L'infinito, recensione: un debutto in bilico tra l'ironico e il dolente

Umberto Contarello debutta dietro e davanti la macchina da presa con un film scritto a quattro mani con Paolo Sorrentino. Presentato nella sezione Concorso per il cinema italiano del Bif&st. Dal 15 maggio in sala.

Una scena de L'infinito

Si apre (e si chiude) sulle note di Gentle on my mind di Glen Campbell L'infinito di Umberto Contarello, lo sceneggiatore padovano qui al suo debutto davanti e dietro la macchina da presa. Nudo e seduto su una poltrona guarda in camera mentre scorrono i titoli di testa. Dedicato a Carlo Mazzacurati per cui ha scritto Il toro, Vesna va veloce, La lingua del Santo e La Passione, il film - presentato nella sezione Concorso per il cinema italiano del Bif&st e dal 15 maggio in sala - è prodotto da Paolo Sorrentino con la sua Numero 10 insieme a The Apartment in associazione con PiperFilm che lo distribuirà in Italia e all'estero.

L'equilibrio tra comico, assurdo e dolente

L Infinito Foto Dal Set
Contarello sul set

Scritto da Umberto Contarello e Paolo Sorrentino, L'infinito ruota attorno alla storia di uno sceneggiatore dal passato glorioso che si ritrova senza più nulla. Separato, con una carriera a picco e una figlia con la quale fatica a comunicare, Umbe - come lo chiamano gli amici - vagabonda nella vita mentre cerca di ricostruirsi un presente. Vive in una casa troppo grande e vuota, si confronta con la freddezza della burocrazia, osserva il mondo che lo circonda. Come la giovane suora che lava le finestre del palazzo difronte al suo o la squadra di rugby dove gioca la figlia che spia da dietro una siepe.

L Infinito Backstage Foto
Insieme a Sorrentino

Sprofondato in uno stato di avvilimento, lo sceneggiatore ha un'amica sempre al suo fianco: la malinconia. È con lei che trascorre le sue giornate, tra ripide scalinate da salire e incontri con sconosciuti con i quali scambiare parole e pensieri.

Intriso della poetica ironica (comprese le frasi a effetto) di Contarello e Sorrentino, che insieme hanno scritto This Must Be The Place. La grande bellezza e Loro, L'infinito è un film in cui il comico, l'assurdo, il dolente - emozionante il monologo sulla tomba della madre - convivono insieme in equilibrio. Inquadrature a camera fissa, il bianco e nero illuminato dalla fotografia di Daria D'Antonio, la colonna sonora di fiati e corde di Danilo Rea. Tutto nella forma e nella tecnica concorre a sorreggere ed enfatizzare il contenuto.

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Un'andatura morbida

L Infinito Backstage Immagine
Lungo il Tevere

Umbe, che "di lavoro fabbrica bugie", si ritrova ad aiutare una giovane aspirante sceneggiatrice alla quale insegna che usare il verbo funzionare va bene per i rubinetti mentre per le storie non ha alcun senso. "O sono belle o sono brutte", sentenzia, mentre la invita ad inserire una scena di ballo che "non serve a nulla". Ma dietro quell'apparente inutilità, L'infinito, in quel piccolo scambio racconta moltissimo del cinema, della scrittura, del mestiere dello sceneggiatore. Di cosa significhi raccontare storie.

L Infinito Immagine
Una scena del film

Con un tempo tutto suo, il film torna più volte sul concetto di "tourning point". Un termine che si può associare alla vita così come alla scrittura di un film. Ma, invece di cercare svolte assolute, L'infinito preferisce muoversi con un'andatura più morbida, tenera. "Vediamo che succede" è il mantra da seguire. Non a caso a fare da sfondo al vagabondare del protagonista è una Roma svuotata dal rumore, dai turisti, dalla confusione. Una città che ha il sapore del sogno e in cui Umbe si perde e si ritrova andando in giro a zonzo in monopattino.

Conclusioni

Per il suo debutto come attore e regista, Umberto Contarello scrive una storia a quattro mani con Paolo Sorrentino – anche produttore – in cui la finzione si intreccia con un racconto fatto di elementi autobiografici. La storia di uno sceneggiatore in crisi che ha perso tutto e deve ritrovare il suo centro. Un film in cui malinconia, tenerezza e speranza convivono e si fondo in una Roma in bianco e nero. L'infinito si muove tra comico, assurdo e dolente ed è intriso della poetica dei suoi due sceneggiatori che all'assolutismo preferiscono la morbidezza di un andamento più incerto.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • Il bianco e nero illuminato da Daria D'Antonio.
  • La commistione di assurdo e comico.
  • La tenerezza e il senso di speranza che attraversano il film.
  • La Roma onirica che fa da sfondo al racconto.

Cosa non va

  • Chi non ama le atmosfere dei film di Sorrentino faticherà ad entrare in empatia con il film.