A quattro anni di distanza dall'exploit di Quasi amici, col quale hanno divertito e commosso mezzo mondo, i registi Éric Toledano ed Olivier Nakache ritrovano il loro amicone Omar Sy, che nel frattempo grazie proprio a Intouchables è diventato una star internazionale e si divide tra Hollywood e la Francia, per una nuova commedia a sfondo sociale che alla fine non è molto dissimile dalla precedente e tratta anch'essa di due mondi opposti che si scontrano.
L'amicizia improbabile tra l'aristocratico paraplegico Philippe e il banlieusard Driss dai modi alquanto grevi che gli fa da badante: Quasi amici rappresenta tuttora la commedia francese perfetta, sicuramente la più internazionale tra i fenomeni d'oltralpe degli ultimi anni con oltre 400 milioni di dollari in tutto il mondo, uno di quei film dalla formula magica che non ti stanchi mai di vedere e rivedere tutte le volte. "Dopo Quasi amici pensavamo che la gente ci avrebbe aspettato al varco col fucile", confessano i registi durante il nostro incontro a Roma dopo l'anteprima del film.
Sans papier
E le aspettative erano evidentemente molto elevate non solo per il successo del film precedente, ma anche per il soggetto di cui tratta la nuova pellicola Samba, ambientata nel mondo dei sans papier, degli immigrati irregolari in attesa di carta di soggiorno, che rappresenta un problema di scottante attualità molto sentito in Francia. I due mondi che si incontrano stavolta sono appunto quello di Samba Cissé (Omar Sy), clandestino senegalese che vive in Francia da oltre dieci anni come irregolare in attesa di un visto permanente, e Alice (Charlotte Gainsbourg), la volontaria di un associazione umanitaria che segue il suo caso prendendolo a cuore oltremisura. Se l'uno è alla ricerca di un'identità, in fuga dalla povertà, a volte dalla polizia e soprattutto dai cavilli insensati della burocrazia, l'altra un'identità sta a modo suo cercando di ritrovarla, in fuga da se stessa dopo un breakdown emotivo.
Samba pour la France
Il film è tratto dal romanzo Samba pour la France di Delphine Coulin, che ha lavorato essa stessa come volontaria in un'associazione per cinque anni: non è una storia vera (come quella di Quasi amici) ma potrebbe esserlo, per lo meno per quello che riguarda il contesto sociale in cui è ambientato. Il risultato è una dramedy, una commedia sociale agrodolce, una storia dalla tinte forti e dalle implicazioni sociopolitiche notevoli camuffata da commedia, a cui i registi hanno aggiunto il personaggio della Gainsbourg, non presente nel romanzo, per trasformarla in una specie di storia d'amore, una sorta di favola moderna, nell'intento forse di scoraggiare un approccio troppo politico alla visione in patria (dove i sans papier non sono amatissimi). Nel tentativo di mescolare i generi però, con i toni da commedia e soprattutto con l'elemento romantico, in verità poco plausibile e un po' forzato, Toledano e Nakache ottengono più che altro il risultato di smorzare in una sorta di buonismo un po' insipido i toni sentiti e l'urgenza sociale contenuti invece nel romanzo.
Ken Loach à la française?
Si percepisce l'esigenza dei registi di rimanere su un terreno a loro congeniale, di voler raccontare un incontro di esseri umani prima ancora che uno di classi sociali: un incontro che cambia la vita ad entrambi, due persone che a modo loro devono precipitare e cadere per potersi trovare e insieme risollevare. Anche la favola dichiaratamente improbabile serve a conferire evidentemente una nota di speranza. Tutte somiglianze con Quasi amici, rispetto al quale la paradossale e più evidente differenza è che lì il protagonista all'inizio non voleva impegnarsi ma lo fa solo alla fine nel più classico percorso di crescita, mentre qui è l'opposto, lui vuole impegnarsi ma non viene preso sul serio. La parte più interessante di questo Samba, che i registi definiscono un "qualcosa di Ken Loach alla francese" rimane comunque la parte di indagine sociale: la quotidianità e la paradossale realtà dei sans papier, costretti a mascherarsi per somigliare alla foto dei documenti di cui riescono ad entrare in possesso, un'intera comunità di irregolari che non esiste a livello amministrativo ma ai quali lo stato chiede di pagare le tasse.
Tra indagine sociale e commedia romantica
La love story funziona invece molto di meno, e il film rimane in bilico tra dramma sociale e commedia romantica, il risultato è annacquato, perché da una parte non graffia e dall'altra non commuove. Manca un po' di ritmo ed è per questo che risulta più lento e lungo di quanto non sia in realtà. C'è anche Tahar Rahim de Il profeta, compare arabo di Samba che si finge (anche lui) brasiliano per rimorchiare (un'abitudine davvero diffusa nei locali di Parigi): lui è simpatico, ma sottoutilizzato e tutto sommato inutile ai fini della storia. Va dato atto a Toledano e Nakache di aver voluto volare basso scegliendo ancora la semplicità nonostante l'exploit di Quasi Amici avrebbe dato alla testa a chiunque.
Rimangono la naturale spontaneità e la contagiosa simpatia di Omar Sy, e una Charlotte Gainsbourg finalmente vestita. Ma che strizza comunque l'occhio a Lars von Trier, visto che tra le cause del post esaurimento (la nevrosi c'è sempre) si dichiara (per scherzo) dipendente da sesso. "In realtà è solo molto più vestita - dicono i registi - mi sa che è la prima volta da un pezzo che ha a che fare con una costumista sul set".
Movieplayer.it
2.0/5