"C'è chi sogna di fare bungee jumping. E io non volevo morire senza rapinare la Banca di Spagna". Sono le parole del Professore, che pronuncia mentre si trova in un faccia a faccia da western, con le pistole puntate, di fronte ad Alicia Sierra. Il Professore è il personaggio simbolo de La casa di carta, che è finalmente arrivata al finale di serie dopo cinque, lunghe stagioni, a volte gloriose, a volte dolorose, non tutte sempre al massimo. Ma con il finale de La casa di carta 5, di cui parliamo oggi, la serie creata da Álex Pina ci sembra aver raggiunto il suo equilibrio, una chiusura degna di una serie che in questi anni ha conquistato milioni di persone in tutto il mondo. È chiaro che, raccontandovi il finale di una serie, incorreremo in alcuni SPOILER, ma non vi racconteremo comunque chi vive e chi muore, chi vince e chi perde. Se non avete ancora visto il finale, non vi diremo se stavolta il colpo riesce oppure no. Piuttosto cercheremo di spiegare il senso delle azioni di alcuni personaggi.
Il Professore: Nel nome del padre
Perché con il finale di serie de La casa di carta gli sceneggiatori si sono preoccupati di chiudere la storia e di portare alla conclusione la rapina del secolo. Ma anche di chiudere dei cerchi, e di spiegare le motivazioni di alcuni personaggi che, sin dalla Parte 1, ci sembravano chiaramente in cerca di rivalsa, prima ancora che di ricchezza. Si vedeva che c'era qualcosa di più a muovere le loro azioni. Quante volte vi siete chiesti chi fosse veramente il Professore (Álvaro Morte), quella mente criminale perfetta, oltre che un uomo in grado di parlare alle donne in modo sensibile e seducente? Un uomo dalla mente sopraffina eppure una persona profondamente sola, al limite della sociopatia. Ce lo racconta ora, il Professore, seduto insieme a Berlino e al figlio di lui al tavolino di un caffè a Plaza Mayor, a Madrid, prima che tutto abbia inizio. Era solo un bambino, che rincorreva la macchina del papà sulla sua bicicletta. Credeva che il padre lo avrebbe portato a pescare. E lo ha visto morire davanti ai suoi occhi, ucciso a sangue freddo dalla polizia mentre usciva da una banca, che aveva appena rapinato. Non c'è stato niente, o quasi, nella vita del Professore, che sia riuscito a colmare quel vuoto. Se non un fatto. Continuare a rapinare, e fare le rapine più grandi che si possano immaginare. In questo modo al Professore sarà sembrato che, in qualche modo, il padre potesse vederlo, essere orgoglioso di lui. "Se mi chiedi perché faccio rapine, è molto semplice" dice al figlio di Berlino. "È per parlare con lui". "Quella stessa notte mi raccontò il suo sogno di rapinare la Zecca di Stato. Ridemmo a crepapelle. Riesci a immaginare la macchina con cui fanno il denaro? Ora sono io a raccontargli il film: papà che ne dici di questa parte del piano? Parlo molto con lui. Parlo più con lui morto che con chi è vivo".
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Berlino: Seduzione e tradimento
E quel padre è colui che lega Sergio, il Professore, ad Andrés, cioè Berlino (Pedro Alonso), il suo fratello di sangue e di rapine. Durante le stagioni che hanno raccontato il secondo colpo, quello alla Banca di Spagna, le Parti 3, 4 e 5, abbiamo visto Berlino vivere la sua vita precedente in una serie di flashback, che in un primo momento ci sembravano messi lì solo per continuare a tenere nella serie il personaggio di Pedro Alonso, scomparso alla fine della stagione 2, durante la rapina alla Zecca di Stato. Ci sembrava il modo di vedere un Berlino nuovo, spensierato, più dolce e lirico. Quello che avevamo visto dentro la Zecca, nella prima rapina, era invece folle, cattivo. Ancora nella Parte 5, Volume 1, avevamo visto un Berlino dandy, da commedia brillante, rubare un oggetto prezioso a Copenaghen insieme alla moglie Tatiana, ladra provetta anche lei, e al figlio del precedete matrimonio, che voleva provare ad iniziare al crimine. In queste ultime puntare abbiamo scoperto una verità dolorosa anche su di lui. La storia con Tatiana è naufragata, l'affascinante Berlino è stato lasciato con le formule più abusate del mondo, "ti devo parlare" e "non rendere le cose più difficili". Sì, Berlino è stato lasciato per un altro, e questo davvero ha reso le cose più dolorose. È stato lasciato perché la loro vita in giro per il mondo, a rapinare ogni cosa possibile, è diventata una vita più tranquilla. Berlino così esplode in una rabbia incontrollata e devasta il bar dell'hotel dove si trovano, mentre un'orchestra suona Can't Take My Eyes Off You. Tutto questo è servito a dare un senso al flashback, perché anche qui, ancora una volta, si chiuderà il cerchio. Tatiana e il figlio di Berlino avranno un ruolo importante anche nella rapina alla Banca di Spagna, e le loro storie andranno a scontrarsi fragorosamente con quelle del Professore. Ma, soprattutto, capiremo il perché del Berlino amareggiato, incattivito, folle che abbiamo incontrato nelle prime due stagioni della serie, quelle della rapina alla Zecca di Stato. Il suo innamorarsi in modo brusco di uno degli ostaggi, una giovane studentessa, è anche figlio di questa delusione. Il volere dare il massimo per la banda in quella rapina, e progettare con tutte le energie il colpo che sarebbe venuto dopo, insieme al Professore e a Martin, cioè Palermo (Rodrigo de la Serna) anche.
Non sparate...
Ma, nel finale del La casa di carta, c'è anche un'altra svolta. Chissà se Álex Pina e i suoi sceneggiatori hanno sentito alcune delle critiche che sono piovute addosso alla serie, come quella di essere diventata troppo violenta, sanguinosa. Proprio qui su Movieplayer, quando abbiamo parlato delle reazioni dei fan della serie, avevamo notato come molti spettatori si fossero lamentati del fatto che, da heist movie, la serie si fosse tramutata sempre più in war movie. In questo senso, l'episodio 5 - se siete arrivati fin qui lo sapete - si era chiuso in modo tragico e doloroso. L'ultima parte della serie, la Parte 5 - Volume 2, sembra aprirsi proprio nello stesso modo. Ma poi, in qualche maniera, le sparatorie cessano. Prima assistiamo alla trasmissione di un accorato messaggio video di Lisbona, trasmesso da dentro la banca, in cui ammette che la banda ha sbagliato, che si scusa. Più tardi, in una situazione di estrema tensione, sarà il Professore a ordinare ai suoi di arrendersi. Sono state perdute troppe vite, da una parte e dall'altra, non è il caso di sprecare altro sangue. Giunti alla resa dei conti, rimasti lui e Tamayo, uno di fronte all'altro, sarà ancora il Professore - per la prima volta nella banca e non da fuori - a dire di non sparare. Sarà un altro gioco di prestigio, una trattativa, chiamatela come volete. È come se, in questo finale, Álex Pina e i suoi volessero chiudere un altro cerchio, tornare cioè a La casa di carta originale, la prima, quella che era una partita a scacchi, era un gioco di strategie, era l'Aikido. Non certo un gioco al massacro.
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Non è tutto oro ciò che luccica
Il finale di serie de La casa di carta è a suo modo geniale. Dall'inizio della Parte 5 Volume 2, cioè dall'episodio 6, si comincia a porre l'attenzione su quello che è l'oggetto del desiderio, il motore al centro della rapina, qualcosa che ci eravamo quasi scordati. Nel cuore della Banca di Spagna c'è la riserva aurea, ci sono 90 tonnellate d'oro. La Banca di Spagna è come il Fort Knox di Agente 007, missione Goldfinger. L'idea geniale con cui gli sceneggiatori riescono a portare a termine la serie ha a che fare con l'oro. L'oro non è qualcosa che brilla e basta, che vale molto e corrompe da sempre l'uomo. L'oro ha un valore, è la garanzia della moneta coniata da uno Stato. L'oro condizione la Borse, le economie nazionali e internazionali. Il Professore, la sua banda, Alicia Sierra, Tamayo, tutti quanti non sono pedine che vengono mosse in una scacchiera - anche se, a livello narrativo, accade proprio questo - ma sono persone che vivono nella società di oggi, che è regolata dalle leggi dell'economia. Se siete arrivati al finale de La casa di carta capirete quello di cui stiamo parlando. Se non ci siete ancora arrivati, fate attenzione a quello che vi abbiamo detto. E al fatto che, come dice il proverbio, non è tutto oro ciò che luccica.