L'invasione delle formichine Pixar
E' il 1998, sia la Pixar che la DreamWorks portano nelle sale un film che ruota intorno al microcosmo degli insetti, concentrandosi sulla popolazione delle formiche. I maligni sostengono che in realtà la Dreamworks, giovane del mercato dell'animazione, abbia rubato l'idea del mondo degli insetti alla rivale e abbia messo insieme il film in fretta e furia per essere pronti alla battaglia del box-office, ma sono speculazioni che lasciano il tempo che trovano: quello che conta è il film, e da quel punto di vista la Pixar ha messo a segno un altro colpo sicuro dopo aver aperto la strada all'animazione 3D con Toy Story.
Laddove lo Z la formica della Dreamworks decide di puntare ad un target più adulto, la mossa vincente della Pixar è quella di proseguire sulla sua strada che la vede impegnata nel produrre prodotti divertenti, rivolti principalmente ad un pubblico giovane, ma confezionati con un'intelligenza e una cura che non lasciano indifferenti spettatori più maturi ed esigenti.
La caratteristica predominante di lavori Pixar, dal precedente esordio nel campo dei lungometraggi d'animazione, proprio con Toy Story, fino al recente Alla ricerca di Nemo, è la ricchezza nella definizione dei personaggi, sia dal punto di vista tecnico, parlando di costruzione dei modelli 3D che li compongono, sia dal punto di vista puramente narrativo, con la cura infinita nel descrivere caratteri, psicologia, tic, emozioni di ogni personaggio, anche minore, che viene inserito nell'intreccio. Pensiamo, per esempio, a Flik e alle sue improbabili invenzioni, o al gruppo di insetti circensi da lui arruolati per la battaglia contro le cavallette che ogni anno arrivano a tiranneggiare, rubando parte del raccolto delle formiche, e a come risultino da subito vivi e realistici.
Limitandoci al puro campo della tecnica 3D, la supremazia Pixar nei confronti delle rivali è notevole e il livello di perfezione nelle animazioni e nell'elaborazione di luci ed effetti che contribuiscono a rendere reale il mondo da loro creato, cresce in modo costante con ogni film. In particolare in questo A Bug's Life, la scommessa vinta è stata quella di creare un ambiente aperto che potesse risultare il più possibile naturale, ampio, abbandonando l'ambiente sicuro, e in un certo senso facile, della stanza che faceva da teatro per gran parte del tempo ai personaggi di Toy Story.
L'animazione, in particolare, è il vero punto di forza del film, e qui bisogna dare grande merito ai tecnici 3D che lavorano come veri attori, riuscendo a far recitare i poligoni, modificando l'espressione di occhi, bocca e di tutto il corpo del personaggio.
Ma ciò non basterebbe a fare la differenza, se non ci fosse la brillante scrittura e regia di John Lasseter e Andrew Stanton a dare vita e calore ai solidi che impazzano sullo schermo. Il film attrae, soprattutto i più piccoli, sin dalle prime sequenze, ma è solo con il procedere della storia che lo spettatore, anche se non più bambino, viene calamitato dai personaggi, dalle situazioni, e invischiato nella ragnatela emotiva intessuta dagli autori.
Secondo la tendenza degli ultimi tempi, i doppiatori originali del film comprendono nomi illustri, e pur non avendo il cast di star di Z la formica, non c'è di che lamentarsi: Kevin Spacey, Julia Louis-Dreyfus, Denis Leary sono alcuni dei nomi noti presenti.
In definitiva, A Bug's Life è un ottimo prodotto d'intrattenimento, perfettamente integrato nella produzione Pixar, che continuerà a crescere e arricchirsi con i successivo Monsters & Co. e Alla ricerca di Nemo... in attesa del prossimo The Incredibles.
Movieplayer.it
3.0/5