Sally Potter arriva a Berlino con parte del suo nutrito cast per accompagnare Rage, pellicola sperimentale inserita nel concorso ufficiale della 59° edizione della Berlinale e ambientata nel patinato mondo dell'alta moda. A parlare di questo oggetto curioso, film/non film rarefatto e metonimico intervengono l'onnipresente Steve Buscemi (già nel cast del biopic John Rabe e del dramma bellico The Messenger, anch'esso in concorso al festival), l'eterea Lily Cole, Patrick J. Adams, Simon Abkarian, Riz Ahmed e Jakob Cedergren. Grande assente il brillante Jude Law che in Rage si ritaglia uno dei ruoli più eccentrici e anticonvenzionali della sua carriera, quello del travestito Minx. "Jude Law interpreta un uomo che finge di essere una donna e un americano che finge di essere russo. Una delle sue caratteristiche peculiari è avere un volto molto bello. La sua è una scelta interessante perché Jude si è prestato a essere plasmato, con lui ho potuto lavorare sulle emozioni che il suo personaggio deve far trapelare dallo sguardo e dalla voce" spiega la Potter.
La scelta peculiare della regista di Orlando e The man who cried - L'uomo che pianse è quella utilizzare il blue screen dall'inizio alla fine di Rage facendo recitare gli attori davanti uno sfondo sul quale vengono intarsiate diverse tonalità di colore. Sally Potter commenta la decisione di basare gran parte del film sull'uso di questa tecnica sottolineando come "di solito il blue screen venga usato essenzialmente per creare gli effetti speciali o per riprodurre digitalmente sfondi difficili da costruire tridimensionalmente. Io sono voluta andare nella direzione opposta impiegando il blue screen per creare una piattezza nel fondo, un minimalismo radicale che supportasse la mia scelta di abolire ogni scenografia sostituendola con un colore di fondo che permettesse alla peculiarità dei volti degli attori presenti film di emergere con maggiore forza espressiva. Inoltre l'uso del blue screen in Rage costringe il pubblico a usare la propria immaginazione per ricreare il fuori campo, ricostruendo ciò che accade al di fuori dello schermo e che non viene mai mostrato".
Nonostante il nutritissimo cast che comprende, tra gli altri, le due signore del cinema Judy Dench e Dianne West, Rage è un film intimo, dove "le persone davanti alla telecamera decidono di aprire il proprio animo all'intervistatore confessando se stessi. Nessuno degli attori ha incontrato i colleghi durante le riprese. Ognuno di loro ha lavorato due giorni. In realtà io non ho fornito molte indicazioni di regia, ma ho preferito lasciare la libertà di improvvisare. E' stato quasi un lavoro di tipo ritmico, musicale visto che tutti gli attori non avevano di fronte a sé un vero interlocutore con cui conversare, ma solo l'occhio della telecamera. Perciò ogni monologo è stato curato fin nei minimi dettagli perché la sostituzione di ogni singola parola usata cambiava completamente il senso del discorso. Il difficile è stato creare una forte relazione tra i singoli personaggi e la macchina da presa. Questa per me è la cosa più importante del mondo quando lavoro a un film. In questo caso l'invisibile interlocutore dei personaggi, il filmaker in erba Michelangelo, in realtà ero io che assistevo alle singole performance da dietro la telecamera. Michelangelo è la metafora dell'ascoltatore perfetto che lascia parlare i personaggi a ruota libera senza mai giudicare. Il nome del personaggio, particolarmente evocativo, è stato scelto per creare un ponte tra il presente e il passato, collegando l'epoca di Internet e dell'hi-tech con qualcosa di molto amico, che appartiene al mondo dell'arte. Il caso di Michelangelo è ovviamente il più significativo, ma in realtà tutti i nomi dei personaggi hanno qualcosa di estremamente intuitivo collegato al loro essere".Steve Buscemi interpreta un fotografo schietto e senza peli sulla lingua che rappresenta l'anima critica del film commentando negativamente le discutibili scelte registiche di Michelangelo, ma quando gli viene chiesto come lui stesso reagisce ai commenti dei media, non sempre lusinghieri, risponde sornione: "Non leggo mai le critiche, non mi interessano. Sono stato molto felice di lavorare con Sally perché è una regista capace di aiutare gli attori a tirare fuori le emozioni e di creare un'atmosfera utilizzando una telecamera senza che vi sia niente altro intorno e questo non è da tutti. In più il lavoro che ha fatto per trovare i finanziamenti necessari a realizzare Rage è stato incredibile e di questo gli sono grato. E' stata una bellissima esperienza lavorativa".
E' ancora Sally Potter a spiegare come sono nati i curiosi personaggi che popolano l'universo di Rage e, più in generale, del suo cinema. "Come tutti gli scrittori, ogni volta che mi trovo a dover creare nuovi personaggi faccio molta ricerca e ascolto le persone. Per alcuni personaggi di Rage mi sono ispirata a persone che avevo realmente incontrato, altri sono stati creati sulla carta inventando completamente il loro modo di parlare e di essere. Prima di girare ho descritto agli attori l'ambientazione e la geografia fisica della casa di moda in cui è ambientata la storia per dar loro un'idea, un orientamento da seguire. La scelta di ambientare il film proprio nel mondo dell'alta moda è dovuta al fatto che, paradossalmente, questo universo è noto a tutti per via della sua sovraesposizione. Vi sono moltissime realtà contenute in questo universo: la globalizzazione, il marketing, l'arte, la bellezza, l'universo di internet. Perciò mi intrigava l'idea di scavare nell'animo dei personaggi che fanno parte di quel mondo effimero e tormentato per far venire a galla un pizzico di verità".