La precarietà del lavoro e dell'anima
Riuscire a fare un film davvero divertente e a volare leggeri quando sullo sfondo il tema è la precarietà del lavoro non era semplice, ma tirando le somme Eugenio Cappuccio (assistente alla regia di Federico Fellini in Ginger e Fred e autore del documentario Verso la luna con Fellini dedicato al maestro riminese), può ben dire di esserci riuscito.
Il film è tratto dal romanzo di Massimo Lolli (che fu capo del personale della Marzotto): Marco Pressi (Giorgio Pasotti) è un manager trentenne che lavora in una grande multinazionale, la MTI.
Deve stimolare i venditori con abili tecniche di motivazione ma all'improvviso i nuovi soci francesi della società gli propongono di cambiare ruolo: in soli tre mesi dovrà tagliare il personale di 25 unità su 90. Marco accetta e innesca una corsa contro il tempo, trasformandosi in pratica da gestore di "risorse umane" a spietato tagliateste. Si troverà a stringere strane alleanze, tradire amici e piano piano la sua anima andrà alla deriva, portandolo a un cinico disincanto per il mondo del lavoro e trascinando nella precarietà dell'occupazione anche quella dei sentimenti. Con la sua fidanzata (Eleonora Mazzoni) e poi con un'amica di colore, una sponda a cui aggrapparsi durante il suo naufragio, il suo unico sfogo sarà quello del sesso, per poi, appunto "dormirle addosso".
Ma Cappuccio, si diceva, è riuscito a coniugare questa amara e moderna condizione lavorativa con un'ironia pungente che a tratti diverte davvero molto. E questo taglio ironico dato dallo script tocca il suo apice negli irresistibili colloqui-trattativa che il neo "tagliatore di teste" deve affrontare con i suoi dipendenti. Dialoghi cinici e taglienti, che strappano il sorriso lasciando in sottofondo un velo di malinconia. Ed è qui che Giorgio Pasotti, che si sta ormai affermando come uno dei migliori giovani attori italiani, riesce a dare il meglio. Dopo un inizio un po' titubante nelle insolite vesti del manager rampante trasmettitore di ottimismo e convinzione, l'attore ritrova il suo smalto quando si perde in questa fase depressivo-onirica che lo riporta alla bella prova di Dopo mezzanotte. Il suo quasi ossessivo "Ti stimo molto", all'inizio grido di guerra motivatore per il successo dell'azienda, si trasforma in un rito-macchietta, usata anche con le persone e nelle situazioni più impensabili.
Appaiono meno riuscite invece le parentesi esterne al lavoro nei rapporti con la fidanzata. Con lei e poi con l'amica, Marco troverà nei violenti orgasmi parentesi illusorie di liberazione da un mondo del lavoro cinico e spietato che non riesce più a capire e che a sua volta non lo capirà più.
Movieplayer.it
3.0/5