bellissimo Dolor y gloria. Questa volta a esorcizzare la fine di una vita (e del mondo intero) con la bellezza sono due amiche: Ingrid, scrittrice, e Martha, reporter di guerra. Una malattia terminale trasforma il loro rapporto in una celebrazione della vita attraverso la morte, che potrebbe essere triste e cupa, invece è piena di colori e senso dell'umorismo. Protagoniste le fuoriclasse Julianne Moore e Tilda Swinton: vederle insieme è un piacere.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • La regia e la sceneggiatura di Almodóvar, che affronta una argomento molti triste con umorismo e colori.
  • Le splendide protagoniste Julianne Moore e Tilda Swinton.
  • Il ruolo breve ma incisivo di John Turturro.

Cosa non va

  • Il tono del film, visto l'argomento, potrebbe spiazzare: ma così il discorso è molto più forte.