La favorita del re, la recensione: prima di Madame du Barry, c’era Diana di Poitiers

La recensione de La favorita del re, il period drama dal 31 gennaio su Sky e NOW con protagonista Isabelle Adjani nei panni di Diana di Poitiers e nel cast anche Gérard Depardieu e la nostra Gaia Girace.

La favorita del re, la recensione: prima di Madame du Barry, c’era Diana di Poitiers

Ancora una volta guardiamo al passato e proviamo a (ri)raccontarlo attraverso gli occhi di una donna. Una donna che si rivelò molto più importante delle altre all'epoca nella Francia reale del 1500. Non stiamo però parlando di Madame du Barry, l'ultima favorita di Luigi XV due secoli più tardi, che ammaliò con il proprio fascino e i propri sotterfugi, bensì di un'altra Favorita del Re. Ovvero Diana di Poitiers, l'amante principale di Enrico II di Francia, vent'anni più giovane di lei, nonché una delle principali mecenati dell'architettura rinascimentale francese. Come sveleremo nella nostra recensione, la serie dal 31 gennaio su Sky Serie e in streaming solo su NOW, prova a mostrarne tutte le sfaccettature e soprattutto le tecniche e i meriti che la portarono ad essere così influente a Corte.

La favorita

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La favorita del re: Isabelle Adjani e Hugo Becker in una scena

"La favorita" sembra un titolo quasi abusato oramai, se ripensiamo al film di Yorgos Lanthimos da poco approdato su Netflix mentre al cinema è uscito il suo Povere Creature!, e al film omonimo che riportava al cinema Johnny Depp dopo il processo, presentato in anteprima a Cannes lo scorso anno. La nostra Favorita del Re è invece una miniserie belga-francese creata da Didier Decoin e diretta da Josée Dayan (già dietro i drammi in costume Il conte di Montecristo, I Miserabili, Le Relazioni Pericolose), prodotta da Passion Films e Ga&A Productions, con protagonisti Isabelle Adjani (The Story of Adele H., Call my Agent!) e Hugo Becker (Leonardo, Gossip Girl, Call my agent!) nei panni rispettivamente del personaggio titolare, Diana di Poitiers, e di Re Enrico II. La trama della serie segue l'ascesa (e caduta) della protagonista, mentre prova a farsi largo nell'ambiente infido e pericoloso della Corte Reale (The Great insegna), data la sua posizione fragile di cortigiana e nonostante il carattere forte e risoluto, unito alla leggendaria bellezza della donna, che sembrava non invecchiare a dispetto delle altre.

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Immortalità

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La favorita del re: un'immagine del period drama

È proprio su questa bellezza apparentemente immortale che si concentra la miniserie, mostrando come la stessa serva di Madame di Poitiers contribuisse a crearle intorno un'aura mi(s)tica e quasi magica, affiancabile alla stregoneria, temuta e bandita dall'Inquisizione Francese all'epoca; ed è chiaro come Isabelle Adjani si sia divertita molto nel portare tutto questo in scena. Uno degli altri aspetti del personaggio storico che viene analizzato da La favorita del re è l'elemento - estremamente attuale - delle relazioni con una grossa differenza d'età. Diana, infatti, è preoccupata del fatto che Enrico II, secondogenito rispetto al Delfino e quindi tecnicamente non erede al Trono di Francia, sia promesso in sposa a Caterina de' Medici (la nostra Gaia Girace, che dopo Lila nell'Amica Geniale aveva già provato a discostarsene con il ruolo di Denise in The Good Mothers).

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La favorita del re: Isabelle Adjani è Diana de Poitiers in una scena

Inoltre la donna porterà anche un valore artistico alla Francia dato che sarà una delle principali mecenati dell'architettura rinascimentale. Tutto parte infatti dal suo voler ristrutturare la tenuta lasciata dal defunto marito, di molti anni più grande, cercando disperatamente fondi per poter iniziare i lavori. La differenza d'età quindi conta? La chiave del suo potere è il fascino su Enrico, ma quanto potrà durare? Soprattutto il serial vuole riflettere su come ci sia un importante precedente alla più celebrata - soprattutto recentemente nell'audiovisivo - Madame du Barry ma le due donne condivisero un'esistenza simile. A proposito di precedenti, Diana è stata già portata sul grande schermo da Lana Turner nel film del 1956 Diana la cortigiana (1956), mentre in tv ha voluto i volti di Anna Walton nella serie Reign e da Ludivine Sagnier in The Serpent Queen.

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Magnificenza

La Favorita Del Re Poster
La favorita del re: i protagonisti Isabelle Adjani e Hugo Becker nel poster promozionale

L'impegno produttivo messo nella serie è evidente. Dai costumi curati da Dominique Borg al cast internazionale coinvolto - il Nostradamus di Gérard Depardieu e la Caterina della Girace - fino alle scenografie e alla location scelta per le riprese, gli imponenti Castelli della Loira, che portano sullo schermo la magnificenza del Rinascimento. Però, proprio come l'abito non fa il monaco, non ci possiamo basare solo sull'apparenza per una serie in costume ma soprattutto su come la trama storica viene intessuta e narrata al pubblico.

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La favorita del re: una scena

In questo caso in modo poco appassionato, stanco, ingessato negli ingombranti abiti d'epoca. Isabelle Adjani e Hugo Becker dimostrano passione ma avrebbero potuto fare di più. Così come il cast di personaggi che li circondano, nonostante le prove di Samuel Labarthe (Criminal Games di Agatha Christie, The Forest) e Virginie Ledoyen (The Beach, Addio mia Regina, Le Retour) e molti altri. La serie parla di bellezza, intelligenza e scaltrezza, tutte caratteristiche che non sempre vanno necessariamente a braccetto, chiedendosi cosa accadrebbe se una di esse venisse tolta dall'equazione. Un significato tutto particolare al modo di dire (seppur datato e sessista): dietro un grande uomo, c'è sempre una grande donna.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione de La favorita del re sintetizzando come, nonostante i pregiati intenti produttivi, la messa in scena di questo personaggio storico complesso e misterioso risulti di poco appeal alla fine della fiera in costume messa in piedi. Nonostante il fascino, Isabelle Adjani e Hugo Becker non convincono e non coinvolgono fino in fondo, così come il resto del cast.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • L’idea di un precedente importante rispetto alla più famosa (al cinema) Madame du Barry.
  • Il mito della bellezza della protagonista.
  • I costumi di Dominique Borg e le location reali.

Cosa non va

  • La pomposità della messa in scena.
  • Il ritmo troppo poco avvincente.
  • La caratterizzazione dei personaggi e le loro dinamiche.