Il nome Trudy Ederle vi dice poco? Purtroppo non siete soli: nonostante sia stata una delle più grandi sportive di sempre, in molti l'hanno dimenticata. Campionessa olimpionica che nel 1926 ha attraversato a nuoto la Manica, prima donna a riuscire nell'impresa. La sua determinazione colpì talmente tanto il mondo da essere una delle poche persone ad aver ricevuto una parata a New York, sua città natale, in suo onore. La storia vera di Trudy Ederle è raccontata nel libro Young Woman and the Sea di Glenn Stout, pubblicato nel 2009, e ora è anche un film, La ragazza del mare, con protagonista Daisy Ridley, in streaming su Disney+ dal 19 luglio.
Diretto da Joachim Rønning, La ragazza del mare è scritto da Jeff Nathanson e prodotto da Jerry Bruckheimer, che di storie epiche se ne intende. È proprio lui a raccontarci perché ha rincorso il film per quasi dieci anni: "Jeff Nathanson, con cui ho lavorato a diversi progetti, anche un capitolo della saga di Pirati dei Caraibi, stava cercando qualcosa che potesse piacere alle sue figlie, ma non riusciva a trovare nulla. Poi in libreria ha visto Young Woman and the Sea di Glenn Stout e ha pensato che fosse una storia in grado di ispirare. Ce l'ha portata e ce ne siamo innamorati. Ci abbiamo messo nove anni a realizzare il film, tra la scrittura della sceneggiatura e proporre l'idea a diversi studios. Quando finalmente siamo riusciti a trovare il giusto budget abbiamo potuto girare. È stato un lungo viaggio".
Nel cast di La ragazza del mare anche Christopher Eccleston (mai così odioso) nel ruolo di Jabez Wolffe, allenatore di Trudy Ederle che fece di tutto per farla fallire, dato che lui stesso aveva provato la traversata per 22 volte senza successo, Stephen Graham in quello di Bill Burgess, secondo uomo ad attraversare la Manica che fu un aiuto fondamentale per la campionessa, e Tilda Cobham-Hervey in quello di Meg, sorella maggiore di Trudy. Nella nostra intervista Daisy Ridley ci racconta il duro allenamento fatto per il film.
La storia vera di Trudy Ederle
Sono passati cento anni dall'impresa di Trudy Ederle ed è incredibile che una persona in grado di fare una follia del genere e soprattutto una nuotatrice che ha dato una spinta importantissima alle donne nello sport, sia stata dimenticata per tanto tempo. Ecco perché per il regista raccontare questa storia è stato quasi un dovere: "Nel corso della storia è successo spesso: le persone vengono dimenticate. È per questo che mi sono sentito quasi obbligato a raccontare la storia di Trudy: volevo che il mondo la riscoprisse. Sono rimasto sconvolto dal fatto di non sapere chi fosse: quando è riuscita nella sua impresa, quasi cento anni fa, fu un evento di risonanza mondiale. Ha cambiato per sempre lo sport per le donne. Questa storia ha tutto ciò che cerco come regista: è drammatica, ma è anche piena di senso dell'umorismo, di emozioni, in alcuni momenti fa anche paura. Era tutto nelle pagine della splendida sceneggiatura di Jeff Nathanson. Quindi mi sento onorato di aver potuto prendere parte al progetto e di aver portato la storia di Trudy anche alle mie figlie adolescenti".
D'accorto l'attrice Daisy Ridley, che le ha ridato vita sullo schermo: "Ero entusiasta di interpretare Trudy. È il personaggio più pieno di vita che abbia mai interpretato. È molto determinata. All'inizio non vede barriere davanti a sé, anche se invece tutti attorno a lei gliele indicano. Lei segue semplicemente la sua strada: vuole fare ciò che più ama. Per me la sua storia è corale: la famiglia è importantissima. Si sostengono e alla fine fai il tifo per tutti loro".
La ragazza del mare, recensione del film con Daisy Ridley: l'incredibile storia vera di Trudy Ederle
La famiglia di Trudy Ederle
Nel film La ragazza del mare vediamo come all'inizio Trudy voglia semplicemente imitare sua sorella maggiore, Meg, che è il suo faro. Poi invece scopre di avere talento e, quando comincia a vincere, capisce che nuotare è ciò che la rende davvero felice. Lo capisce anche sua madre e, più in là anche suo padre. La famiglia di Trudy Ederle era quindi fondamentale per raccontare il personaggio in modo completo. Ridley ne è convinta: "Joachim ha raccontato due livelli della storia: la parte più intima, quella familiare, e quella su scala mondiale. Ciò che ha fatto Trudy è diventato un simbolo, qualcosa di importantissimo per tutte le donne nello sport. C'è tutto in questa storia: l'alto e il basso, il grande e il piccolo. Ho potuto lavorare con attori fantastici e la cosa che mi rende più felice è la reazione delle persone: amano questa storia, la trovano una fonte di ispirazione".
Joachim Rønning conferma: "La famiglia era fondamentale. Quando racconti il percorso di una persona che è disposta a rischiare la propria vita per fare qualcosa, può essere difficile immedesimarsi in lei. È per questo che ho voluto raccontare Trudy attraverso gli occhi della sua famiglia. Ogni componente rappresenta inoltre una parte della società dell'epoca".
L'allenamento di Daisy Ridley
Daisy Ridley non è mai stata in pericolo di vita come la campionessa olimpionica, è ovvio, ma ha comunque dovuto lavorare in modo duro per riuscire a interpretarla al meglio. Anche Jerry Bruckheimer è rimasto colpito dalla determinazione dell'attrice: "È bellissimo quando si riesce a portare la verità sullo schermo invece di usare in modo massiccio il digitale. Guardando Daisy puoi sentire il freddo dell'acqua e del vento. Si è allenata duramente per tre mesi con una nuotatrice olimpionica, Siobhan-Marie O'Connor, ed è veramente brava. Il duro lavoro ha aiutato la sua recitazione".
Anche il regista la elogia: "Non avrei potuto avere un'attrice migliore con cui lavorare in mezzo all'oceano. La temperatura era di 15-16 gradi, c'era la corrente, il vento, la pioggia, le barche che si spostavano. All'improvviso Daisy era a 200 metri di distanza e dovevamo riacchiapparla. Questo ha aiutato molto il realismo, anche se non si avvicina nemmeno lontanamente a quello che ha vissuto davvero Trudy. Noi non abbiamo davvero rischiato la vita".
L'attrice racconta così quei mesi di allenamento intenso: "Ho mentito un po': nel mio curriculum c'è scritto che sono un'ottima nuotatrice. Amo nuotare in mare aperto, ma all'inizio mi sembrava davvero impossibile riuscire a fare questo film. Ho fatto lezioni di nuoto da piccola, ma non sono state sufficienti. Nei tre mesi di preparazione ho dovuto non soltanto migliorare il mio stile libero, ma anche cercare di ricreare la bracciata di Trudy. Piano piano sono migliorata, ma in piscina. È molto diverso: il galleggiamento in mare è un'altra cosa. E soprattutto la temperatura è un'altra cosa! Quando nuoti in mare aperto tutto ciò che senti è solo il tuo respiro. Ma ogni volta che risollevavo la testa dall'acqua vedevo Joachim e tutta la crew. Non ero sola. Mi hanno dato la forza di continuare. In questo modo ho capito quanto sia straordinaria l'impresa di Trudy: deve essersi sentita così sola".
Chi è Trudy Ederle?
Chi è Trudy Ederle? Il regista, lo sceneggiatore e la protagonista se lo sono chiesto da subito. All'epoca tentare un'impresa del genere significava rischiare la vita. E per una donna era ancora più difficile: nel film vediamo come tutti cerchino di scoraggiare la giovanissima Trudy anche solo dall'imparare a nuotare. Riuscire a trovare la giusta motivazione quando tutti ti scoraggiano non è banale. La vera Ederle poi aveva anche una difficoltà in più: a causa del morbillo era diventata quasi sorda.
Daisy Ridley spera di aver reso giustizia a una persona così fuori dal comune: "Con Joachim abbiamo parlato di cosa spingesse Trudy fin dall'inizio. Credo che le sue motivazioni cambino man mano che va avanti. Proprio come succede nella vita: è un viaggio in continua evoluzione. Spero che lei sarebbe stata contenta di come abbiamo raccontato la sua storia. Penso che all'inizio, da bambina, volesse semplicemente essere come sua sorella. Poi scopre che le piace nuotare e, quando comincia a vincere, qualcosa scatta in lei. Vuole continuare a vincere. Quando poi torna dalle Olimpiadi e i genitori spingono far sposare lei e la sorella, vuole dimostrare di potercela fare non soltanto per se stessa, ma anche per Meg".
Gli effetti speciali di La ragazza del mare
Girato in Bulgaria, gli effetti speciali di La ragazza del mare sono motivo di orgoglio per il produttore Jerry Bruckheimer: "Lavorare in Bulgaria è stato fantastico: tutta la crew, il direttore della fotografia e lo scenografo hanno dato il meglio. Molti dei set che abbiamo costruito sono bellissimi. Sono stati fatti da artisti e illuminati dal nostro DOP sembrano dei quadri. C'è stato un grande lavoro per quanto riguarda gli effetti speciali: è difficile rendere al meglio l'acqua. È una delle cose più difficili da fare".