La nostra storia, la recensione: Fermando Trueba ci racconta Héctor Abad Gómez

La recensione de La nostra storia: il film di Fernando Trueba, in uscita il 17 giugno, è l'adattamento del romanzo di Héctor Abad Faciolince, considerato un capolavoro della letteratura contemporanea ispanoamericana.

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La nostra storia: una sequenza

Inizia in un cinema, e in Italia, La nostra storia, il nuovo film di Fernando Trueba, in uscita al cinema il 17 giugno. È l'adattamento del romanzo di Héctor Abad Faciolince, considerato un capolavoro della letteratura contemporanea ispanoamericana. La recensione de La nostra storia parte proprio da qui, da quel film che il protagonista, Héctor, e la sua fidanzata, vedono in un cinema di Torino nel 1993. Quel film è Scarface di Brian De Palma. È la storia di un narcotrafficante, di spari, di cadaveri. Ed è, forse, un presagio di quello che vedremo nel film, che è il racconto della vera storia del padre di Hèctor. La nostra storia la racconta con un film sincero e sentito, dove le vicende vengono viste attraverso lo sguardo affettuoso di un figlio verso suo padre, e la vita pubblica è filtrata attraverso la vita familiare e domestica. Il tono scelto avvolge lo spettatore, ma forse non è il più adatto a raccontare un messaggio forte come quello che dovrebbe essere.

Medellin, Colombia, anni Settanta

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La nostra storia: un momento del film

La nostra storia racconta una vicenda realmente accaduta. È quella del padre Héctor Abad Faciolince, l'attivista colombiano per i diritti umani Héctor Abad Gómez, interpretato da Javier Cámara. Da Torino ci trasferiamo a Medellin, dove il protagonista è chiamato per la cerimonia di congedo del padre dalla sua cattedra all'università. È un congedo forzato, perché il professore, per le sue idee politiche, è considerato scomodo. Continuerà la sua missione da attivista, e politico, ma il suo impegno continuerà a non piacere. E lo porterà a una fine tragica.

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Quel rapporto tra padre e figlio

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La nostra storia: un'immagine del film

Dal bianco e nero, ricco di tantissime sfumature di grigio, come quello che abbiamo visto in Roma, dell'inizio, passiamo a un'immagine a colori. Sono quei toni caldi e tenui che, da sempre, nella nostra memoria come al cinema, siamo soliti associare agli anni Settanta. Ed è caldo e tenue, anche il tono del racconto. Le scene di vita familiare che si susseguono sullo schermo ci fanno sentire il calore di una famiglia, per quanto, a volte, ci sembrino manierate, o un po' ridondanti. La cosa più riuscita del film è il rapporto tra il figlio, che è il narratore che ci porta dentro la storia, e il proprio padre, un padre adorato, stimato, una guida nella propria vita.

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La nostra storia: una scena del film

Fatti tragici e tono lieve

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La nostra storia: una scena

I fatti tragici da cui è composta la storia, e che ne diventano il centro, irrompono man mano che il film prosegue, e ci porta da qualche parte che, visto il tono iniziale, non ci aspettavamo. Quel tono lieve, giocoso, del racconto, però, continua per gran parte del film. E forse il rischio è che tenda a farci sottovalutare la gravità di alcuni fatti, l'epilogo tragico che, seppur annunciato, arriva comunque in modo scioccante. Il chiudersi in un racconto intimo e familiare forse fa vedere troppo poco di quello che accade intorno, di contestualizzare il racconto nella Colombia della corruzione e dei narcotrafficanti. La nostra storia è un po' come La casa degli spiriti, un romanzo famoso che è diventato film. E che, pur nell'ambito di una vicenda familiare, riusciva forse a raccontarci un po' di più del clima del paese in cui era ambientata, il Cile.

Conclusioni

Nella recensione de La nostra storia vi parliamo di un film che racconta una storia vera, vista attraverso lo sguardo affettuoso di un figlio verso suo padre. La vita pubblica è filtrata attraverso la vita familiare e domestica. Il tono scelto avvolge lo spettatore, ma forse non è il più adatto a raccontare un messaggio forte come quello che meritava questa storia.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • L'interpretazione di Javier Camara.
  • Una storia bella ed edificante.
  • Una fotografia che passa dal bianco e nero a toni caldi e tenui...

Cosa non va

  • ...come sono caldi e tenui i toni del racconto, che forse non rendono giustizia ai momenti tragici della storia.
  • La scelta di fare un ritratto familiare fa sì che dell'ambiente circostante si veda poco.