Indicato dall'American Film Institute come uno dei migliori cento film della storia del cinema americano, Il tesoro della Sierra Madre fu uno dei primi film girati al di fuori degli States (in Messico). Costato una cifra spropositata per l'epoca (tre milioni di dollari), ottenne ben quattro nominations agli Oscar aggiudicandosene infine tre: Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura e Miglior Attore non protagonista. Il successo, se così si può dire, restò in famiglia, perché le tre preziose statuine furono attribuite tutte a John Huston (Miglior Regia e Miglior Sceneggiatura) e al padre Walter Huston (Miglior Attore non protagonista). La serata degli Oscar fu quindi un evento nell'evento, poiché per la prima volta un padre ed un figlio uscivano contemporaneamente vincitori e, tra l'altro, per uno stesso film! Il regista ripeterà parzialmente l'impresa con L'onore dei Prizzi, grazie all'Oscar vinto come Miglior Attrice non protagonista dalla figlia Anjelica Huston: gli Academy Awards divennero così, e a pieno titolo, un affare di famiglia per gli Huston... Niente da fare, invece, per Humphrey Bogart (qui alla sua terza collaborazione con Huston), autore di una performance di alto livello nelle vesti di Fred C. Dobbs, ma ignorato addirittura in fase di nominations (Sam Peckinpah in Voglio la testa di Garcia, renderà omaggio, però, all'interpretazione del bad guy per antonomasia, chiamando Dobbs uno dei personaggi del film).
La sceneggiatura è tratta dall'omonimo romanzo pubblicato nel 1936 e scritto da B. Traven (pseudonimo di Berwick Traven Torsvan). Allo scrittore (che viveva come un esiliato in Messico) è legato un curiosissimo episodio: con il nome di Hal Croves si presentò sul set come rappresentante legale di B. Traven e, dopo aver presentato immaginarie rimostranze per nome e per conto dell'autore del libro, fu subito messo sotto contratto come consulente tecnico del film per 150 dollari la settimana, quando, come affermerà successivamente lo stesso Huston, poteva guadagnarne 1000 presentandosi come B. Traven! Il lavoro sullo script occupò John Huston per sei anni (inframmezzato solo dalla realizzazione di due documentari bellici) e in un periodo che coincide con la Seconda Guerra Mondiale.
Nel 1941 la Warner Bros. (con un Jack Warner perplesso all'indomani della visita al set del film, per poi ricredersi ampiamente) pensò per il ruolo di protagonista a tre tough guys dell'epoca: George Raft, Edward G. Robinson e John Garfield. Humphrey Bogart, l'evidente star del momento, non fu stranamente considerato. Il ruolo di Howard fu assegnato a Walter Huston, al quale il figlio consigliò di recitare senza la dentiera per accrescere l'immagine d'avventuriero navigato! Walter Huston ripagò la dritta proponendo la scena in cui Howard balla suonando un'armonica a bocca: il regista apprezzò l'idea e la inserì nel film (per John Huston questa scena rimane una delle più belle che abbia mai girato). Inizialmente per Curtin la scelta ricadde addirittura su Ronald Reagan.
John Huston, che evidentemente non apprezzava le qualità attoriali del futuro presidente degli Stati Uniti, ripiegherà su un attore a basso costo, quel Tim Holt che era già stato uno dei protagonisti del fallimentare capolavoro di Orson Welles L'orgoglio degli Amberson (Reagan dichiarerà in seguito che lui avrebbe voluto recitare in quel ruolo, ma che fu la stessa Warner Bros., e non Huston quindi, a non assegnarglielo). Tra gli altri personaggi bisogna citare la presenza dello stesso regista nella figura dell'americano elegante al quale Dobbs chiede per tre volte l'elemosina, quella di Jack Holt, padre di Tim, che compare a fianco di Howard nella locanda Oso Negro e quella di Robert Blake, la futura star di alcuni serial televisivi americani di successo, che è il bambino intento a vendere i biglietti della lotteria.