L'amore cieco è destinato a perdere
C'è un cinema francese tutto avvinghiato ai personaggi, ragionato piuttosto che agito, in cui l'azione si esaurisce tutta in dialoghi e sottili lotte di corpi. Patrice Chéreau ne rappresenta un classico esponente, raffinato distillatore delle tenebre che si agitano dentro anti-eroi imbalsamati nell'infelicità. Come quelle che velano lo sguardo di Daniel, il protagonista di Persécution, un uomo baciato dal miracolo dell'amore ma vittima della tragedia di non riuscire a sentire quello degli altri. Il regista francese mette alla prova il suo equilibrio tracciando un'importante distanza tra lui e la persona amata (dalla quale è amato) fatta di dubbi, incomprensioni e lacerazioni interne, ed inserendo nella sua vita un elemento di disturbo nella figura di un folle perseguitatore che lo chiami fuori dal suo guscio. Vittima di una sofferenza che lo consegna a una paura che non può mai essere addomesticata, Daniel smette di ascoltare ragione o sentimento negando all'altro la possibilità di salvarlo.
Chéreau parla di "lavorare a stare insieme", è su quello che ragiona. Non a caso il mestiere del protagonista è quello di un costruttore impegnato in un cantiere sempre aperto. Ma se all'esterno riesce a creare, mettere ordine e fabbricare, dentro di sé rimanda continuamente il momento di fortificare. Molte delle cause che gli hanno deformato la percezione delle cose sono da ricercare nel passato e nelle assenze (che capolavoro di pathos è la sequenza in cui racconta del padre, recitata a cuore aperto ma negando il volto alla telecamera?) e non riuscendo a superare, a proiettarsi oltre, è impossibilitato a crescere. L'amore non ha così modo di giocarsi la sua chance, perché l'incapacità di sentirsi adeguati offusca tutto. Il lavoro di fino che opera Chéreau sui suoi protagonisti, aiutato anche dalla fedele co-sceneggiatrice Anne-Louise Trividic, è davvero folgorante. Di Daniel si saccheggiano le ossessioni e l'egoistico bisogno del dolore, ma anche Sonia e lo sconosciuto ci vengono restituiti nella loro umanità tridimensionale. La follia diventa una componente fondamentale nelle relazioni umane: è solo chiamandola in causa che possono essere giustificate le distanze tra coloro che sentono di appartenersi. I primissimi piani grattano il malessere dagli occhi di Daniel, di Sonia si cerca un volto sempre sfuggente, mentre il lunatico sconosciuto è soprattutto corpo che vuole darsi all'amato e per questo accetta di subirne la violenza. La regia li avvolge, per comprenderli si fa struggenti piani sequenza fino ad avvolgersi come edera sulle loro imperfette emozioni. Quello di Chéreau è un film che fa dialogare i sensi ma pone sopra tutto la dittatura dello sguardo dalla vocazione beffarda. Daniel non sa guardare e nello stesso tempo infiamma l'amore in uno sconosciuto che arriva a comprendere tutto di sé soltanto nel momento in cui si lascia trapassare dal suo sguardo. In questa contraddizione si riassume tutto il senso del film. L'amore cieco è destinato a perdere. La separazione in Persécution diventa così una liberazione, pur nel travaglio che si porta dietro. Romain Duris è un attore in evidente maturazione, la sua recitazione va via via guadagnando in intensità, ma è soprattutto nelle sue deficienze che il suo personaggio acquista credibilità. L'inclinazione un po' snob a negarsi la felicità trova nella raffinatezza di Duris un ottimo interprete. Charlotte Gainsbourg si limita a provocare la sua dissennatezza, mentre un meraviglioso Jean-Hugues Anglade spalanca il film su una ricchezza di emozioni più palpabili che fanno da controcanto a quelle di Daniel. Parigi è splendidamente fotografata, soprattutto nelle sue notti così misteriose e affascinanti. Vagarci dentro per scoprire quali porte può aprire l'amore e su quali è costretto a infrangersi diventa per lo spettatore una vera e propria malia. Al gioco di questa ricerca può starci solo chi ha pazienza e non ha timore di confrontarsi coi lati oscuri e le fragilità dell'animale uomo. L'amore è una cosa pericolosa.