Strana la vita dei film nell'era del peak streaming, dove lo stesso titolo può esistere contemporaneamente su diverse piattaforme, dislocato tra servizi e abbonamenti differenti. Alcuni casi, però, sono davvero più curiosi di altri, e quello de La Favorita di Yorgos Lanthimos è uno di questi. Disponibile su Disney+ sin dal lancio della piattaforma, e con un posto fisso prenotato a vita sulla stessa grazie alla targa Searchlight Pictures, l'opera del più noto e stimato autore greco contemporaneo sta vivendo la sua terza età cinematografica. Dove? In streaming su Netflix.
Approdato in catalogo il 22 gennaio, in appena tre giorni si è conquistato la piazza in Top 10, divenendo di fatto uno dei titoli più visti del periodo. Certo, non è detto che un abbonato Netflix abbia anche una sottoscrizione a Disney+ (specie considerando il costante aumento di prezzi e servizi), eppure, lo ripetiamo, è un caso davvero curioso. Ma con l'uscita al cinema di Povere Creature! (leggi la nostra recensione) di Lanthimos, l'arrivo de La Favorita su Netflix ci permette però di tornare a parlare del film e del suo potente finale, di profondo valore sociale e umano, tra critica e riflessione.
La Favorita, la spiegazione: mai più nel fango
Incastonato nella cornice della corte britannica del XVIII secolo, il racconto de La Favorita si muove all'ombra della storia vera di Anna Stuart (Olivia Colman) e della complessa relazione con Sarah Churchill (Rachel Weisz) e Abigail Masham (Emma Stone). La prima, tra le persone più influenti dell'intera storia inglese, è presentata nel film come una predestinata al successo, schietta e sincera ai limiti del disagevole, tra le amiche più care di Anna, sua confidente, tesoriera e amante. È in realtà quest'ultima parte la più oscura e speculativa dell'opera, non essendoci prove di un rapporto segreto tra la Regina e Sarah, ma è quella che serve a Lanthimos per impalcare la sua riflessione sul potere e l'ossessione, l'amore e l'arrivismo, la perfidia e la manipolazione. Il contraltare della Churchill è Abigail, cugina di Sarah di umilissime origini, nata povera e "persa a poker" dal padre, poi vittima di abusi di ogni tipo pur di sopravvivere. È l'esatto opposto di Sarah, una donna sporcatasi nel fango putrido della società, anche se la cugina ha imparato a raffinare secondo propri interessi quello più celato della nobiltà. Sono figure speculari, Sarah ed Abigail, che Lanthimos inquadra e riprende spesso dalla stessa prospettiva che le identifica, almeno in alcuni passaggi salienti del lungometraggio: la Churchill dall'alto, o con orizzonte medio, e la Masham dal basso, specie nei primi momenti del film, ovviamente dove e quando serve calcare la cifra interpretativa dell'immagine.
L'intraprendenza e la mancanza di etica e morale di Sarah l'hanno aiutata a conquistare un posto di rilievo alla Corte (e nel cuore e nel letto) di Sua Maestà, mentre Abigail ammette a se stessa che è proprio "la sua morale" ad averla incatenata in fondo alla società, lo stesso luogo fetido e malato dove non vuole mai più tornare, rinunciando felicemente al suo passato e ai relativi principi che l'hanno guidata. Fa tesoro dei suoi terribili trascorsi per scontrarsi con la cugina e rivelandosi a sua volta perfida e manipolatrice, accaparrandosi molto presto lussuria e amore della regina, seppure tra mille lusinghe, aiuti e falsità. Questo la distingue da Sarah, che è sì, crudele e opportunista, ma è chiara nei suoi intenti e sa come ottenere ciò che vuole. Quel luogo le appartiene, lo conosce da sempre, sa come muoversi. Abigail no: è un fiume in piena che ha rotto l'argine dell'ideale etico per scalare i ranghi della società e prendere il posto della cugina, che alla fine, infatti, ottiene. La natura umana e il destino, però, sono spesso crudeli e ineluttabili, come vediamo ne La favorita, creando un magnifico contrappasso tra esistenza e desiderio.
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La Favorita, Emma Stone e il senso dell'ultima scena
Abigail è stata a lungo relegata nei bassifondi della società agognando serenità e ricchezza, mentre Sarah è nata predestinata alla grandezza rifuggendo di fatto l'insignificanza. Da una parte una donna relitto e oggetto che torna a possedere se stessa e utilizzare se stessa, anima e corpo, per non rivivere più determinati orrori; dall'altra una donna gioiello che usa se stessa da sempre, anima e corpo, per continuare a brillare e detenere lussuria e potere. Yorgos Lanthimos distrugge le loro rispettive ambizioni attenendosi alla storia e al suo percorso ma attingendo dalla finzione più romantica e carnale per riflettere sulla mortificazione dell'anima secondo scopo e natura. Al netto della cacciata da corte e della sua caduta in disgrazia in patria, Sarah Churchill non infangherà mai concretamente il suo essere cadendo letteralmente in basso. Non lo fa nemmeno quando cade di fatto da cavallo e viene trascinata dall'animale per chilometri, escoriata dalla ruvida terra, sfregiata in viso e salvata da un manipolo di prostitute. Non è il suo mondo, non è il suo destino. Può sperimentarlo per poco, dimostrando comunque la sua grandissima capacità di adattamento, ma non sarà mai il suo destino. Pur consapevole della sua fine alla Corte di Anna, vedendo l'arrivo del messo reale e rivolgendosi al marito, le sue ultime parole in scena sono: "Ho l'impressione di essere stanca dell'Inghilterra, mio caro. Forse dovremmo andare altrove".
Ovunque, tranne che in Inghilterra e vicina ad Anna, Sarah può continuare ad essere se stessa e vivere in un simile lusso, nobile e serena, rinunciando alla patria e alla Corte, che erano comunque le cose a lei più care. Abigail, al contrario, nonostante diventi la favorita della regina dopo le tante macchinazioni, schiacciando addirittura metaforicamente la testa di uno dei conigli tanto cari ad Anna Stuart per dimostrare a se stessa di essere arrivata, di avercela fatta, viene rimessa "al suo posto", quello che idealmente e naturalmente - secondo lettura dei suoi intenti e delle sue azioni - le compete: a terra, e schiacciata come quel coniglio. Lo fa Anna dopo aver assistito alla scena, chiedendole di massaggiarle le gambe e spingendola ad inginocchiarsi, trattenendole la testa quasi a simulare una fellatio, disponendo di lei come meglio crede come facevano gli uomini nel passato di Abigail, che torna ad essere schiava seppure di una donna e ai massimi vertici della società.