Chiunque sia cresciuto negli ultimi decenni dello scorso secolo ha impressi nella mente i videogiochi del periodo, quei primi, rivoluzionari giochi che hanno segnato i giovani (e non solo) dell'epoca. A dispetto dell'esigua capacità grafica delle macchine degli anni '80, della ridicola manciata di pixel che dava forma a quei nuovi eroi, i protagonisti di quei giochi sono entrati di diritto nell'immaginario collettivo, da Pac Man a Donkey Kong, da Tetris a Q-Bert.
Poco importa che oggi i videogiochi siano in gran parte qualcosa di completamente diverso, che la resa grafica delle console di ultima generazione sia avvicinabile all'impatto di un film live action, che Solid Snake, Nathan Drake o anche l'ultima Lara Croft siano ormai più realistici, ed espressivi, di molti attori in carne e ossa: per tanti la parola videogame continua a richiamare alla mente quelle figure pixellose e colorate, lontane progenitrici dei prodigi di oggi. Come se nell'archivio mentale di molti non sia mai stato aggiornato con le ultime mode, tendenze ed evoluzioni del settore.
L'invasione dei videogiochi
Ed è un peccato, perché oggi siamo circondati dall'immaginario dei videogiochi più di quanto possa sembrare, tanto che una fetta di cinema si sta spingendo in quella direzione, confezionando film che hanno struttura narrativa, temi e situazioni tipiche del gaming, a fronte di un avvicinamento delle grandi produzioni videoludiche verso l'immaginario cinematografico.
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Un'invasione che è ben rappresentata e simboleggiata in Pixels, che conserva una rappresentazione dei videogiochi allineata a quella delle origini, grazie al pretesto narrativo di partenza: una razza aliena incappa in una nostra registrazione risalente al 1982 ed inviata nello spazio e scambia le immagini dei giochi dell'epoca per una dichiarazione di guerra. La risposta è decisa ed ha la forza degli stessi giochi, quindi il nostro pianeta non si ritrova invaso dalle abituali mega astronavi che oscurano il cielo, ma da buffi esseri dalla definizione grafica approssimativa, che se ne vanno in giro per il nostro pianeta pixellando tutto quello che toccano.
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Dal corto al film
Quello della pixelization della Terra ad opera delle figure dei videogiochi classici viene dal geniale corto datato 2010 di Patrick Jean, ma lì l'invasione aliena non c'è, l'invasione dei personaggio dei videogames è solo il malfunzionamento di una vecchia TV anni '80 gettata nella spazzatura. Poco più di due minuti di meraviglioso delirio, di trovate e intuizioni, di caloroso e nostalgico omaggio. Una struttura esplosiva che non avrebbe reso sulla lunga distanza e che è stato necessario modellare in qualcosa di più articolato per la realizzazione del lungometraggio che a quel corto si ispira. La frenesia dirompente del Pixels di Jean deve quindi lasciare il posto ad una impostazione a step successivi, a livelli potremmo dire, ed agli invasori pixellosi vengono messi contro dei valorosi eroi: dei videogiocatori nerd. Li conosciamo in un prologo datato 1982, quando si affrontavano in un torneo di videogiochi mettendo in mostra la propria abilità, e li ritroviamo nel presente, ancora nerd e con vite che li hanno portati su strade molto diverse.
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Spazio alla commedia
I volti scelti per dar vita a questi bizzarri personaggi sono riconducibili in gran parte al genere comico. Protagonista principale è infatti Adam Sandler nei panni del campione di Pac Man Sam Brenner, una mente geniale messa al servizio di una ordinaria occupazione da tecnico; Kevin James è invece il suo miglior amico, e ora Presidente degli Stati Uniti, Will Cooper; Peter Dinklage è invece lo sguaiato ed esuberante campione di Donkey Kong Eddie Plant; mentre al loro fianco troviamo la Violete Cameron di Michelle Monaghan. Un cast completato da molti volti riconoscibili, da Josh Gad a Brian Cox e Jane Krakowski, fino al quasi cameo di Ashley Benson nei panni di Lady Lisa ed il piccolo ruolo affidato a Sean Bean (morirà anche qui? Ovviamente non ve lo diremo!). Uno spostamento verso la commedia che segue il passo con la scelta del regista del progetto, quel Chris Columbus che nel genere aveva saputo lasciare il segno con film come Mamma, ho perso l'aereo e Mrs. Doubtfire - Mammo per sempre.
Divertimento, tra citazioni e trovate
Il Pixels di Columbus perde quindi una strada diversa dall'esuberanza visiva del cortometraggio a cui si ispira, ma non per questo rinuncia a trovate, guizzi e citazioni, sia nei dialoghi brillanti tra i protagonisti, sia nella messa in scena degli scontri tra gli invasori alieni e i nostri eroi nerd. Se va ricercata una motivazione nella resa più tradizionale dell'adattamento, è probabilmente nella volontà di poter raggiungere un target più ampio, di renderlo un film più propriamente per famiglie, che così bene funziona nell'estate cinematografica statunitense.
Si procede con una struttura a livelli, dicevamo, con ondate successive di attacchi che partono da Galaga, procedono con Centipede e terminano con la ispirata riproduzione delle piattaforme di un quadro di Donkey Kong (dal quale, ricordiamolo, nasce un'icona della cultura popolare contemporanea come Super Mario). Una evoluzione nello scontro che assicura varietà visiva e freschezza nel racconto e che scivola via divertendo e intrattenendo lo spettatore. Anche quello meno addentro al settore che perderà alcuni riferimenti rivolti maggiormente agli appassionati.
Occasione sprecata?
Mantenere lo spirito del corto di Patrick Jean avrebbe comportato un target più limitato, il rivolgersi ad una nicchia molto più ristretta di appassionati. Ci sentiamo quindi di condividere la scelta della produzione e di Columbus, almeno dal punto di vista puramente commerciale e di puro e semplice mercato, perché in questo senso il film funziona. Lascia, però, una vena di amaro in bocca per l'occasione mancata di realizzare qualcosa che potesse andare oltre il semplice intrattenimento e diventare un piccolo, grande cult per una generazione di amanti dei vecchi giochi a 8 bit che hanno fatto la storia del settore.
Movieplayer.it
3.5/5