L'inevitabilità della fine
Georges ed Anne sono due musicisti ottantenni in pensione, che conducono una vita dignitosa in una casa elegante. Ne facciamo la conoscenza al rientro a casa dopo aver assistito al concerto di un ex allievo pianista, ma subito, quella notte stessa ed al mattino seguente, arrivano i primi segnali di qualcosa che non va: Anne si mette a sedere a letto e fissa nel vuoto, mentre durante la colazione ha un momento di blackout, al termine del quale minimizza e ritiene inutile interpellare il loro medico di fiducia. Sono momenti scioccanti nella loro semplicità, primi sintomi di qualcosa di più pericoloso: Anne ha un attacco, che paralizza la parte destra del corpo. Lo veniamo a sapere a cose fatte, vedendola rientrare a casa su una sedia a rotelle dopo le prime cure; un attacco che compromette la sua capacità di suonare, annullando di fatto quello che la definisce come persona. Un intervento non andato a buon fine precipita la situazione verso l'inevitabile, costringendo Georges a doversi occupare di Anne, prima da solo, poi con l'aiuto saltuario di una infermiera, cercando di mantenere la promessa fatta alla moglie di non farla ricoverare e lasciarle vivere gli ultimi scampoli di vita nella sua casa.
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Le immagini di Haneke sono potenti e colpiscono nel profondo per la capacità di mettere in scena la sofferenza dei suoi protagonisti: campi fissi che scrutano la coppia, testimoniando impietosamente il degrado della malattia, o una camera che segue il lento vagare di Georges. L'uomo soffre per la moglie che vede sparire lentamente dallo sguardo della donna malata, ma anche per sè stesso, per una situazione che diventa ogni giorno più pesante ed al di sopra delle sue possibilità.
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Si tratta di quei drammi che mettono alla prova le persone ed i rapporti tra loro, quello con la figlia, ma soprattutto l'amore tra i due coniugi, costretto a fronteggiare una fine inevitabile. Infatti non c'è mai speranza in Amour. Haneke ce lo dice fin dall'incipit, un frammento del futuro che attende i protagonisti, che prepara gli spettatori a quanto vedranno, che definisce il tono del film e che, se possibile, si rileverà ancora peggiore di quanto apparisse.
Movieplayer.it
4.0/5