I disaster movie hanno avuto il loro picco tra gli anni '90 e i primi 2000, complice la paura per il Millennium Bug, raggiungendo l'apice con The Day After Tomorrow. C'è stato sicuramente un comeback quest'anno e Twisters ne è la riprova, tanto più che viene proprio da un brand di quell'epoca. Anche la serialità se n'è ricordata ed è la Norvegia a proporre una serie ambientata in un'isola delle Canarie in Spagna, La Palma, celebre per ospitare un vulcano inattivo ma diventato potenzialmente pericoloso negli anni '50, di nuovo nel 2021... e forse anche oggi.
La Palma: un disastro annunciato
Nonostante i soli quattro episodi che la compongono, la miniserie Netflix gioca bene con la tensione dello spettatore e con gli archetipi del genere mostrando un gruppo di persone, anche gli stessi ricercatori incaricati, che non credono che stia per accadere la potenziale tragedia. Soprattutto perché la scienza sembra negarlo, eppure complice il cambiamento climatico sempre più impellente le leggi della fisica potrebbero andare a farsi benedire nella finzione narrativa. Questo è il pretesto che chiede come tutti i prodotti del genere una sospensione dell'incredulità da parte dello spettatore, ma non si tratta di uno sforzo così grande, visto che gli esperti di terremoti e vulcani non sono così tanti tra il pubblico. È anche la scusa da parte degli autori per coinvolgere la tematica, citata prima, che più sta a cuore alle nuove generazioni.
Tutto parte da una famiglia nella serie Netflix
A proposito di confronto generazionale, ci sono due nuclei protagonisti in La Palma: da un lato la giovane dottoranda ritenuta ancora troppo inesperta dal responsabile sismico della zona, a propria volta coinvolto in un precedente "allarmismo" e che non vuole ripetere lo stesso errore, dall'altra i loro colleghi. La giovane potrebbe aver avuto un'intuizione su ciò che sta per accadere sull'isola, con conseguenze disastrose per i suoi abitanti e per i turisti. Tra questi ultimi si annovera la famiglia composta dai genitori e i due figli, in vacanza in quel luogo paradisiaco che sta per trasformarsi in un inferno. Una serie meno esasperata rispetto ad altre produzioni in lingua ispanica, ma piuttosto asciutta nel prediligere la matrice dei Paesi Nordici.
Ognuno dei protagonisti ha i propri problemi personali che però divengono quasi insignificanti quando vanno a scontrarsi col disastro imminente; proprio per ricordarci, come nei film coi kaiju, quanto le nostre scaramucce tra umani siano 'poca cosa' rispetto al grande disegno di Madre Natura. Il padre e la madre sembrano infatti affrontare un momento di crisi con lei che ha voluto rimettersi in forma e lui che invece si sta lasciando un po' andare, la figlia che sta scoprendo la propria sessualità e il figlio nello spettro dell'autismo e quindi particolarmente sensibile ai grossi cambiamenti in arrivo.
Paradiso perduto
Il team produttivo è lo stesso di The Wave, The Quake e The Burning Sea e si vede. Sicuramente la regia di Kasper Barfoed, già dietro L'infermiera e L'uomo delle castagne per la piattaforma, va a braccetto con la sceneggiatura di Harald Rosenløw Eeg e Lars Gudmestad, valorizzando la splendida location che può diventare in un batter d'occhio l'altra faccia della medaglia, con panoramiche e riprese dall'alto volte a far viaggiare lo spettatore in mezzo alla natura più selvaggia e proprio per questo incontrollabile dall'uomo.
Lo scontro uomo-natura ha radici antichissime e questa storia di sopravvivenza ci mostra fino a che limiti osiamo spingerci quando siamo attaccati dalle nostre paure più recondite, e soprattutto come tendiamo a reagire in una situazione di vero pericolo; quali sono i sentimenti che ci pervadono e ci muovono in quei momenti. Il concetto di comunità e individualismo collidono inevitabilmente mentre gli effetti visivi tra nube tossica, lava incandescente, cenere, tsunami di proporzioni abnormi e caos incontrollato mostrano i muscoli della potenza produttiva oramai raggiunta dalla serialità nordica anche nel cinema di genere. Ricordandoci sempre che è tutta finzione scenica.
Conclusioni
La Palma è una disaster series con tutti i crismi del genere e che si fa forza della scrittura e recitazione asciutta dei propri interpreti e della tensione crescente nonostante i pochi episodi a disposizione, senza affrettare troppo il ritmo. Buoni la regia e gli effetti visivi che valorizzano il territorio senza diventare 'da cartolina', dato che parliamo pur sempre di uno scenario inquietante ed infernale, mentre si riflette sull’istinto di sopravvivenza e sulle potenziali conseguenze del cambiamento climatico.
Perché ci piace
- La coerenza con il genere d’appartenenza.
- Gli interpreti.
- La tematica del cambiamento climatico e quella della sopravvivenza.
Cosa non va
- Non aspettatevi un eccessivo approfondimento psicologico.
- Sono solo quattro episodi e forse qualcuno ne avrebbe voluti di più.