In un panorama televisivo in cui l'algoritmo sovrasta tutto e, per abbracciare il pubblico più vasto possibile, si sta standardizzando sempre più il gusto, c'è un servizio di streaming che ha fatto invece di qualità, originalità e unicità la propria filosofia. Sì, AppleTV+ l'ha fatto di nuovo, ha tirato fuori dal cilindro una delle serie più belle dell'anno: questa recensione de La donna del lago (Lady in the Lake) è destinata a creare alte aspettative, ma sentiamo la necessità di essere enfatici, perché se è vero che i titoli della piattaforma sono bellissimi, lo è altrettanto il fatto che, purtroppo, siano visti da poche persone.
Potrebbe sembrare una cosa triste, invece è confortante pensare che esistano serie come Lady in the Lake, in cui la fotografia non è standardizzata, o non siano tassativamente presenti la storia d'amore teen e la canzone del momento. Significa che qualcuno pensa ancora a un pubblico interessato e non distratto, in grado di apprezzare non soltanto una trama avvincente, ma anche un racconto fatto di immagini più complesse, in grado di raccontare attraverso simboli e montaggio alternato.
La serie di Alma Har'el adatta l'omonimo romanzo di Laura Lippman, caso letterario apprezzato anche da Stephen King, ma non si limita a dare carne e sangue alle parole della scrittrice. La regista, anche sceneggiatrice, usa il racconto per fare un discorso molto più ampio: l'indagine di Maddie Schwartz (il premio Oscar Natalie Portman, alla prima interpretazione in una serie tv), casalinga di Baltimora che ha rinunciato al sogno di diventare giornalista, ma ha una sorta di risveglio quando viene assassinata una ragazzina nel suo quartiere il giorno del Ringraziamento del 1966, è una vera e propria esplorazione della mente di una donna che, cercando la verità, sta contemporaneamente riscoprendo se stessa e il senso dell'esistenza.
La donna del lago è ispirata a una storia vera
La trama de La donna del lago è quella del libro di Lippman: l'autrice ha preso spunto da due omicidi realmente accaduti quando era più giovane e che l'hanno profondamente segnata. Quello di Esther Lebowitz, ragazzina bianca ed ebrea di 11 anni, e quello di Shirley Parker, donna nera di 33 anni il cui corpo fu ritrovato nella fontana di Druid Hill Park. Il primo assassinio fu molto trattato dalla stampa, il secondo catturò l'interesse soltanto della comunità nera. Possiamo quindi dire che, in parte, quella di Lady in the Lake è una storia vera. Lo stesso accade infatti nella serie AppleTV+: la protagonista rimane sconvolta dalle uccisioni della piccola Tessie Fine, figlia del ragazzo che frequentava ai tempi dell'università, Allan (David Corenswet, il nuovo Superman), e di Cleo Johnson (Moses Ingram), barista nel locale gestito da Shell Gordon (Wood Harris). Maddie si mette in testa di indagare e propone le sue scoperte al direttore di un giornale. All'inizio non viene presa sul serio, poi, quando dimostra di essere disposta a tutto pur di trovare indizi e prove, diventa effettivamente una reporter investigativa. Per realizzare finalmente quello che è sempre stato il suo sogno, è disposta a lasciare ogni cosa: il marito Milton (Brett Gelman), il figlio Seth (Noah Jupe) e la casa.
Nella vita c'è bisogno anche di poesia
La donna del lago su carta sembrerebbe una classica serie thriller che sconfina nel true crime: questa è certamente la spina dorsale del magnifico caleidoscopio che è l'opera di Alma Har'el, ma, si capisce presto, è anche il trampolino usato per prendere slancio verso un racconto molto più ambizioso. Le linee temporali si alternano e si confondono continuamente, raccontando la giovinezza della protagonista, per poi passare bruscamente alle indagini, in un continuo dialogo tra passato e presente. È come se, dal momento in cui Maddie scopre gli omicidi, mettesse sotto esame se stessa e la propria vita. In un certo senso è come se la sua esistenza e quelle di queste altre due donne fossero collegate, perché hanno tutte una cosa in comune: sono state costrette a rinunciare ai propri sogni, alle aspirazioni, ai desideri. Ma, a differenza di Tessie e Cleo, la protagonista è ancora viva e sente l'urgenza di liberarsi, di inseguire finalmente la propria felicità, invece che mettere da parte la propria in favore di quella di un marito e un figlio che non la capiscono e, anzi, la mortificano, deridendo la sua voglia di indipendenza.
Siamo nella Baltimora degli anni '60 e all'epoca una donna non poteva pagare qualcosa senza il consenso scritto del marito e le relazioni tra bianchi e neri erano punite con la galera. Ma la protagonista, molto più avanti rispetto ai suoi tempi, decide di sfidare queste regole, andando a vivere da sola, trovandosi un lavoro e instaurando una relazione con un poliziotto nero, Ferdi (Y'lan Noel).
Questa storia di riscatto ed emancipazione sarebbe avvincente già di suo, ma Alma Har'el la trasforma in un'esperienza indimenticabile grazie a una cura formale che difficilmente si trova in televisione. Si passa infatti presto a toni da thriller psicologico, con sogni e visioni che sembrano usciti dalla mente di David Lynch, uniti a numeri musicali degni di un bellissimo musical. Lady in the Lake ha la capacità di sembrare contemporaneamente un procedurale, un grande show in un night club e un'opera surreale. Notevolissimo anche il lavoro sulla colonna sonora, che va a ricercare brani e sonorità dell'epoca.
Natalie Portman guida un cast eccezionale
Alma Har'el ha detto di amare il cast de La donna del lago, perché ogni componente è un attore che ha dentro di sé della poesia. In effetti le splendide immagini che ha creato sono esaltate dalle interpretazioni di un cast eccezionale: Natalie Portman è il centro su cui convergono tutti, ma ogni altro attore dà il meglio di sé, da Moses Ingram a Noah Jupe, con cui la regista ha già lavorato nel film Honey Boy. Da segnalare Mikey Madison, che qui ha un piccolo ruolo, ma si prende prepotentemente la scena grazie al suo gigantesco carisma, su cui Sean Baker ha basato il film Anora (recensione qui), premiato al Festival di Cannes 2024 con la Palma d'Oro.
Se non avete paura di guardare il proverbiale abisso, fatevi guidare da Maddie Schwartz in questo viaggio oscuro e affascinante, divertente e pericoloso. La donna del lago è una perla per cui vale la pena immergersi in profondità.
Conclusioni
Lady in the Lake è l'adattamento televisivo dell'omonimo romanzo di Laura Lippman e la prima serie tv interpretata da Natalie Portman. L'attrice premio Oscar è Maddie Schwartz, casalinga nella Baltimora degli anni '60 che, sconvolta dall'omicidio di due donne, decide di lasciare figlio, marito e casa per indagare su quanto accaduto. Cast eccezionale e trama avvincente, Lady in the Lake è soprattutto l'opera esteticamente bellissima e onirica di Alma Har’el, che realizza una serie unica, molto diversa da quanto abbiamo visto negli ultimi anni di televisione realizzata inseguendo l'algoritmo.
Perché ci piace
- La bellezza formale della serie di Alma Har’el, che unisce thriller, musical e psicanalisi.
- La bravura del cast: da Natalie Portman a Mikey Madison.
- La colonna sonora.
- La bellezza di costumi e scenografie.
- Il sapiente utilizzo di piani temporali paralleli.
Cosa non va
- Chi si aspetta un thriller classico potrebbe rimanere spiazzato.
- È una serie che si deve seguire con attenzione: ogni dettaglio, oltre a essere una gioia per gli occhi, è importante.