Può ancora oggi il cinema comico lanciarsi in una sfida tutta humpsy-bumpsy (piccolo e introverso uno, grosso e un duro classico l'altro) senza scadere nell'uso del demenziale 'spinto' o nella gag più spicciola e fisica? Insomma, non lesinando certo ritmi sempre alti e altri cliché del genere, ma nemmeno risparmiandosi in quanto umorismo potente e dilagante? Più che dare risposte, Una spia e mezzo dribbla fin da subito gli scottanti quesiti per mettere invece sul podio l'ennesima versione aggiornata del bromance americano visto negli ultimi anni (I poliziotti di riserva, Parto col folle, e perfino Duri si diventa con lo stesso Kevin Hart): il tipico action-comedy dal target vasto e familiare, così rassicurante da apparire come l'ennesimo prodotto costruito a tavolino per esigenze di pubblico e botteghino.
Poliedrico regista, nonché attore e scrittore sempre con la battuta 'pronta' al pari dei suoi script, Rawson Marshall Thurber pare indugiare su una certa abbondanza narrativa tutt'altro che pretestuosa; ben lontana dal suo brillante esordio Palle al balzo datato 2004, quanto scialba per scansione del racconto nel procedere col pilota automatico. Dove far incetta di sottogeneri per accumulo di suggestioni (al limite del paradossale), e solcare così la relazione 'gonfia' di una coppia al maschile con un cuore tenero nel mezzo. Perché sotto la scorza da muscoloso buddy-movie, ibridato dentro la spy-story, in Una spia e mezzo battono numerose voci più amare e sdolcinate. Che affondano i denti addirittura nel bullismo scolastico (incipit sgangherato eppure divertente), tra due caratteri contrapposti e perciò destinati a dividersi e a litigare fino a un'amicizia adulta che rinsalderà completamente certe dinamiche del passato.
- Mentre tutta la scuola è radunata in palestra per celebrare Calvin Joyner (Kevin Hart), il ragazzo più in vista del liceo destinato a fare grandi cose e a diventare un uomo di successo, Robbie Weirdicht (Dwayne Johnson), 'cicciotello' e goffo, viene preso di forza da un gruppo di bulli e scaraventato nudo nella palestra, davanti a tutta la scolaresca. Vent'anni dopo le strade di entrambi hanno preso destini molto diversi. Calvin, colui che avrebbe dovuto scalare il mondo, fa il commercialista, intristito e sposato con la fidanzatina della scuola. Robbie, invece, non solo è diventato un montagna di muscoli ma ha pure cambiato nome in Bob Stone, e lavora come agente segreto per conto della C.I.A. Sarà proprio l'incontro tra i due a dare la possibilità di (ri)emergere nella vita e risolvere una volta per tutte i loro problemi.
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Una coppia vintage
Allegoria 'buffonesca' di un'America propagandista che sui giovani riversa tutti i prototipi dell'arrivismo sociale, il film di Marshall Thurber seppellisce le svolte di una trama comunque prevedibile fra messaggi più o meno edificanti e le apparizioni da loser di Dwayne Johnson. Amante degli unicorni e con la passione per il ballo senza vestiti, The Rock è l'agente letale della CIA, dai mille talenti, che si diverte a sognare di essere Molly Ringwald in Un compleanno da ricordare - Sixteen Candles e a indossare i tradizionali panni del macho con l'indole sensibile: una veste gigiona ma allo stesso tempo impiantata sul politicamente corretto, nonostante un Kevin Hart a fargli da spalla comica per colorare di momenti delicati (con sketch rumorosi sui 'neri' e sui 'gay') il ritmo un po' slapstick della vicenda. Se allora da una parte il tenore a briglia sciolta ne forgia la ricetta dal taglio retro scevra di demenzialità trash, dall'altra l'equilibrio della coppia risulta inefficace nello smorzare possibili ripetizioni, o ancora, incapace nel disseminare lungo il percorso anche le più genuine risate. A favore di un'azione modernamente confusionaria, senza capo nè coda, che non disdegna l'ultra citazionismo pur di non smarcarsi dal quel timbro all american tutto muscoli e battute distruttive.
La morale apre intenti e rimandi
Coadiuvato da star e cammei di lusso pronti a interagire in prima linea con il duo protagonista (bastino i nomi di Aaron Paul, Jason Bateman, Amy Ryan e Melissa McCarthy), Una spia e mezzo vive felicemente sullo stato esilarante del nostalgico ma non troppo (guardando a opere famose che hanno saputo mischiare diligentemente diversi generis quali Arma letale, 48 ore, Una poltrona per due). In fin dei conti, come sembra dirci anche la morale della storia, la vita è una ruota che può girare a ritroso - specialmente nel cinema odierno - e dalla prospettiva di chi ha conosciuto l'evoluzione umoristica di una certa Hollywood stile anni '80. Marshall Thurber ne insegue il chiaro rimando, cucendo addosso all'interazione fra Johnson (sempre versatile) e Hert (più sottotono) una vis comica prepotentemente retrò. Fuori tempo massimo, tanto meno già proposta e riproposta all'infinito.