La giovane Sofia è stata da poco assunta in una multinazionale e in breve tempo è riuscita a scalare posizioni su posizioni, anche grazie al fatto di essere entrata nelle simpatie della boss della compagnia, l'esperta Beatriz. Come vi raccontiamo nella recensione di La Jefa, la ragazza è felicemente fidanzata con Nacho e un giorno scopre di essere rimasta incinta. Per timore di poter essere licenziata - pratica comune che lei stessa ha visto accadere ad altre colleghe con molta più esperienza di lei - in concomitanza della gravidanza e della nascita del bambino, Sofia nasconde la verità a tutti, fidanzato incluso, e pensa di abortire. Quando Beatriz scopre la sua condizione, si offre di adottare il piccolo non appena sarà nato. La donna infatti ha sempre sognato di diventare madre, un sogno per lei ancor oggi irrealizzato, e offre condizioni vantaggiose alla sua dipendente affinché accetti l'accordo. Accordo che prevede la permanenza di Sofia per sei mesi nella villa di campagna di Beatriz, dovendo inoltre fingere di essere a Londra per lavoro al fine di celare il patto illecito ad un Nacho sempre più sospettoso...
Realtà parallele
Avrebbe potuto essere oro colato nelle mani di Pedro Almodóvar una storia di questo genere, come ci ha dimostrato anche nel recente, divisivo, Madres paralelas (2021). Invece affidato a quelle meno smaliziate di Fran Torres - attore di secondo piano al suo esordio dietro la macchina da presa - La Jefa è diventato un terribile pasticcio, un film acerbo e spesso gratuito nelle sue derive morbose, conclamanti in un epilogo di cattivo gusto che racchiude tutti i perché di un'operazione sopra le righe. Cento minuti di visione che non estrapolano mai la giusta forza dalle due protagoniste, potenzialmente complementari ma all'effettiva resa dei conti troppo spente e anonime per creare quella giusta dose di tensione drammatica insita in una storia dalle tinte forti che prende in breve tempo una deriva tragicomica.
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Santi e diavoli
La giovane Sofia, ragazza devota alla Madonna e alla ricerca di una guida, è un personaggio debole, vittima designata che di colpo si sveglia e si trasforma in una creatura ribelle pronta a rovinare i piani di quell'aguzzina mancata, una donna di mezz'età che pensa di poter comprare tutto, anche la vita umana, tramite il denaro e il potere che ha a disposizione. Queste due figure femminili finiscono per essere i due volti di una stessa medaglia, ognuna alle prese con errori ed egoismi di diverso tipo: la stessa ragazza è infatti pronta a sacrificare tutto, sia il futuro figlio sia la relazione con Nacho, pur di ottenere un guadagno personale salvo poi ritrattare tutto in una mezz'ora finale che si ammorba in colpi di scena più o meno scontati e in situazioni inverosimili.
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Una visione dimenticabile
La messa in scena è anonima, con le ambientazioni in spazi chiusi che non restituiscono mai il necessario senso di prigionia claustrofobica e quell'ottica del controllo, con videocamere nascoste ovunque e una villa ipertecnologica dalla quale ogni via di fuga sembra impossibile, che sono un mero e facile orpello nel tentativo di coprire le pur evidenti forzature in fase di scrittura. Tra personaggi secondari al grado zero di caratterizzazione e uno scavo psicologico tagliato con l'accetta, privato di quelle sfumature che avrebbero potuto intessere un interessante discorso sulla società odierna e che invece naufragano in soluzioni improbabili e/o grottesche, La Jefa raschia nelle contraddizioni del mondo lavorativo ed esaspera la lotta di classe nelle logiche di un thriller senza arte ne parte.
Conclusioni
Come vi raccontiamo nella recensione di La Jefa, ci troviamo davanti ad un thriller che vede contrapposti due personaggi femminili, quasi caricaturali nelle loro accentuate velleità. La prima una giovane dipendente rimasta incinta, l'altra la sua boss di mezz'età con il sogno di diventare madre: una situazione che le spinge ad un accordo che rovinerà le vite di entrambe. Un racconto spesso morboso ma povero di tensione, che non scava negli abissi della psiche e anzi si risolve in una tragicommedia grottesca che arriva ad annoiare nel suo marcato gratuitismo.
Perché ci piace
- Una vicenda potenzialmente affascinante e scabrosa...
Cosa non va
- ...che si perde in risvolti grotteschi e inverosimili.
- Cast e messa in scena non all'altezza.