Da quando Disney+ è arrivato anche in Italia, lo scorso 24 Marzo, siamo tutti presi dalla nostalgia per i vecchi classici animati che stiamo riguardando con emozione. Ma il catalogo del servizio streaming Disney ha continuato a crescere con aggiunte successive al lancio e lo scorso 3 Aprile sono stati pubblicati due bellissimi documentari per celebrare il Mese della Terra: La famiglia di elefanti e Echo, il delfino, entrambi prodotti da Roy Conli con cui abbiamo avuto il piacere di chiacchierare telefonicamente, concentrandoci in particolare sul primo titolo che ci racconta la storia della lunga e dura migrazione di un gruppo di elefanti attraverso il deserto del Kalahari, dal delta dell'Okavango al fiume Zambesi (del film abbiamo parlato nella nostra recensione de La famiglia di elefanti).
Dal produttore, con un passato nel mondo dell'animazione Disney e on Oscar per Big Hero 6 alle spalle, ci siamo fatti raccontare le difficoltà di questo tipo di produzioni, oltre alle particolarità de La famiglia di elefanti nello specifico, concentrando l'attenzione sugli insegnamenti che questi animali possono trasmetterci e l'impegno di DisneyNature nel sostenere le organizzazioni che si occupano di proteggere l'ambiente. A Conli abbiamo inoltre chiesto di illustrarci la scelta delle due celebrità che fungono da voce narrante in originale, Megan, la Duchessa del Sussex per La famiglia di elefanti, e Natalie Portman per Echo, il delfino: vediamo cosa ci ha raccontato il produttore.
Raccontare la natura
**Prima di tutto ci racconti com'è la lavorazione di un film come La famiglia di elefanti? Quanto tempo la troupe lavora sul posto? Come scelgono e seguono gli animali che fanno parte della storia?
Essenzialmente siamo sul campo per circa tre anni e usiamo i nostri esperti scientifici, i nostri consulenti per il film, che ci aiutano a trovare gli animali giusti per la nostra storia. Nel caso specifico è stato Mike Chase di Elephants Without Borders, un'organizzazione straordinaria della Botswana. Mike ha seguito le migrazioni di questi animali per molti anni e ci ha indicato questo branco in particolare che faceva questo lungo viaggio dal Kalahari fino alle cascate Victoria. Per noi è stato un grande vantaggio l'avere Mike coinvolto nella produzione.
Un film come questo racconta una storia con personaggi animali. È difficile bilanciare la componente da documentario con il racconto?
Mi riferisco sempre a questi film come True Life Adventures ed essenzialmente li facciamo nello spirito della serie omonima dello stesso Walt Disney (ndr: nota in italiano come La natura e le sue meraviglie). Quando ero ragazzo c'erano questi film incredibili fatti da Walt Disney tra il 1948 e il 1960, li guardavo in Wonderful World of Disney, uno show che passava in televisione ogni domenica sera in America. Ci lavoriamo con quello stesso spirito e stiamo molto attenti a mantenere l'equilibrio tra la storia e la realtà della natura, ci assicuriamo che quello che raccontiamo sia vero dal punto di vista naturale e scientifico. Credo che sia chiaro, quando guardi questi animali, quanto siano animali sociali ed è facile per i nostri autori raccontare la storia semplicemente guardandoli e usando gli appunti dei nostri uomini sul campo sulle loro interazioni. Sono storie che si raccontano da sole. A volte qualcuno è critico per il ritratto antropomorfico degli animali, il farli pensare da esseri umani, ma chiunque abbia un cane sa benissimo che hanno una loro vita interiore. Lo stesso con gli elefanti, le tigri e i pinguini ed è una gioia poter condividere le meraviglie della natura con i ragazzi e le famiglie.
La famiglia di elefanti e Echo, il delfino sono raccontati da Megan Markle e Natalie Portman (in italiano Elisa e Cristiana Capotondi). Come sono state scelte le voci narranti?
Quando scegliamo una voce cerchiamo qualcuno che possa rispecchiare le caratteristiche della storia. Nel caso di Megan, gli autori l'hanno incontrata mentre stavano girando sul posto: stava visitando la Botswana e una delle nostre produttrici Vanessa Berlowitz, ha avuto modo di parlarle e mostrarle del materiale che avevamo girato. Poi mi ha contattato, mi ha raccontato di averla incontrata e mi ha chiesto se secondo me fosse possibile coinvolgere la Duchessa del Sussex nel progetto, così abbiamo preso delle clip audio di suoi discorsi alle Nazioni Unite del 2015 sull'emancipazione femminile e li abbiamo applicati al nostro materiale: era perfetto! Sapevamo che avremmo voluto una donna e qualcuno che rispecchiasse una società matriarcale e averla è stato un valore aggiunto incredibile, è in perfetta sintonia con l'empatia che questi animali hanno l'uno per l'altro. Per quanto riguarda Natalie Portman, invece, parte da un incontro fatto a Parigi, dove vive: ha portato i suoi figli a una proiezione di uno dei film DisneyNature, ci ha avvicinati, si è complimentata per il nostro lavoro e si è detta disponibile ad aiutarci qualora ci fosse la possibilità. E quindi quando abbiamo lavorato a Echo, il delfino ci è sembrata la voce ideale per quella storia e lei ne è stata entusiasta.
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Il fascino degli elefanti
Qual è stata la principale sfida de La famiglia di elefanti rispetto a Echo, il delfino o altri film DisneyNature?
Interessante. Penso che la sfida principale sia stata di stare al passo con gli elefanti, che comunicano tra loro in modo incredibile. C'è questa sequenza bellissima nel film in cui il piccolo elefante resta bloccato nel fango e, letteralmente il giorno dopo, la troupe si è svegliata e gli elefanti erano andati via: il messaggio era chiaro per tutti che restare lì era pericoloso e dovevano riprendere il cammino. Quindi il difficile è stato essere sempre un passo avanti. Inoltre questo è l'unico luogo in cui gli elefanti sono ancora liberi di muoversi liberamente e attraversare anche il confine dal Botswana allo Zimbabwe, facendo un viaggio incredibile. C'è stato bisogno di mezzi speciali per star loro dietro, li chiamiamo Swop Trucks e ci hanno permesso di tenerli sotto controllo. Per fortuna avevamo anche il vantaggio di poter volare e seguirli dall'alto.
Guardando il film si capisce quanto la famiglia e gli anziani siano importanti per gli elefanti. Cosa possiamo imparare, come esseri umani, da questi splendidi animali?
Sì, è una storia molto interessante di emancipazione femminile, perché abbiamo queste grandi matriarche che guidano il branco e si espongono al pericolo per il bene del gruppo. Sono molto protettive e la loro è una storia molto matriarcale, penso che ne abbiamo proprio bisogno oggi. Una storia di comunità e di come restando uniti si possano superare le difficoltà.
Dall'animazione all'impegno naturalistico
Prima di lavorare in ambito documentaristico, hai lavorato nell'animazione. C'è qualcosa che hai imparato in quel settore che ha modellato il tuo approccio ai documentari?
Ho lavorato in animazione e continuo a farlo. Sono fortunato di essere in Disney da ventisette anni e aver lavorato a film meravigliosi con alcuni dei migliori animatori al mondo e ora con alcuni dei migliori filmaker naturalisti del mondo. Quel che è interessante è che da qualche parte le True Life Adventures incontrano l'animazione. Accade nel mezzo del processo produttivo: in animazione parti senza che nulla sia definito e sei libero di inventare qualunque cosa; con i documentari naturalistici invece ti trovi con filmati che in qualche modo ti indicano quale sia la storia da raccontare. E da qualche parte, mentre metti insieme i pezzi, i temi si sviluppano. E sono quelli che ti guideranno nel completare la storia. Penso che le tematiche siano uno degli aspetti più importanti nel raccontare una storia, eppure sono anche tra le ultime cose che riesci a trovare, perché continuano a evolvere.
I due film sono stati lanciati il 3 Aprile su Disney+ per celebrare il Mese della Terra. Puoi dirci qualcosa dell'impegno di DisneyNature nel sostenere le organizzazioni che proteggono l'ambiente?
Sono molto orgoglioso del lavoro che DisneyNature, e Disney nel complesso, svolge. C'è un gruppo fantastico che si chiama Disney Conservation Fund che ci aiuta per tutto il processo e si assicura di riuscire a diffondere il messaggio di conservazione in tutto il mondo. Dal punto di vista finanziario, per ogni film che è uscito in sala una percentuale degli incassi della prima settimana sono stati devoluti a un'organizzazione no-profit che ha a che fare con l'argomento del film. Ora il Disney Conservation Fund ha dato un importante contributo a Elephant Without Borders in Botswana, che è un'organizzazione molto importante nel promuovere il tema della coesistenza tra animali e popolazione umana e si sta preoccupando di insegnare alla gente come assicurarsi che gli elefanti siano protetti nei prossimi anni. Il lavoro che abbiamo fatto è impressionante e siamo riusciti ad aiutare il Global Penguin Fund con Penguins e di salvare grandi aree delle pianure del Qinghai con Born in China e ne sono molto orgoglioso.
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