Gyeongseong è uno degli antichi nomi con cui era conosciuta e chiamata l'attuale Seul, capitale della Corea del Sud. La città era anche nota come Hanseong o Hanyang, ma dipende dal periodo storico di cui parliamo. Essendo ambientato nel 1945, a ridosso della sconfitta della Germania Nazista e dei suoi alleati, Gyeongseong è l'appellativo giusto e adeguato da utilizzare, se vi state per caso domandando il motivo di una scelta così complessa a discapito di un più semplice Seul.
Il fatto è che, sotto il dominio nipponico e dunque durante l'occupazione imperiale giapponese, Seul divenne una delle più importanti colonie e chiamata appunto Keijo o Gyeongseong, letteralmente "città capitale", dal 1910 fino al 1945. Il nome in sé aiuta nell'immediatezza a identificare periodo d'ambientazione e background storico de La creatura di Gyeongseong, nuovo e affascinante k-drama targato Netflix diviso in due parti, una già disponibile in piattaforma con i suoi 8 episodi e la seconda in arrivo il prossimo 5 gennaio. Un prodotto interessante da non sottovalutare nell'offerta natalizia del colosso dello streaming, nonostante diverse perplessità formali e contenutistiche.
Incubi di guerra
L'intreccio narrativo de La creatura di Gyeongseong è reso leggermente complesso da un corposo cast di protagonisti le cui vicende sono destinate a incrociarsi tra loro. Tra i tanti personaggi che popolano lo show coreano, comunque, il più importante è sicuramente Jang Tae-sang (il Park Seo-joon anche visto in Parasite e The Marvels), astuto e accattivante proprietario della Casa del Tesoro d'Oro, il migliore e più noto banco dei pegni di tutta la città. Avete presente Affari di Famiglia? È la stessa cosa, con tutti i prezzi offerti al ribasso rispetto alle attese degli avventori, per altro con alcuni siparietti situazionistici abbastanza esilaranti. Attratto del potere e dal denaro soprattutto come scappatoia da una precedente vita di disagi e sacrifici, Jang è fiero del suo lavoro e dei contatti e delle conoscenze che questo è riuscito a procurargli nel corso degli anni, specie tra i Giapponesi.
È sempre lui ha gestire la rete d'informatori più capillare di tutta Gyeongseong, aiutando amici e occupazionisti - ma soprattutto se stesso - sempre e solo a scopo opportunistico. Finché non si caccia in un grosso guaio: rintracciare l'amante scomparsa di un generale giapponese, occasione che lo porterà a fare la conoscenza di Yoon Chae-ok (Han So-hee), cercatrice della Manciuria giunta in città insieme al padre alla ricerca della madre scomparsa. Le indagini li condurranno molto presto verso la stessa direzione, che è quella del fatiscente e spettrale ospedale di Ongseong, dove pare che i giapponesi stiano sperimentando qualche nuova arma di tipo biologico per evitare di perdere la guerra.
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Un gusto mix di generi
Non fatevi spaventare dal ritmo decisamente compassato dei primi episodi de La creatura di Gyeongseong, perché la serie cambia ed evolve già nel corpo centrale e poi verso la fine. L'incipit è in realtà molto promettente per struttura e regia, catapultandoci senza alcuna coordinata nel cuore esatto del mistero, dandoci un rapido assaggio del male generato dal male, di quella creatura che dà il titolo all'opera. Lo show è poi costretto a presentare relazioni e personaggi, giocando al ribasso con il mistery ma sferzando il dramma e la commedia con pertinenti note thriller e noir, così da accompagnare pure lo sviluppo di un rapporto più intimo ed emozionante tra alcuni protagonisti, interamente gestito con una narrazione odi et amo. A convincere più di tutto è un forte richiamo all'orrore di stampo kingiano, per questo molto vicino a Stranger Things (l'inizio nel laboratorio è abbastanza esplicito) e che ricorda anche produzioni cinematografiche che nel recente passato hanno giocato con l'aspetto più occulto, tetro e sovrannaturale dei nazisti, pensando ad esempio a Overlord di Julius Avery.
Ci sono esperimenti, ci sono mostri, c'è tensione e azione ne La creatura di Gyeongseong, a cui manca però un respiro produttivo efficiente in termini di effetti pratici e speciali, in particolar modo guardando alle esplosioni (che sono più di quelle che possiate immaginare) e alla creatura in sé. È però brillante la trattazione del tema dell'orrore della guerra in senso fisico, dedicato alla trasformazione dell'uomo in mostro, anche del più nobile. Pecca forse d'equilibrio nei vari toni utilizzati e nel ritmo del racconto, ingranando la giusta e decisiva marcia soltanto verso le battute finali, quando anche la regia si fa più virtuosa e decisamente avvincente in chiave mistery e orrorifica. Per questo aspettiamo con molta curiosità l'arrivo della seconda parte della serie, che fortunatamente non tarderà molto a uscire in piattaforma.
Conclusioni
Avvincente, misterioso, inquietante e persino romantico: il mix di generi con cui è ideato e confezionato La creatura di Gyeongseong funziona a più riprese al netto di alcune perplessità stilistiche e narrative che ci auguriamo (anche per lo sviluppo degli eventi in sé) possano essere migliorate con l'uscita della seconda parte di stagione il prossimo 5 gennaio. Tra un Maestro e un Rebel Moon, se amate Stephen King, Stranger Things, Overlord e la storia coreana, siamo certi che troverete nel nuovo originale Netflix un prodotto estremamente invitate per il vostro palato.
Perché ci piace
- Il fascino dell'ambientazione, soprattutto quella relativa agli esperimenti.
- Le interpretazioni di Park Seo-joon e Han So-hee.
- Alcune sequenze tra l'orrore e l'azione sono dirette estremamente bene...
Cosa non va
- ... Tanto da lasciare con molto amaro in bocca per gli effetti speciali spesso inadeguati.
- Un po' di problemi di tono e di ritmo.