La morte ti fa bella di Robert Zemeckis compie 30 anni. Usciva infatti negli Stati Uniti il 31 luglio del 1992. A trent'anni si è ancora giovani. Ed è curioso parlare di età, e di gioventù, per un film come La morte di fa bella, che ha al centro proprio questo tema: il voler rimanere per sempre giovani, avere una vita eterna, sostituirsi al creatore e controllare il tempo. Zemeckis, forte di un cast stellare, con Goldie Hawn, Meryl Streep e Bruce Willis, per tacer di Isabella Rossellini, sceglie di raccontare una storia che in fondo è antica come l'uomo sotto forma di una commedia nera tutta giocata sul grottesco e sull'eccesso, su toni che in qualche modo sembrano lontani dal resto della sua filmografia. A cui, però, Death Becomes Her, questo il titolo originale, si avvicina in realtà per i temi. Perché, se ci pensiamo, a Robert Zemeckis, nei suoi film, è sempre piaciuto giocare con il tempo.
L'elisir di lunga vita
Ne La morte ti fa bella Ernest (Bruce Willis) è un chirurgo, la cui carriera è allo sbando per la sua dedizione all'alcool. Anche il matrimonio è allo sbando: lui e la moglie Madeline (Meryl Streep) non sembrano certo andare d'amore e d'accordo. Helen (Goldie Hawn), che è stata la fidanzata di Ernest, era diventata una donna obesa e dimessa. Ma, quando Madeline va al ricevimento per l'uscita del libro di Helen, la trova in forma smagliante. Così decide di rivolgersi a un centro che le è stato consigliato e che le offre un elisir di lunga vita...
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Premio Oscar per gli effetti speciali
Come scriviamo qui sopra, Robert Zemeckis per raccontare questa storia - in realtà antica come il mondo, la cui mitologia è costellata di pozioni magiche ed elisir di lunga vita - ne fa una sfrenata commedia nera, con tratti slapstick e sorprendenti trovate visive. Non a caso il film ha vinto il premio Oscar per gli effetti speciali (di Ken Ralston, Doug Chiang, Douglas Smythe e Tom Woodruff Jr.), che, per l'epoca, erano stupefacenti. Corpi che si bucavano improvvisamente, tanto che si poteva guardare loro attraverso, e che altrettanto facilmente tornavano alla forma originaria, teste che giravano su se stesse a 180 gradi per poi tornare al loro posto. È un film che non può fare a meno di colpire la nostra attenzione ogni volta che lo guardiamo.
Sfidare il tempo: Ritorno al futuro
Ma tanta vivacità visiva non deve far dimenticare che, in fondo, si parla del solito, antico sogno dell'uomo di sfidare il tempo, in questo caso l'invecchiamento. E quello del gioco con il tempo è sempre stata una costante nella carriera di Robert Zemeckis. Pensiamo a quello che è forse ancora oggi il suo film più amato. Ritorno al futuro parlava proprio di questo: del tentativo umano di sfidare il tempo, di andare controcorrente, come un salmone che risale il fiume, e tornare indietro, per rivivere il periodo più bello, la giovinezza, per "sistemare" gli errori del passato o per altre mille ragioni diverse. Se ne La morte ti fa bella il modo per sfidare il tempo è la magia, in Ritorno al futuro è la tecnologia. Erano gli anni Ottanta, quelli in cui i computer arrivavano nelle nostre case, anche se ne sapevamo ancora poco, film come Tron e Wargames ci facevano credere che con un computer si potesse fare di tutto. E la sospensione dell'incredulità che ci chiede Zemeckis in Ritorno al futuro è quella di pensare che un flusso canalizzatore possa esistere e portare indietro nel tempo. Per farci entrare in un mondo dove questo è possibile, Zemeckis crea la figura di Doc, il classico scienziato eccentrico ma buono come il pane, il mentore che porta il nostro protagonista, Marty McFly a vivere un viaggio che sarà anche di crescita personale. Il gioco con il tempo, in Ritorno al futuro, è spassoso. Perché, tornando agli anni Cinquanta, può capitare di incontrare i propri genitori, di suonare canzoni che devono ancora essere scritte, di sapere già che un attore diventerà il Presidente degli Stati Uniti.
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Influenzare il tempo: Forrest Gump
È molto interessante anche il gioco con il tempo che avviene in un altro amatissimo film di Robert Zemeckis, Forrest Gump. La storia di un ragazzo apparentemente poco dotato che riesce, a modo suo, a vivere una vita piena e a lasciare il segno nelle persone che incontra, è un gioco con il tempo di tutt'altro tipo. Forrest vive il tempo, vive la Storia, attraversa tanti periodi cruciali della storia americana, e riesce a incidere su quel tempo, a influenzarlo. Forrest Gump incontra Elvis e gli suggerisce le sue tipiche mosse di ballo, incontra John Lennon e gli suggerisce accidentalmente il testo di Imagine. Attraversa momenti chiave della storia americana, come la Guerra del Vietnam e il Caso Watergate - scandalo che forse contribuisce a far venire alla luce - incide sulla nascita del logo Smile. Insomma, Forrest Gump gioca con il tempo nel senso che in qualche modo riesce a cambiare gli eventi, a cambiare la Storia. In questo caso il tempo si sfida e si cambia con la forza delle nostre azioni. Con una grandissima richiesta di sospensione dell'incredulità per quella che, in fondo, è una grande favola contemporanea. Ma se si è Robert Zemeckis e si chiede di sospendere l'incredulità, lo si ottiene.
Cambiare grazie al tempo: A Christmas Carol
Ma c'è un altro film di Robert Zemeckis che sembra essere stato scelto apposta per giocare con il tempo. È uno dei film che il regista ha girato durante la sua lunga fase di ricerca e sperimentazione con il cinema in computer grafica e con la performance capture (anche quella una sfida con il tempo, provare ad anticipare il futuro del cinema). Ed è tratto da un racconto famosissimo, Il canto di Natale di Charles Dickens che diventa il suo A Christmas Carol, film d'animazione. È un racconto che fa proprio quello di cui stiamo parlando: gioca con il tempo. Sì, perché all'avido Scrooge, uomo che ha perso ogni briciolo di umanità, compaiono dei fantasmi. Sono lo Spirito del Natale Passato, lo Spirito del Natale Presente e quello del Natale Futuro. A livello narrativo ci sono dei salti nel tempo, flashback e flashforward. Qui il viaggio nel tempo non avviene né con la tecnologia né con la magia intesa come elisir. Avviene con il soprannaturale, con la visione. Ma è il messaggio ad essere di quelli forti: il tempo è prezioso, non solo in quanto tale, ma anche in quanto memoria, in quanto riflessione. Viaggiare nel tempo si può, con la nostra mente. Ricordare cosa è stato, immaginare cosa potrà essere, riflettere su cosa si è oggi, in una parola, riuscire a vedere nel tempo, può essere molto prezioso. Perché possiamo cambiare. Allora, in questo caso, non siamo noi a cambiare il tempo, ma è il tempo che può cambiare noi.