Negli Studios di Cinecittà, nella sala intitolata niente meno che al grande Federico Fellini, luogo simbolico che ospitò gli albori della sua prestigiosa carriera, Sophia Loren accompagnata dalla sorella Maria Scicolone, dal cast al completo e dal regista Vittorio Sindoni ha presentato stamattina La mia casa è piena di specchi, la minifiction in due puntate sulla vita dell'attrice che ha rappresentato e rappresenta tuttora l'italianità nel mondo e nel grande Cinema.
Dal dopoguerra a Pozzuoli fino ad oggi, passando per la fame e le difficoltà economiche, per il difficile inizio carriera fianco a fianco con la madre Romilda Villani, vera artefice del grandioso successo planetario della bella Sofia, quel futuro che aveva a lungo sognato per se stessa ma cui dovette rinunciare per colpa di un amore travagliato.
Dapprima in copertina sulle riviste di fotoromanzi più famose col nome di Sofia Lazzaro e poi le code a Cinecittà per ottenere comparsate in grandi film come Quo Vadis?, la giovane Sofia si fa strada nel mondo dello spettacolo superando tutte le difficoltà del dopoguerra, ma soprattutto il rapporto burrascoso con il padre Riccardo Scicolone, nel film è interpretato da Enzo Decaro, che la riconobbe come figlia dandole il suo cognome, per poi sparire dalla sua vita per anni, non riconoscendo la seconda figlia Maria fino a quando non fu costretto a farlo dalla figlia maggiore ormai divenuta famosa e ricca.
Tappa fondamentale l'incontro con il produttore cinematografico Carlo Ponti e l'Oscar vinto nel 1962 come Migliore Attrice per La Ciociara, la prima artista italiana a vincere la prestigiosa statuetta e con un film tutto italiano.
La mia casa è piena di specchi è liberamente ispirato all'omonimo romanzo edito da Gremese editore e scritto dalla sorella minore Maria Scicolone (ex-moglie di Romano Mussolini), anche co-sceneggiatrice della miniserie diretta da Vittorio Sindoni ed interpretata anche dalla bellissima Margareth Madè (ormai lanciata dopo l'esordio in Baarìa di Giuseppe Tornatore), nel ruolo di Sofia negli anni del successo, e da Gilda Lapardhaja, nel ruolo della sorella Maria in età adulta.
Nel finale della conferenza stampa di presentazione c'è stato spazio anche per una piccola premiazione in cui la Rai, nella persona del responsabile delle Relazioni Esterne Fabrizio Maffei, ha consegnato alla diva un monile raffigurante la farfalla simbolo del logo Rai come omaggio per il lavoro svolto insieme in occasione della produzione di questa nuova miniserie-evento della stagione televisiva della tv di Stato.
Come ha accolto Cinecittà Studios la notizia che si sarebbero svolte qui a Roma, negli storici studi cinematografici, le riprese di una fiction con e su Sophia Loren?
Maurizio Sperandini: E' stata molta la gioia e l'onore di aver potuto ospitare questo progetto e vi confesso che oggi sono un po' emozionato perchè essere in questa sala con un mito italiano che tutto il mondo ci invidia non succede tutti i giorni. Quando abbiamo parlato per la prima volta di realizzare questa miniserie a Cinecittà, ci siamo resi conto da subito che sarebbe stato difficile di questi tempi portarla a termine; era un progetto ambizioso e avevamo a disposizione fondi non sufficienti, ma tirando la cinghia e cercando tutti di fare del nostro meglio, ce l'abbiamo fatta. Era un risultato che volevamo ottenere a tutti i costi, noi amiamo definirci i 'muratori' del cinema, ci mettiamo a servizio dei nostri clienti e degli artisti che qui da noi lavorano e questa volta è stato davvero un sogno lavorare con la signora Loren.
Anche la Rai ha creduto molto in questo progetto e alla fine il sogno di portare la grande Sophia in una fiction si è avverato...
Signora Loren, perchè ha detto si a questo film? Cosa l'ha spinta a raccontarsi?
Sophia Loren: C'ho messo molto tempo per decidere per il si, non credete che sia stato facile. Avevo letto il libro di mia sorella e mi sembrava molto bello e sin da subito mi sono immaginata la trasposizione in film, anche se c'era qualcosina che andava cambiata. Quel che mi ha spinto a dire di si è stata l'idea di fare un film-tv come omaggio a mia madre, mi sembrava una cosa meravigliosa, perchè è stata una donna favolosa, che ci è stata sempre accanto e si è battuta per noi, per farci mangiare e trovare il nostro posto nel mondo. Non era facile a quei tempi, c'era la guerra e tanta povertà, e questi ricordi sono ancora nitidi nella mia mente nonostante io fossi molto piccola e Maria ancora più piccola di me. Sono cose che si sono rimaste dentro. E così piano piano mia sorella mi ha convinta e ho detto si.
Cosa le ha riportato alla mente la produzione di questa fiction tv dedicata a sua madre e alla sua famiglia?
Signora Maria, com'è nato questo romanzo frutto di tanti piccoli appunti di vita familiare?
Maria Scicolone: Il mio libro è stato riadattato per la sceneggiatura di questa fiction, ma ci tengo a precisare che nostra madre l'abbiamo vissuta in maniera molto diversa da come la vedete in questo film. Lei fu una madre con Sofia ed un'altra con me, fu madre di due figlie in un modo completamente diverso, per questo io e Sofia abbiamo due visioni e tante esperienze diverse con lei. Sofia per lei è stata l'incarnazione della realizzazione dei suoi sogni, io quella delle sue grandi delusioni, soprattutto d'amore. Abbiamo pagato la delusione amorosa di nostra madre causata da nostro padre, ma il rifiuto del suo uomo è un'esperienza che io ho vissuto al suo fianco e sulla mia pelle.
Come ha risposto in tutti questi anni alla domanda se le pesa essere la sorella di Sophia Loren?
Maria Scicolone: Colgo l'occasione per ringraziare Sophia perchè senza di lei non avrei neanche potuto mangiare in quei difficili anni. Ho vissuto tutta la mia vita di luce riflessa, ma ne abbiamo passate talmente tante che persino la luce riflessa mi è piaciuta (ride). Mi sono riscattata, però, e ho realizzato i miei sogni a 38 anni, quando mi sono laureata in lettere ottenendo il più grande successo della mia vita. Mi è pesato non avere un padre, ma ho avuto due splendide figlie, che sono tutto per me.
Questa miniserie in due puntate è 'liberamente tratta' dal romanzo di Maria Scicolone, per esigenza di narrazione o per via di particolari omessi per qualche motivo?
Questo suo romanzo è da considerarsi un po' come una seduta psicanalitica di famiglia?
Maria Scicolone: Non sono una scrittrice, né una giornalista, con questo libro sono andata come una giovinetta alla ricerca del tempo perduto. Ero nella casa estiva in cui andavo con mia madre da ragazza, ero continuamente angosciata perchè mia madre aveva sempre bisogno di prove d'amore da parte mia. Erano giorni difficili, lei era malata e ad un certo punto ho visto dei fogli e ho iniziato a scrivere per sfogarmi. Poi l'ho vista uscire dalla porta di quella villetta come un'imperatrice, fiera, e mi sono fermata a pensare a quel che stavo facendo. Ho chiuso quelle pagine in una scatola e non l'ho più riaperta. Dopo qualche mese lei è morta ed io ho fatto la mia vita. Un giorno li ho ritrovati, li ho letti e ho ripreso a scrivere da dove mi ero interrotta. In un mese e mezzo è nato questo romanzo in cui si parla di specchi, ricordi dolorosi che appaiono e scompaiono, tutto svanisce e poi riappare come in uno specchio.
Che effetto ha fatto a Margareth Madé sentirsi Sophia Loren?
Quale dote vorrebbe avere Margareth Madé delle tante doti di Sophia Loren?
Margareth Madé: Quel che mi posso augurare è di riuscire a conciliare la vita artistica con quella vita privata, vorrei costruirmi una famiglia e portare avanti le due cose in maniera eccellente e completa come ha fatto lei in tutti questi anni.
Come ha affrontato Enzo Decaro il difficile ruolo del padre snaturato e indifferente?
Sophia, che effetto le ha fatto interpretare sua madre?
Sophia Loren: E' stato molto difficile, ho avuto molte discussioni anche dure con mia sorella sul set per questo motivo, però devo dire che quando ho deciso di cominciare il progetto mi sono sentita addosso una grande responsabilità. Per due mesi è stato come vivere in un purgatorio, volevo assolutamente essere fedele al 100% a quello che fu lei in certe situazioni. Sono seguite tante notti insonni passate a riflettere su quelllo che avrei dovuto interpretare, non è stata proprio una passeggiata. Margareth è stata perfetta nell'interpretare me da giovane, l'ho conosciuta ed è una ragazza per bene, educata e molto attenta alla sua carriera, è stata una figlia meravigliosa.
Le lunghe discussioni sul set tra lei e sua sorella a cosa furono dovute? Su cosa in particolare siete state in disaccordo?
Sophia Loren: Principalmente sul carattere di mia madre, una donna che ha vissuto la sua vita sperando di poter avere prima o poi una famiglia e un uomo che potesse amarla. A 25-26 anni ha trovato poi l'uomo sbagliato, mio padre, e da allora non ha più avuto una vita di donna ma solo di madre, era amareggiata e non ha mai più creduto in un uomo. La sua vita siamo state io e Maria. Quando lei e nostro padre si sono rincontrati dopo tanti anni, ha provato a ricominciare e a crearsi una vita di famiglia con lui, ma senza riuscirci. Era un uomo duro, un muro che non si è mai scalfito neanche di fronte al sentimento di una donna che non ha fatto altro che amarlo in maniera meravigliosa. E' stata molto infelice e drammatica la sua vita, non ha mai potuto realizzare il sogno di sposarsi in chiesa con l'abito bianco e questa cosa l'ha segnata indelebilmente.
Sophia Loren: Mia madre Romilda Villani era una donna piena di temperamento, una donna che voleva fare sempre le cose al massimo, tanto che a volte cercava di ottenere l'impossibile, ma allo stesso tempo era una donna fragilissima. Amava ridere, amava la vita, ma nonostante questo rimaneva sempre dura all'apparenza, ma per gli altri forse, non per me. La mia vita è stata una favola meravigliosa, non lo avrei mai pensato all'epoca e sono grata prima di tutto a mia madre e poi a tutti quelli che mi hanno sempre sostenuta e amata.