La fossa delle Marianne, recensione: dalla Germania all’Alto Adige un road movie sull’elaborazione del lutto

L'opera prima della lussemburghese Eileen Byrne, tratta dal romanzo omonimo di Jasmin Berger, è il viaggio di due solitudini, un anziano e una giovane donna dentro la difficile elaborazione di un lutto. In sala.

Luna Wedler, protagonista de La Fossa delle Marianne di Eileen Byrne

È stato il film di chiusura del 38° Bolzano film festival, ora in sala. Parliamo de La Fossa delle Marianne - Marianengraben, opera prima della regista lussemburghese Eileen Byrne, già autrice di cortometraggi premiati ai festival come Touch me e Legal.Illegal con Vicky Krieps.
Tratto dal romanzo omonimo di Jasmin Berger racconta due anime perse che si incontrano e si supportano, nel dolore. Sono Paula, giovane donna completamente bloccata nella vita dal profondo dolore per la perdita del fratellino Tim e l'anziano brontolone Helmut, deciso a riportare le ceneri di sua moglie in Alto Adige invece che lasciarle "abbandonate" in Germania.

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Luna Wedler in una scena di La Fossa delle Marianne

Si incontrano, inevitabilmente, in un cimitero e da lì inizia un road movie che porterà, entrambi, a imparare a convivere con i propri lutti. Sceglie il road movie Byrne per il suo debutto alla regia di un lungometraggio abbracciandone convenzioni, rischi, vantaggi e trappole, realizzando un primo film che racconta una storia simile a tante altre ma che riesce a distinguersi grazie a due attori, Edgar Selge e Luna Wedler, toccanti e mai sopra le righe, diretti con una delicatezza e cura degna di registi navigati.

Un libro, un road movie

Eileen Byrne racconta di aver scovato il libro di Berger in una lista stilata appositamente per produttori e registi dal Berlino Film festival all'interno di un'iniziativa, Books at Berlinale, che porta all'attenzione dei professionisti dell'audiovisivo dei romanzi che potrebbero prestarsi particolarmente alla trasposizione cinematografica. C'era una protagonista femminile interessante, sfaccettata, in sintonia con le donne che Byrne aveva già raccontato nei suoi cortometraggi ed è lì che è scattata la scintilla. Deve essere stato però la possibilità del road movie a chiudere il cerchio poiché Byrne ci fa molto affidamento per sviluppare l'evoluzione del rapporto tra i due. L'incipit del viaggio è tragicomico poiché Paula segue, quasi senza batter ciglio, uno sconosciuto che ha appena rubato l'urna della moglie da un cimitero solo per la possibilità di ricevere un passaggio per Trieste, per "ricongiungersi" con il fratello.

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Paula (Luna Wedler) e Tim (William Vonnemann) in una scena di La fossa delle Marianne

Il viaggio è perfetto per Byrne poiché nelle sue pause si possono imbastire i discorsi necessari a entrambi per sputare letteralmente fuori la sofferenza, presentare i propri fantasmi, scoprire di condividere una simile esperienza di lutto (Helmut non ha solo perso la moglie ma anche un figlio undicenne, 20 anni prima) e di essere sempre accompagnati dallo spettro della morte. Le situazioni da tragedia che si uniscono alla commedia si presentano molteplici, peccato che Byrne non riesca a percorrere a pieno la strada dell'ironia, perdendosi spesso nel dramma.

L'acqua, il soprannaturale

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Edgar Selge e Luna Wedler in una scena di La Fossa delle Marianne

In acqua sono morti sia Tim che il figlio di Helmut, 20 anni prima. È sempre l'acqua, il mare, l'oceano la passione di Paula che condivideva con il fratello, "avventuriero ed esploratore marino" così come e' scritto sulla sua lapide. Ed è ancora l'acqua l'elemento dentro o sotto il quale Paula è sprofondata metaforicamente e vorrebbe scomparire fisicamente, annullarsi per unirsi a Tim e soprattutto per fermare il senso di colpa per non essere stata lì a salvarlo, come le sorelle maggiori dovrebbero fare.

Per rendere il tormento interiore della protagonista, descritto nel libro grazie alla narrazione in prima persona, Eileen Byrne sceglie il soprannaturale e dà voce alla coscienza di Paula proprio attraverso delle manifestazioni di Tim. Espediente borderline specialmente per chi è alle prime armi poiché qui Byrne non sempre sostiene l'equilibrio tra l'utilizzo dello stesso che ne ha fatto recentemente Ozon nell'ottimo Sotto le foglie o che invece ne fece, malino, Chris Weitz in The Twilight Saga: New Moon (in questo caso con un non morto).

Fermarsi, non recitare

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Edgar Selge e Luna Wedler in una scena di La Fossa delle Marianne

Lo abbiamo detto, La Fossa delle Marianne è un road movie su due solitudini che s'incontrano e condividono un percorso e come tale, non si discosta da tanti altri film simili tanto che si fa fatica a ricordarne le avventure di viaggio.

Proprio per questo, l'opera prima di Byrne, paradossalmente dà il meglio di sé quando non è in movimento, quando i suoi protagonisti si fermano e comunicano. Memorabile dunque diventa la lezione di Helmut sull'impossibilità effettiva di superare la perdita di qualcuno e sull'unica scelta possibile e sensata: convivere con quel vuoto, quella mancanza. Incamera saggezza Paula mentre si interroga su di una domanda fondamentale che le fa Helmut e che si imprime nella memoria dello spettatore :"Vuoi morire o solo smettere di vivere?". La Fossa delle Marianne è un titolo acerbo ma promettente, in cui la differenza la fanno i due attori, la naturalezza con cui Luna Wedler trattiene le lacrime alzando gli occhi al cielo perché solo così, nella realtà, il pianto vero si riesce a fermare.

Conclusioni

Film di chiusura del 38° Bolzano Film Festival, girato tra Germania e Alto Adige e in uscita il 24 aprile, La Fossa delle Marianne, opera prima di Eileen Byrne è un road movie prevedibile ma pieno di intensità e commozione. Con Edgar Selge e Luna Wedler, improbabile e improvvisato duo, unito dal lutto, un film sulla condivisione del dolore e sulla difficoltà di vivere nonostante la mancanza.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Edgar Selge e Luna Wedler sono degli interpreti mai scontati e attenti
  • Eileen Byrne è capace di dirigere degli scambi tra i suoi protagonisti tanto intensi quanto reali.
  • Riflette concretamente sul lutto e sulla possibilità di conviverci.

Cosa non va

  • È un road movie classico prevedibile e già visto.
  • Dovrebbe essere tragicomico ma cede al dramma tralasciando la commedia.