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Per la nostra recensione de La promessa dell'alba è necessario partire da un personaggio diventato una sorta di figura leggendaria della cultura francese: Romain Gary, nome d'arte di Romain Kacew, originario della Lituania ma vissuto in Francia dall'età di tredici anni. Un individuo la cui fama è legata sia alla sua estrema prolificità come scrittore, una prolificità che l'avrebbe portato ad assumere diversi pseudonimi (senza che il pubblico ne fosse a conoscenza), sia per un'esistenza avventurosa e travagliata, alla radice di uno dei suoi libri più famosi, La promessa dell'alba. Pubblicata nel 1960 e già alla radice, nel 1970, del film americano Promessa all'alba di Jules Dassin, con Melina Mercouri, l'opera autobiografica di Romain Gary è stata riportata al cinema nel 2017 dal regista e sceneggiatore Eric Barbier con un film omonimo: una mega-produzione con un budget stimato attorno ai venti milioni di euro, in cui la vicenda di Gary è ricostruita a partire dall'infanzia, passando per il trasferimento in Francia insieme alla madre, Mina Kacew, fino al termine della Seconda Guerra Mondiale.
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Romain Gary: la vita è un romanzo
Il ruolo di Romain Gary da adulto è affidato all'attore ventottenne Pierre Niney, intenso interprete di film come Yves Saint Laurent e Frantz e qui impegnato in una prova in cui si alternano il registro brillante e quello drammatico: un aspetto che riflette la commistione di toni e di stili del film stesso e delle sue diverse anime, dal racconto di formazione alle avventure quasi picaresche della gioventù all'opera bellica, dagli spunti di ironia semi-paradossale alla tragicità dell'ultima parte, ambientata negli anni del conflitto. Un amalgama che né la messa in scena né lo script, firmato da Eric Barbier insieme a Marie Eynard, riescono sempre a gestire nel migliore dei modi, fra cambiamenti troppo repentini e una costante indecisione fra la via del melodramma e quella di un umorismo paradossale nel rievocare un capitolo della storia della prima metà del Novecento.
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La cornice narrativa ci mostra il futuro autore de La vita davanti a sé (il suo romanzo più importante, attribuito al fantomatico Emile Ajar e alla base del film premio Oscar di Moshé Mizrahi) alla fine degli anni Cinquanta, in un momento di tracollo fisico e psicologico in coincidenza con il completamento del proprio memoriale. La lettura del manoscritto da parte della prima moglie di Gary, Lesley Blanch (Catherine McCormack), diventa così - con un espediente piuttosto convenzionale - il veicolo per rievocare un lunghissimo flashback, corredato da una voce narrante onnipresente che sottolinea ulteriormente i limiti di un adattamento sostanzialmente 'pigro' e privo di qualunque intento davvero originale.
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Un aspirante scrittore all'ombra della madre
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Dotato di una certa efficacia laddove la vicenda offre parentesi più bizzarre ed ironiche, La promessa dell'alba si mostra assai meno convincente nei momenti in cui invece punta a suscitare un maggior pathos. E a sorprendere, purtroppo non in positivo, è soprattutto Charlotte Gainsbourg, qui impegnata in una parte per lei insolita (proposta in origine ad Audrey Tautou): attrice eccellente quando è alle prese con una recitazione più sommessa e interiorizzata, nei panni della signora Kacew la Gainsbourg si produce al contrario in una performance volutamente sopra le righe ma spesso ai limiti dell'isterismo, senza riuscire a trasformare questa donna eccentrica e volitiva in un personaggio del tutto credibile e compiuto.
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L'ingombrante presenza materna nella vita del protagonista finisce inoltre per soffocare quelli che avrebbero potuto essere i temi cardine del film: un film in cui il presunto leitmotiv drammaturgico, l'ossessione di Romain Gary per la scrittura letteraria come strumento di rielaborazione della realtà, non è mai approfondito veramente, riducendosi a un'infantile necessità di compiacere a tutti i costi i desideri materni. È la banalizzazione più spiacevole compiuta da questo kolossal europeo che sembra avere in fondo ben poco da dire e che si accontenta di dirlo nella maniera più blanda.
Movieplayer.it
2.0/5