Il giovane Tom, di origini sino-americane, è cresciuto sotto l'egida protettiva della sua eccentrica nonna Mrs. Lee, in quel di San Francisco. Preso di mira da un bullo della scuola, un giorno scopre di essere in possesso di capacità sovrumane e da lì a poco saprà la verità su di lui e sulla sua famiglia. Come i suoi antenati infatti fa parte di una stirpe di protettori magici conosciuti come Guardiani, in grado di assumere forma animale non appena i loro poteri vengono finalmente alla luce, svegliandoli dal letargo dell'adolescenza.
Come vi raccontiamo nella recensione di L'apprendista della tigre, Tom vede l'amata nonna sacrificarsi per lui davanti ai propri occhi e da quel momento finisce sotto la guida di Mr. Hu, un Guardiano che come alter-ego ha proprio la suddetta belva felina. Con l'aiuto di altre creature e di una bella compagna di scuola, Tom cercherà di fare la cosa giusta e dalle sue gesta potrebbero dipendere le sorti dell'umanità intera.
L'apprendista della tigre: dall'Oriente con furore
Il cast di doppiatori originali - e perciò vi consigliamo la visione in V.O. - può contare su nomi del calibro di Sandra Oh, Lucy Liu e della vincitrice dell'Oscar Michelle Yeoh: una parata di stelle del cinema orientale a sottolineare l'anima che guarda al Far East di questa produzione altrimenti battente bandiera a stella e strisce, realizzata dalla divisione animata di Paramount Pictures e non a caso giunta in esclusiva nel catalogo della piattaforma di streaming. Produzione che è l'adattamento dell'omonimo romanzo di Laurence Yep, pubblicato nel 2003. Il prologo ambientato nel passato ci mostra Tom da bambino e il contesto/background relativo alla figure magiche e mitologiche che lo circondano e lo proteggono, imprimendo anche subito il particolare stile visivo fatto di colori accesi e azione spericolata, in un caleidoscopio estetico non certo nuovo ma che almeno riesce in parte ad attirare l'attenzione dello sguardo.
Mancanza di omogeneità
Perché la storia va detto non è altresì ugualmente interessante, riciclo di abusati topoi che guardano per l'appunto alla cultura del popolo cinese, tra qi, yin e yang e alquanto, con inoltre i vari riferimenti ai demoni animali, dai re scimmia e ai dragoni tipici della relativa iconografia, pronti a comparire anch'essi in forme più o meno "addomesticate" nelle varie specie di fauna mondiale che fanno la loro comparsa in ruoli più o meno predominanti. Dalla tigre del titolo ai citati draghi, dai primati ai conigli, dalle rane ai galli e poi ancora scoiattoli, cavalli, topi, maiali e molti altri ancora, tutti resi ulteriormente distinguibili da un colore assegnatogli che accompagna le loro gesta, rendendo le scene di "massa" un surplus variopinto ed esagitato.
Un caos rapido e innocuo
Peccato che vi sia poco spazio per un'effettiva introspezione dei personaggi, che risultano così semplici pedine nelle mani di un destino narrativo improntato smaccatamente ad un approccio ludico, tanto che è proprio l'azione a dominare la maggior parte del già risicato minutaggio, che supera di poco l'ora e venti, inclusi quei titoli di coda/credits assai più lunghi della media. Senza andare a tirare in ballo scelte musicali discutibili, come una nuova versione quanto mai scarica di una grande e memorabile hit come Eye of the Tiger, l'impressione è quella che L'apprendista della tigre sia una sorta di operazione indecisa, che non riesce a rivaleggiare con i capisaldi moderni del filone - qualcuno ha detto Spider-Man: Across the spiderverse (2018) e relativo seguito? - e non trova un'adeguata identità per dire la sua in un filone quanto mai affollato come quello dell'animazione moderna.
Dietro la macchina da presa la mano di Raman Hui, che pur aveva filmato il gradevole dittico di Monster Hunt, è del tutto impalpabile. Alcuni membri della crew che hanno lavorato al progetto hanno dichiarato che durante la produzione vi sono state diverse riscritture e cambi in corsa, nonché turni massacranti imposti last-minute: fattori che hanno probabilmente contribuito al caos strutturale che a un certo punto sembra prendere il sopravvento. Peccato, perché le potenzialità risultano evidenti ma appaiono per l'appunto inespresse.
Conclusioni
Un ragazzo adolescente che scopre di avere grandi poteri e altrettanto grandi responsabilità... no, non è una nuova versione dell'amichevole arrampicamuri di quartiere, ma il protagonista di questo film d'animazione dove una cerchia di Guardiani, capaci di mutare da forma umana a quella animale, è destinata a proteggere il mondo dal solito cattivone di turno. Come vi abbiamo raccontato nella recensione de L'apprendista della Tigre, ci troviamo davanti a un film d'animazione visivamente gradevole ma mai eccellente, che sfoggia un gran numero di colori e scene d'azione per impreziosire quella vena estetica atta a nascondere le falle di una sceneggiatura derivativa quando non inconsistente, vittima di problemi produttivi che hanno castrato sul nascere ulteriori (s)punti di forza.
Perché ci piace
- Visivamente godibile.
- La trama inizialmente è intrigante...
Cosa non va
- ...ma si perde in una serie di luoghi comuni e si sfalda progressivamente con lo scorrere dei minuti.
- L'approccio è votato a un intrattenimento troppo semplice e leggero per il pubblico contemporaneo.
- Per quanto esteticamente gradevole, non regge il confronto con produzioni ben più blasonate.