In viaggio con papà
Struggente, eccentrico e colorato, Soul Flower Train di Hiroshi Nishio, è una vera sorpresa. Un film che mescola il gusto fanciullesco, quasi infantile, per il divertimento e per la magia tipicamente giapponese a temi adulti. Non per nulla il film è tratto da un popolare manga di Robin Nishi del 2008 che prende vita nelle strade della vivace Osaka. Fin dalle prime, curiose immagini e dalla creativa sequenza dei titoli di testa, gli abiti colorati dei protagonisti e la vivace canzone d'apertura ci suggeriscono che stiamo per assistere a un'opera fuori del comune. Impressione confermata dalla comparsa degli strani compagni di viaggio di Amamoto (Mitsuru Hirata), padre affettuoso che si reca a Osaka per far visita alla figlia che non vede da tre anni. Armato solo di una foto che la ritrae da bambina, vestita in tutù, l'uomo, salito sul traghetto, viene avvicinato dapprima da un losco figuro che insinua nella sua mente il tarlo dei pericoli della città, soprattutto per una giovane donna tutta sola, e poi agganciato da una strana ragazza di nome Akane che lo porta a spasso per Osaka tra gustosi ristoranti, parchi infestati da borseggiatori e locali di spogliarello in cui Amamoto per la prima volta fa la conoscenza del 'treno fiorito'.
Calligrafia e liberazione sessuale
Per chi non lo sapesse, il treno fiorito è una raffinata forma di spogliarello orientale, decisamente 'abbottonato' per i nostri canoni, molto noto negli anni '70. E un'atmosfera retrò la si respira nel look di certi personaggi, nei loro comportamenti, negli incubi lisergici che tormentano il povero Amamoto, preoccupato per la sorte della figlia, e nelle musiche, tutte composte da band locali. La natura peculiare di questo spettacolo di striptease, di cui non vi sveliamo i dettagli per non rovinarvi la sorpresa, diviene, nella fervida immaginazione di Hiroshi Nishio, una delle chiavi tematiche del film. Secondo le parole del coreano incontrato da Amamoto al ristorante, che esalta le virtù dello spettacolo al nuovo amico, il treno fiorito è una forma di indipendenza sessuale acquisita dalla donna, che si libera dalla necessità della presenza di un uomo imparando a bastare a se stessa sotto tutti i punti di vista. Per il povero genitore, come per ogni padre incapace di tagliare il cordone ombelicale con la figlia, è il concretizzarsi del peggiore dei timori: scoprire che la propria bambina è cresciuta e non ha più bisogno di lui.
Genitori e figlie
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Conclusione
Una pellicola eccentrica, emozionante e coinvolgente, capace di stupire e di commuovere per la fantasia e la sincerità con cui racconta il rapporto tra padri e figlie.
Movieplayer.it
4.0/5