La notte del 12, la recensione: una notte tragica perché come tante altre

La recensione de La notte del 12, il noir di Dominik Moll presentato a Cannes 75 e al cinema dal 29 settembre.

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La notte del 12: una foto

Tra i generi più affrontati, rielaborati e revisionati nella tradizione del cinema francese c'è senza dubbio quello del noir, spesso adoperato per parlare di questioni sociali, psicologiche e politiche importanti. Una tendenza che è esplosa ulteriormente nel recente passato, in cui è avvenuta una sua evoluzione anche al di là dei confini europei, basti pensare a nomi come Fincher o il primo Bong Joon-ho (per fare due esempi illustrissimi e che rendano un po' l'idea dell'ampiezza del fenomeno). Nella recensione de La notte del 12, il nuovo film di Dominik Moll presentato all'ultimo Festival del Cinema di Cannes e in sala dal 29 settembre, vi parliamo di un'interessantissima nuova declinazione (divenuta la rivelazione per il pubblico transalpino in estate), questa volta per raccontare il rapporto tossico tra il maschile e il femminile. Una trovata che non è certamente sconosciuta al regista tedesco naturalizzato francese, reduce da un titolo come Only the Animals - Storie di spiriti amanti con la "nostra" Valeria Bruni Tedeschi, anche se in quel caso il focus era più che altro incentrato sul classico meccanismo da rompicapo, mentre qui il campo è praticamente ribaltato.

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La notte del 12: una sequenza del film

Tratto da uno dei racconti narrati nel libro inchiesta 18.3: Une année à la di Pauline Guéna, basato su uno studio quotidiano di un anno sul lavoro della polizia giudiziaria, Moll decide di appoggiarsi a quella corrente che vede nel giallo l'espediente per concentrarsi sull'evoluzione di chi indaga, piuttosto che sul cammino per la risoluzione del caso, giocando sul paradosso che si verifica tra la tragedia della vittima e quella di chi cerca di scoprire una verità irraggiungibile. Corsa senza meta che si fa cornice del confronto tra un gruppo di maschi, rappresentati dal corpus del team di detective, i quali mettono in gioco il loro vissuto in un valzer che ha come tematica la percezione del femminicidio (parola che non viene mai adoperata nella pellicola). Un loop, una trappola, una maledizione che fa leva sulla riproposizione dello stesso volto, come quello della vittima di un caso che non riesci più a scrollarti di dosso.

"CHIUNQUE AVREBBE POTUTO FARLO"

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La notte del 12: una sequenza

Al commissariato di Grenoble c'è un passaggio di consegne importante. Il vecchio capitano va infatti in pensione per lasciare spazio ad un giovane successore, il detective Yohan (Bastien Bouillon) che raccoglie lo scettro da "masculum inter pares", tra battute virili e brindisi camerateschi. Il suo primo incarico è quello di indagare sul caso dell'efferato omicidio ai danni della giovanissima Clara (Lula Cotton-Frapier, una delle star dello Skam versione Francia e Belgio), arsa viva durante la notte del 12. Un evento che porta con sé un'eccezionalità che Moll ha la premura di far esaurire nel momento della comunicazione della tragedia alla famiglia della ragazza, avvenuta la mattina dopo il fatto, introducendo quanto prima quel realismo spietato e sfiancante che vede il nuovo commissario e la sua squadra alternarsi tra notti senza riposo e giornate che sembrano essere sempre le stesse.

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La notte del 12: un'immagine del film

Come le stesse sembrano essere le facce di tutti gli uomini della vita di Clara, che si alternano sulla sedia posta davanti alla scrivania dell'ufficio di Yohan il quale, anche dopo estenuanti interrogatori, non riesce a giungere ad un'altra conclusione che non sia: "chiunque di loro potrebbe essere il colpevole.". Le sorti del film si giocano sulla sua capacità di far entrare lo spettatore nello stesso status di ripetizione sempiterna - perché senza prospettiva - del corpo di polizia, mettendo in chiaro fin da subito questa frustrazione (accentuata dalle mille difficoltà, anche pratiche, delle indagini), grazie alla scelta di aprire la pellicola con una scritta che sentenzia come quello che verrà raccontato sarà un caso irrisolto. Come tanti altri suoi simili.

LA BANALITÀ DEL MASCHIO

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La notte del 12: una foto del film

La lente che dal microcosmo dell'indagine si allarga a quella della misoginia imperante, nonché del problema della violenta ottusità maschile nella società francese, trova terreni di conquista nella caratterizzazione di chi indaga sull'omicidio e nel loro confronto sia interno sia nei riguardi dei sospettati che interrogano. Il loro affaccendarsi nel cercare un conforto nel momento in cui vedono crollare le loro sicurezze etiche nei confronti del caso è ciò su cui fa leva il regista, così come sull'incapacità del neo commissario di portare una nuova idea, una nuova strada nel loro modo di pensare. Un elemento accentuato dal rapporto tra il capitano e il suo secondo, Marceau (Bouli Lanners), emblema di quella mascolinità che ha necessità di essere guidata perché più sensibile ai suoi stessi limiti e sofferente in quanto incapace di dialogare con il femminile. Un'altra vittima, oltre a Clara, del mondo, dell'inadeguatezza dell'uomo e della sua incapacità di evolversi.

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La notte del 12: una scena

Anche in questo caso è la donna che deve intervenire, aprendo ad una nuova direzione, ispirando un maschio che da solo non riesce ad uscire da un concezione tanto forte all'apparenza, quanto fragile nell'essenza. La notte del 12 è un lavoro per certi versi sorprendente, in cui Moll mette gran parte della sua sapienza filmica, riuscendo a costruire un noir claustrofobico, moderno nella concezione e fortemente tradizionale nella messa in scena, senza disdegnare un'ironia cinica e disperata. Quello che c'è di didascalico nella pellicola può essere ricondotto ad un'idea espositiva di sottofondo nelle intenzioni di Dominik Moll, che fa un film per parlare ad un pubblico ampio, avendo cura di non chiudersi in un ermetismo che avrebbe magari elevato il livello narrativo, ma forse ne avrebbe tradito l'essenza. E, visto il riscontro di pubblico, è sicuramente una strategia che in patria ha pagato. Da vedere.

Conclusioni

Come detto nella nostra recensione di La notte del 12, il film di Dominik Moll è un'ottima declinazione del noir contemporaneo, in cui il regista decide di usare il genere come lente di ingrandimento per analizzare il rapporto tossico tra il maschile e il femminile. Un'enigma dietro un femminicidio irrisolto che è una metafora dell'incapacità dell'uomo di uscire dalla violenza delle proprie fragilità, messe a dura prova dal susseguirsi interminabile di notte insonni e giornate tutte uguali, come le opzioni che si parano davanti al team investigativo.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • La prova del cast, specialmente quella di Bastien Bouillon e Bouli Lanners.
  • La manipolazione del genere, elegante e spietata.
  • Le metafore scelte per trattare l'ottusità e la violenza del maschile, chiare e funzionali.
  • La coerenza tra la struttura narrativa e le premesse tematiche del film.

Cosa non va

  • La pellicola a volte sfocia nel didascalico per tenere fede al suo lato più espositivo.