La gita scolastica, recensione: un coming of age per raccontare la Bosnia di oggi, tra modernità e dogmi

Il debutto al lungometraggio di Una Gunjak, film di apertura del Balkan Film Festival, mette al centro la bugia di un'adolescente per fotografare i limiti della società bosniaca incapace di sorreggere e capire la generazione più giovane.

Una scena de La gita scolastica

Nel dicembre del 2014 la Bosnia si trovata ad affrontare un caso di cronaca che ha profondamente scosso l'opinione pubblica. Sette studentesse tra i 13 e i 15 anni, mentre si trovavano in gita con la scuola a Sarajevo, sono rimaste incinte. Al loro ritorno a casa la notizia è divenuta di dominio pubblico, tra genitori inferociti con gli insegnanti e gli accompagnatori, colpevoli secondo loro di non aver svolto al meglio il loro lavoro, e una tempesta mediatica che le ha prese di mira insultandole per le precoci gravidanze. A questa storia si è ispirata Una Gunjak per il suo primo lungometraggio, La gita scolastica, film di apertura del Balkan Film Festival in sala dal 7 novembre con Trent Film dopo il passaggio lo scorso anno ad Alice nella città e la menzione speciale al Festival di Locarno.

Uno sguardo alla società bosniaca

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Asja Zara Lagumdžija è Iman

La storia è quella di Iman (Asja Zara Lagumdžija), un'adolescente che, mentre gioca a obbligo o verità, confessa alle sue compagne di classe di aver perso la verginità con il ragazzo di cui si è invaghita. Ma quella confessione è, in realtà, una bugia detta per sentirsi accettata, per essere vista con occhi diversi. Non ha idea che le sue parole finiranno per ingigantirsi e costringerla a mentire ancora e ancora per tenere in piedi la sua storia. Quella menzogna finirà per arrivare all'attenzione degli adulti diventando un caso e mettendo a rischio la partenza per l'imminente gita scolastica dell'intera scuola.

Una Gunjak nel suo film, designato dalla Bosnia-Erzegovina per l' Oscar 2024, sceglie di invertire il punto di vista narrativo e mette al centro colei che, solitamente, verrebbe additata dai media e dai social per aver fatto sesso troppo presto o per essere rimasta incinta da adolescente. La storia è raccontata attraverso i suoi occhi. Così facendo la regista da un lato mostra come ogni azione, anche la più piccola e anche se compiuta senza malizia, ha delle conseguenze, dall'altro mette in scena i limiti di una società proiettata idealmente verso la modernità ma ancora fortemente ancorata ad un patriarcato giudicante.

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Una scena de La gita scolastica

Più nello specifico Gunjak mostra l'attuale mentalità della società bosniaca a confronto con i desideri, i pensieri e le azioni di una generazione che cerca di trovare la propria voce e il proprio posto nel mondo dovendosi relazionare con le regole morali che la circondano. La gita scolastica non giudica mai Iman o gli altri adolescenti presenti nel film. Prova invece a capire cosa possa passare nelle loro menti, cosa li spinga a certe azioni e scelte. E, sopratutto, fotografa un Paese dove la sessualità fa paura. Se diventa pubblica deve essere additata e umiliata.

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Asja Zara Lagumdžija in una scena del film

Un coming of age dal finale aperto

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Un'immagine de La gita scolastica

Una Gunjak non suggerisce di certo che le gravidanze adolescenziali siano la norma, ma vuole indagare e sottolineare come la sessualità sia un elemento fondamentale nella crescita di un individuo. I ragazzi vanno accompagnati nelle sua scoperta e la società li deve sostenere, non massacrare o mettere in un angolo. Esattamente quello che accade alla protagonista del film. Con un andamento quasi episodico per focalizzarsi sui momenti chiave della vicenda, La gita scolastica riflette la dualità insita al suo interno contrapponendo la fisicità androgina della protagonista e gli abiti colorati indossati da lei e i suoi compagni di classe - tutti attori non professionisti - contrapponendoli al grigiore che li circonda.

Un coming of age dal finale aperto per non dare risposte ma porre domande. Quelle che ognuno di noi dovrebbe farsi. A partire dal cosa significhi diventare donna in un momento storico diviso tra una modernità di facciata e una mentalità vecchia fondata sul (pre)giudizio.

Conclusioni

Una Gunjak per il suo film d'esordio decide di prendere spunto da una storia vera: quella delle adolescenti di Banja Luka rimaste incinte durante una gita scolastica. La reazione dei media e dell'opinione pubblica fu così forte da farle venire in mente la storia di una ragazzina, Iman, che per sentirsi accettata mente sulla sua prima volta. Nell'invertire il punto di vista e lasciare che il suo sguardo guidi la narrazione, la regista fotografa la società bosniaca divisa tra un'apparente modernità e una visione patriarcale nella quale la donna, a qualsiasi età, è soggetta a giudizio. Il film, invece, prova a capire cosa possa passare nelle menti degli adolescenti, cosa li spinga a certe azioni e scelte apparentemente insensate.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.1/5

Perché ci piace

  • Il dualismo che attraversa la pellicola
  • La scelta di invertire il punto di vista della narrazione
  • La riflessione sul giudizio
  • Il finale aperto

Cosa non va

  • L'andamento episodico rischia di interrompere il flusso emotivo