L'adolescenza è quell'età in cui si sperimenta la forma più profonda di solitudine. Pur vivendo 'in branco' a scuola, in discoteca, nell'ora di sport, ci si sente diversi dagli altri, inadeguati, insoddisfatti e al tempo stesso incapaci di urlare il proprio malessere. Quell'uggia che ci accompagna deriva dal percepirsi unici nel proprio anonimato, nell'assenza di una personalità ancora ben definita. Se poi entra in ballo un problema reale, una peculiarità fisica che impedisce di entrare in contatto col prossimo, allora la situazione si complica.
I dolori del giovane Edoardo
Il filtro attraverso cui Edoardo osserva la realtà è un pezzo di pelle. Il giovane protagonista di Short Skin è affetto da una lieve malformazione al pene che gli impedisce di accedere a ciò che, ai suoi occhi, gli permetterebbe di mettersi in pari con i suoi coetanei diventando finalmente adulto: il sesso. Il diciassettenne, chiuso nel suo cruccio, prova a superare la barriera che la genetica gli ha imposto consultando il suo migliore amico, frequentando la bella vicina di casa in procinto di partire per Parigi, uscendo con una ragazza dal look simil-punk che si è invaghita di lui e, infine, prendendo il coraggio a due mani e recandosi da uno specialista.
Nuovo cinema toscano
Dopo l'intimo Hit the Road, nonna, Duccio Chiarini prosegue il proprio percorso introspettivo approdando alla fiction senza abbandonare le tematiche autobiografiche che gli stanno a cuore. Il tono scelto per raccontare la storia di Edoardo è assai lontano dalla sguaiatezza di certe commedie giovanilistiche. Short Skin si distanzia dal genere cercando di trovare un proprio passo, un respiro personale. Il mood malinconico che permea la pellicola, amplificato dalla scelta di ambientare la vicenda in una realtà provinciale e intima - una Marina di Pisa semideserta di fine estate - e dall'uso delle musiche, conferisce un sapore dolceamaro al film. Improprio parlare di opera giovanilistica: Short Skin parla di giovani, ma lo fa con uno sguardo adulto, attento e profondo, con una delicatezza che stempera l'imbarazzo nell'affrontare con dovizia di dettagli una tematica sessuale così esplicita.
In un mondo di adulti
Duccio Chiarini sfodera un intuito particolarmente felice nella scelta del cast. Azzeccatissimi i protagonisti, molti dei quali alla prima esperienza. A interpretare il tormentato Edoardo è la rivelazione Matteo Creatini, spigliato diciottenne che, nella realtà, è assai diverso dal suo malinconico alter ego. Naturalissimo e a suo agio anche nei momenti più intimi, Matteo si fa carico del tormenti del suo personaggio interiorizzandone il profondo malessere, l'irrequietezza, il bisogno di un contatto umano. Il suo Edoardo impacciato, silenzioso, dinoccolato fa il paio con l'irruente vitalità dell'amico Arturo (Nicola Nocchi), che parla solo di sesso. Poi c'è Bianca (Francesca Agostini), la vicina di casa bella e distaccata, che sogna Parigi e sembra intenzionata a concedere qualcosa di più di una semplice amicizia. Un mondo a parte è rappresentato dagli adulti che circondano Edoardo, a partire dai genitori, interpretati da Bianca Nappi e Michele Crestacci. Affettuosi e comprensivi, ma troppo presi dalle proprie scaramucce sentimentali per accorgersi del malessere del figlio, sono due adulti bambini, immaturi e confusi, preda a loro volta di una tempesta sentimentale senza controllo. I loro comportamenti imprevedibili generano un'inversione nei ruoli, costringendo Edoardo a diventare suo malgrado il membro più responsabile della famiglia. Che poi, è proprio vero che la conquista del sesso ci rende adulti?
Movieplayer.it
4.0/5