L'insostenibile leggerezza dell'adolescenza
Non sempre un cast di livello è in grado di preservare una pellicola dalla palude del nonsense. Nel 2009 Bradley Rust Gray aveva azzeccato l'ingaggio di Zoe Kazan, una delle attrici più interessanti del panorama indie attuale, nel suo The Exploding Girl. A tre anni di distanza ci riprova assicurandosi la presenza di due straordinarie interpreti, la rivelazione Juno Temple e l'ottima Riley Keough, in Jack and Diane, dramma lesbo-adolescenziale ambientato a New York. Il talento della due attrici, però, da solo non basta a sostenere una pellicola dalla natura incerta. Il regista sembra non aver le idee chiare sulla direzione da intraprendere e decide di scimmmiottare lo stile indie da Sundance costruendo un'opera libera da vincoli, paradossalmente "troppo" libera, perdendo il senso della misura. Per Bradley Rust Gray aumentare l'intensità dei sentimenti dei suoi personaggi significa strafare in tutti i sensi. Così lo vediamo soffermarsi a lungo su dettagli intimi, bisogni corporali, ferite disturbanti esplorando il corpo delle sue protagoniste con insistente fascinazione nei confronti della "malattia". Per malattia si intende quel malessere nascosto tipico di tante adolescenti che qui si manifesta sotto varie forme, in primis un sottile autolesionismo, interiori ed esteriori.
Diane and Jack rivendicando la loro sessualità intrecciando una relazione anomala, segnata dall'inesperienza e dal non detto. La Diane di Juno Temple è un personaggio candido e smarrito, un'Alice nel paese delle meraviglie che si muove per i vicoli di New York con sguardo trasognato, celando in sé segreti e contraddizioni. Jack, solidamente interpretata da Riley Keough, si dimostra particolarmente intensa nel suo lesbismo manifesto e nella sua mascolinità, una corazza che nasconde il dramma della perdita di un fratello. A Bradley Rust Gray non basta concentrarsi sull'incontro tra le sue due protagoniste, ma decide di prendere la direzione del grottesco e del surreale insistendo con continui inserti metaforici che sembrano presi di peso da un horror di serie B. Il malessere delle due protagoniste si oggettiva nell'apparizione di figure mostruose in stile 'La mosca' intente a divorare a più riprese i personaggi del film. Tra lenzuola macchiate di sangue, fluidi corporei, denti che cadono e corpi martoriati si passa da un incontro all'altro delle due giovani in una profusione di silenzi, frasi enigmatiche e reciproche scoperte della propria sessualità. Purtroppo non sono poche le scene di cui sfugge il senso o in cui l'aspetto ironico sembra prevalere, suo malgrado, sulla drammaticità del contesto. Gray decide, inoltre, di mettere troppa carne il fuoco aggiungendo sottotemi come la morte del fratello di Jack, la partecipazione della gemella di Diane a un film porno messo su internet e la presenza/assenza degli adulti, che vengono unicamente accennati senza il dovuto approfondimento. La presenza di Kylie Minogue nei panni di una lesbica tatuata che condivide un incontro fugace con Jack non aggiunge molto a un film che non decolla mai. La stessa sessualità diversa delle due ragazze non è di per sé materia di dramma visto che entrambe hanno già accettato pacificamente la loro natura e la zia di Diane, l'unica adulta vagamente presente, non impiega troppo tempo a farsene una ragione. Così Jack and Diane gira a vuoto senza un vero fulcro drammatico, incasellandosi come esperimento non troppo riuscito nella filmografia del suo autore. Rimpiangendo l'occasione mancata, diamo appuntamento a Bradley Rust Gray con nuovi progetti.Movieplayer.it
2.0/5