Soldi, soldi soldi. Ancora di più, senza fine, puntando alla fatturazione come missione ultima. Il calcio - lo abbiamo detto e scritto tante volte - è profondamente cambiato. Un cambiamento repentino. Se ci voltiamo, a spasso nei ricordi da tifosi o da appassionati, non sembrano così lontane le gesta sportive dei calciatori che riempivano le prime pagine dei quotidiani. Erano i gol, le classifiche, le giocate, i risultati a catalizzare l'attenzione. Sì, pure gli arbitri e tutto quello che ne consegue. Ma anche la polemica, gustosa e fervente, faceva parte del gioco, della sacrale e ripetitiva chiacchierata al Bar dello Sport. L'essenza sportiva e l'essenza dello spettacolo, le magliette colorate tanto larghe quanto sgargianti, le Coppe dei Campioni al mercoledì e il campionato nel fine settimana. Un rito pagano, una religione popolare. Una certezza che mutava, ma mutava piano, poco alla volta, senza che ce ne rendessimo conto. Poi, qualcosa è cambiato. O meglio, qualcosa che già c'era ha preso il posto dello sport, divenendo nostro malgrado il fulcro su cui si basa l'intero mondo del pallone. Chi ne fa le spese? I tifosi che, come affermava Daniele De Rossi qualche anno fa, oggi si ritrovano a fare "i commercialisti".
Innegabile, infatti, che il business abbia sovrastato gli aspetti sportivi del gioco, con i fan che si ritrovano a sostenere aziende prima che squadre, marketing prima che i giocatori, ossessionati molto da follower e poco dalle prestazione. Ma qual è stato il momento di rottura? Le carte in tavola scoperte? L'annuncio, in piena Pandemia, di una sorta di Super Lega che ospiterebbe (condizionale è d'obbligo) il meglio del calcio Europeo. Annunciata il 18 aprile 2021, e subito bloccata il 21 aprile (!), la European Super League of Football ha scombussolato il concetto di calcio come lo conoscevamo, puntando per dichiarata ammissione ad una competizione chiusa (o quasi) tra le più potenti e influenti squadre europee. E il merito sportivo? E il sudore? E il campo? Una vicenda di cronaca, di finanza e solo dopo (molto dopo) sportiva che viene raccontata in La lotta per il calcio - Il caso Super League, docuserie in quattro parti diretta da Jeff Zimbalist che raccorda e ripercorre i momenti che hanno preceduto e seguito lo storico annuncio da parte dei numerosi (e iniziali) club teoricamente permanenti.
Materiale di repertorio, interviste e una sfida personale
Eccole, le dodici squadre che provarono a far deragliare il corso sportivo del calcio: Juventus FC, Inter e AC Milan, Arsenal FC, Liverpool FC, Tottenham, Manchester City e Manchester United, Real Madrid e FC Barcelona. Con la storia che si fa cronaca, la docuserie, che trovate su Apple TV+, parte da una vera e propria esplosione (o implosione) e si dirama tra chi sosteneva le Super Lega e chi, invece, gridava al colpo di Stato. In mezzo, analisi di mercato, analisi sociali, inchieste speculari. E una domanda: come si è arrivati a questo? Passato, presente e futuro si uniscono e delimitano i confini della costruzione narrativa, ideata da Zimbalist come se fosse una sorta di thriller, una docu-crime con l'espediente calcistico.
Sospetti e sospettati, svolte inedite e interviste esclusive (si va dal reporter del New York Times Tariq Panja a Joan Laporta, presidente del Barcellona, fino agli stessi Aleksander Čeferin e Andrea Agnelli), materiale di repertorio, frammenti televisivi, rivelazioni e sensazioni in un quadro generale classico eppure coerente con una vicenda che tutt'ora non è stata di certo archiviata. Lo sport, come detto, fa da comprimario distratto e accantonato, mentre monta la rabbia dei tifosi e, soprattutto, delle istituzioni ufficiali, a cominciare dalla UEFA di Čeferin, una sorta di protagonista di La lotta per il calcio - Il caso Super League.
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Calcio? No, una spy-story
Un documentario che inizia con il trionfo del Chelsea nel 2005 targato Claudio Ranieri e Roman Abramovič (una vittoria che segnò l'inizio dell'epoca sportivo-finanziaria all'insegna di investitori extra-europei), accenna allo stra-potere dei giocatori (Cristiano Ronaldo è un esempio, tanto potente da offuscare il club per cui gioca) e prosegue con lo scisma della Super League, enfatizzato dalla crisi dei conti aggravata dalla sospensione dei campionati a seguito dell'emergenza sanitaria. Quattro puntate articolate sui quattro giorni che hanno scandito l'annuncio. Ed è emblematica la chiusura del primo episodio, con il telefono di Aleksander Čeferin che squilla, anticipandogli la tempesta che sta per abbattersi sul calcio Europeo. "Girano voci su un progetto...". Da lì in avanti, come dice lo stesso Čeferin, "è iniziata la guerra per il calcio". Una guerra, c'è da dire, che sembra combattersi a colpi di dichiarazioni a mezzo stampa, notti insonni e amicizie tradite, come quella tra Čeferin e Andrea Agnelli.
Zimbalist si concentra sulle due figure opposte (in particolar modo negli ultimi due episodi) per orchestrare il clima e gli umori della docuserie, idealizzando la storyline come se fosse una storia spionistica da Guerra Fredda. Un lavoro gigantesco, per sceneggiatura e messa in scena, estrapolato in quattro ore che riassumono non solo la Super Lega ma pure la crisi d'identità corrente di uno sport avvicinabile ad un videogioco, in cui gli interpreti devono generare e garantire un costante spettacolo. Dall'altra parte, La lotta per il calcio - il caso Super League è un'operazione che fotografa in modo lucido e acceso il passato romantico di un calcio sparito e il presente che rispecchia la precarietà globale, intanto che avanza un inesorabile futuro. Arriverà un calcio migliore? Si tornerà al senso più puro del gioco? Oppure lo sport per come lo conosciamo sarà definitivamente ristrutturato in funzione del Capitalismo, asservito ad una fruizione circense? Beh, a giudicare dagli indizi e dai fatti cuciti da Jeff Zimbalist, non c'è da stare tanto tranquilli...
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Conclusioni
Concludiamo la recensione de La Lotta per il Calcio - Il Caso Super League sottolineando quanto l'intreccio studiato da Jeff Zimbalist non lasci nulla al caso, e anzi punta sui toni thriller e spionistici per raccontare una vicenda di cronaca sportiva ancora in fase evolutiva. Cosa ne esce? Che il calcio, per come lo abbiamo amato, non esiste più. O quasi...
Perché ci piace
- Il ritmo.
- Gli intrecci tra passato e presente.
- Il materiale di repertorio.
Cosa non va
- In alcuni passaggi la costruzione è eccessiva e si perde per spontaneità.