Fresca di una nomination ai Critics Choise Awards come miglior serie non in lingua inglese, L'amica geniale 4 è arrivata alla sua conclusione. La serie italo-statunitense tratta dalla tetralogia di Elena Ferrante ha iniziato il suo cammino nel 2018 e, dopo sei anni, si è congedata dai suoi spettatori con i due episodi finali che scrivono la parola fine ad un racconto che ha attraversato sessant'anni di storia d'Italia e, soprattutto, dei personaggi nati dalla penna della scrittrice senza volto. Su tutti Lila e Lunù, le due amiche del rione Luttazzi che si sono amate, odiate, allontanate e riavvicinate senza smettere mai di pensare l'una all'altra.
L'amica geniale, il finale: la riflessione sul femminile
Una storia d'amore a suo modo, capace di raccontare un femminile profondo e sfaccettato. Donne, figlie, amiche, madri, compagne. Donne che sbagliano, lottano, invidiano, tradiscono, protestano, amano. C'è tutta la loro complessità umana nella scrittura di Elena Ferrante che le sceneggiature firmate negli anni da Saverio Costanzo, Francesco Piccolo e Laura Paolucci (con il contributo della stessa scrittrice) hanno saputo catturare nel corso delle varie stagioni.
Una riflessione sul rapporto tra donne attraverso diversi tipi di relazione, di sangue e amicale. In quest'ultima stagione, tratta da Storia della bambina perduta, tanta attenzione è stata data alla maternità. Da Immacolata alla piccola Imma, quattro generazioni di donne e modi diversi di esserlo anche condizionati dalla società che le circonda. Le discussioni sul cognome, passato di padre in figlio, hanno puntellato le puntate portando poi a riflettere sui "corpi informi" delle madri e la riappropriazione di se stesse così come le gravidanze delle due protagoniste vissute in modi diametralmente opposti.
La bambina scomparsa
Il capitolo 33, La scomparsa, inizia con la piccola Imma che si rifiuta di vedere suo padre Nino, nel frattempo diventato deputato e definitivamente affrancato dalla miseria del rione. Ma quell'incontro nell'appartamento di Lenù con Dede, Elsa e anche la piccola Tina sarà determinante per il futuro di ognuno di loro. Dal confronto tra le due bambine che trafigge Lenù come una lama si passa all'evento che dà il titolo alla quarta stagione. Tina scompare tra le bancarelle del rione per non essere mai più ritrovata. Mille ipotesi, su tutte quella che i fratelli Solara abbiano fatto del male a Tina per punire Lila e riprendersi definitivamente il potere sul rione.
"Tina doveva essere meglio di tutti quanti voi", dirà Lila a Lenù quando ormai la sua vita è stata spezzata per sempre. Quella scomparsa consuma la donna che non ha più interesse in nulla. Se già Irene Maiorino aveva dato prova di essere la scelta perfetta per raccogliere l'eredità di Gaia Girace e incarnare una Lila adulta, gli ultimi due episodi - caratterizzati da un cambio di passo rispetto ai precedenti - ne confermano l'immensa bravura.
La regia di Laura Bispuri, molto vicina ai corpi, attenta ai dettagli e ai primi piani, enfatizza ancor di più lo sconforto, la rabbia e l'abbandono di Lila messi in scena dall'attrice. La puntata si conclude con l'uccisione sulle scale della chiesa dei fratelli Solara per mano di Pasquale e Nadia e le parole di Lila. "Tina è uscita di nuovo dalla mia pancia e si sta vendicando con tutti. Li ha ammazzati lei".
Come nei capitolo 31 e 32, Il ritorno e L'indagine, anche ne La scomparsa la quantità di avvenimenti è densissima. Questo porta in alcuni passaggi ad avvertire un'accelerazione negli eventi messi in scena, sebbene la qualità della narrazione rimanga sempre alta.
Le bambole
Questa sensazione nel conclusivo La restituzione è ancor più amplificata dal passare degli anni. La maggior parte del racconto è dedicata alla rottura del rapporto tra Dede ed Elsa per l'amore provato da entrambe per Gennarino con tanto di fuga del figlio di Lila con la più piccole delle due figlie avute da Elena con Nino. Ormai cresciute e andate via di casa, Lenù decide di trasferirsi a Torino con Imma.
Confidata la scelta a Lila, l'amica le confiderà che anni prima ha pensato che la sparizione di Tina fosse riconducibile alla foto pubblicata su Panorama che ritraeva la sua bambina con Lenù accompagnata da una didascalia che, erroneamente, la definiva figlia sua. Lei che con quel romanzo di cui anche i politici parlavano in tv avrebbe potuto essere nel mirino di qualche male intenzionato. Un'ipotesi che gela Elena e alla quale non aveva mai pensato in tutti quegli anni in cui Lila era rimasta in un limbo di rabbia e dolore.
Molti anni dopo l'episodio ci riporta all'inizio di stagione, Le bambole, nel quale una Lenù ormai adulta riceve una telefonata da Gennarino preoccupato perché sua madre è scomparsa. Lila non voleva lasciare niente di sé e così ha fatto. È sparita come la sua Tina. E mentre Elena si mette seduta al computer per scrivere della loro amicizia lunga oltre mezzo secolo nel tentativo di farla in quale modo riapparire, Lila squarcia quel silenzio lasciando nella cassetta delle poste dell'amica un pacco.
Quando Lenù lo scarta si ritrova tra le mani Tina e Nu, le bambole di quando erano bambine e che hanno dato inizio alla loro amicizia. La prova "dell'inganno" di Lila nei confronti di Elena, ma anche del fatto che era ancora viva e lo era secondo le sue regole. Finalmente libera dai paletti che le erano stati messi e si era messa da sola. "Ora che Lila si era mostrata così nitidamente, dovevo rassegnarmi a non vederla mai più".
Un racconto circolare
I romanzi così come la serie hanno una struttura circolare rappresentata proprio dalle bambole delle protagoniste. Molto più di un gioco. Un simbolo. La bambola rappresenta l'amicizia, il femminile, la maternità. I temi sui quali si basa l'intera tetralogia. Lila getta nella cantina di don Achille Tina e Lenù subito dopo Nu, le bambole l'una dell'altra. "Quello che fai tu, faccio io" dice Elena alla neo amica. E sarà così per gli anni a venire. Amicizia e invidia legate ad un livello profondo e due esistenze che comunicano tra di loro, si alimentano, si cercano e allontanano con la stessa intensità.
"Un'amicizia splendida e tenebrosa", uno sdoppiamento continuo che porta entrambe ad essere investite del titolo di "geniale" e a vivere in una competizione continua. Un paragone iniziato sui banchi di scuola e proseguito negli anni nel rapporto con l'altro sesso, il lavoro, la maternità. Tematiche che nella quarta stagione "esplodono" e costituiscono un ponte con l'infanzia e l'adolescenza.
L'amica geniale ha saputo raggiungere così tante persone, nonostante la cornice in cui si muove il racconto sia localizzata in un luogo e in un tempo precisi, grazie all'attenzione riservata a dettagli e temi in cui chiunque nel mondo può rispecchiarsi. C'è un'onestà nella scrittura che non censura le storture delle sue protagoniste. Dall'incapacità di Lenù di abbandonare una relazione tossica o il suo ruolo di madre che non risponde ai modelli accettati dalla società fino alla ferocia di Lila e la sua abilità di manipolazione.
Ma, soprattutto, mette in scena un rapporto umano stratificato caratterizzato da un'ambiguità costante e capace di slanci umani. Un rapporto profondo e, al tempo stesso, oscuro. Come lo scantinato di don Achille nel quale sono scese insieme per riemergere amiche per la vita.
Conclusioni
Con La scomparsa e La restituzione si conclude L'amica geniale. Due episodi densi, ricchi di avvenimenti e salti temporali nei quali in più di un passaggio si ha l'impressione di un'accelerazione degli eventi per riuscire a contenere quanto più possibile del romanzo di Elena Ferrante. Irene Maiorino, grande sorpresa di questa stagione, regala un'interpretazione magnifica e dolorosa della sua Lila disperata e piena di rabbia per la perdita di sua figlia Tina. Un finale imperfetto ma dalle emozioni autentiche, capace di mettere in scena tutta la complessità del rapporto delle due protagoniste e contraddistinto da un andamento circolare che ci riporta al primo episodio della prima stagione.
Perché ci piace
- L'interpretazione di Irene Maiorino
- L'andamento circolare del racconto
- L'emozione scaturita della sequenza finale
- La regia di Laura Bispuri
Cosa non va
- Una certa tendenza a condensare gli eventi