All'anagrafe londinese nasce come Marco Giuseppe Salussola, di madre austriaca e padre evidentemente italiano e presto uccel di bosco. La mamma gli dà un nome inglese e al resto ci pensa lui. Caratterista di grande talento, come la maggior parte degli attori inglesi d'altronde, Mark Strong arriva al grande cinema relativamente tardi, alle soglie dei quarant'anni. Classe 1963, ha costruito la sua carriera sui ruoli da villain, a cui stanno facendo seguito, finalmente, parti diverse.
L'ultimo trend, però, è quello della spia, come in Kingsman: Secret Service, dove interpreta Merlin, addestratore delle giovani reclute e sorta di Q dell'organizzazione segreta che difende la Corona e il mondo tutto dalle folli progettazioni dei malvagi. Una delle più interessanti sorprese dell'ultima stagione cinematografica, diretto da Matthew Vaughn e tratto dal fumetto omonimo di Mark Millar e Dave Gibbons, Kingsman esce adesso in home video, dal 18 giugno, distribuito da 20th Century Fox Home Entertainment. Nel cast troviamo Colin Firth, Michael Caine, Samuel L. Jackson, Taron Egerton e Sophie Cookson, oltre a naturalmente Mark Strong, che abbiamo incontrato a Londra e con cui abbiamo avuto una piacevolissima conversazione.
Merlin, il mago dei Kingsman
Mr. Strong, ancora una volta con Matthew Vaughn. Vi trovate proprio bene insieme.
Mark Strong: Matthew ha girato cinque film e mi sono piaciuti molto tutti e cinque. Non importa il fatto che io abbia lavorato con lui tre volte e in quali, è ininfluente. È difficile riuscire a mantenere un livello così elevato in maniera continuativa, ma lui ci riesce, perché ha una straordinaria capacità di capire i gusti del pubblico, sa cosa un film deve contenere per piacere. L'intrattenimento è un aspetto molto importante del movie business, non ci possono essere solo film dal concetto artistico alto, perché il pubblico ha soprattutto voglia di divertirsi, e Matthew sa raggiungere questo obiettivo.
Anche questa volta le ha regalato un bel personaggio.
Sì, originariamente voleva che Merlin parlasse con un forte accento gallese, così da essere una figura di raccordo tra gli aristocratici Kingsman e il proletario Eggsy. Alla fine siamo arrivati al compromesso dello scozzese ed è stato divertente, anche se non facile, perché non è il mio accento naturale. Soprattutto mi piaceva l'idea di essere la colla che tiene insieme diverse anime dei Kingsman, quella dei veterani e le giovani reclute. E poi alla fine devo aiutare Eggsy a salvare il mondo, e questo è molto divertente.
I due giovani esordienti, Taron Egerton e Sophie Cookson, erano emozionati sul set?
No, anzi, ero affascinato dal loro approccio al mondo del cinema. Io ne faccio parte da un po' e so cosa aspettarmi, mentre Taron e Sophie erano al loro primo film ed era incredibile vedere come istintivamente facessero sempre la cosa giusta. Se mi chiedevano dei consigli ero felice di condividere la mia esperienza con loro, ma non ho mai voluto essere io a fare il primo passo, perché non ce n'era davvero bisogno.
Il teatro, il primo amore
Invece tornare a lavorare con Colin Firth com'è stato?
Abbiamo girato quattro film insieme, Febbre a 90°, Before I Go To Sleep, La talpa e adesso questo. Siamo ottimi amici e quando ancora studiavo alla scuola d'arte drammatica, nel 1982, ricordo che stava interpretando una piece nel West End, Another Country, nell'altro ruolo principale c'era Rupert Everett. Dopo di loro subentrarono Kenneth Branagh e Daniel Day-Lewis, tutti attori eccezionali, e pensare che nel 1982 lo stavo apprezzando sul palco e oggi lavoro al suo fianco è magnifico. Colin è un professionista, sa cosa vuol dire fare un film, è sempre molto concentrato sul set e quando non lavora è una persona deliziosa, magnifica, con cui è bello passare del tempo.
A proposito di teatro, le ha avuto una stagione magnifica qui a Londra quest'anno.
Erano dodici anni che non salivo sul palcoscenico, l'ultima volta fui diretto da Sam Mendes, lavorammo insieme in Zio Vanja e La dodicesima notte, prima nel West End e poi a New York. Poi il cinema mi ha assorbito per molto tempo. Questa nuova esperienza qui a Londra in Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller è stata meravigliosa, non avevo mai interpretato queste pièce e mi era capitato l'adattamento in mezzo a una pila di sceneggiature che dovevo leggere. L'ho preso in mano e ne sono stato totalmente rapito, per la complessità del personaggio, la perfezione del racconto, e quindi ho deciso di farla, per me, pensando che sarebbe stata una piccola cosa in un piccolo teatro che sarebbe passata inosservata. Invece siamo stati nel West End con il tutto esaurito dal primo all'ultimo giorno, abbiamo ricevuto sette nomination agli Olivier Award vincendo tre premi, tra cui io come miglior attore protagonista, e adesso probabilmente andremo a Broadway.
La vita riserva sempre delle sorprese...
Assolutamente! Sai, quando un attore è alla fine della sua carriera, si guarda indietro e trova quelle quattro o cinque cose che veramente hanno dato un senso alla sua vita. Quest'esperienza sarà una di quelle per me, ed è venuta fuori dal nulla.
Il mio nome è Strong, Mark Strong
Le piacciono le spy story al cinema?
Sono cresciuto con James Bond al cinema e Organizzazione U.N.C.L.E. in televisione. Gli spy movies sono sempre stati un gran divertimento, soprattutto perché non sono mai stati caratterizzati da troppa azione, ma da intrecci complicati e affascinanti e misteriosi comportamenti da parte dei loro protagonisti. Questa formula è stata in gran parte dimenticata con la crescita della saga di Bond, che ha dato un indirizzo completamente diverso al genere.
Kingsman è un vero e proprio trionfo dell'orgoglio britannico.
Matthew viene dalla classe media inglese e ha messo nel film tutto il meglio di quello che il regno britannico offre. Il whisky che viene descritto nella prima scena è straordinario, distillato dalla stessa persona da quarant'anni in un'isoletta scozzese. Gli orologi dei Kingsman non me li posso permettere nemmeno io, sono di gran lunga oltre la mia fascia di reddito. Gli abiti sono stati disegnati e tagliati da un sarto di Savile Row, l'assoluta eccellenza londinese. Kingsman è British al 100%.
Ultimamente le piace fare la spia, la terza in pochi anni.
In realtà quattro, perché oltre che ne La talpa, The Imitation Game e qui, c'è anche Grimsby, un film che ho appena finito di girare con Sacha Baron Cohen, una commedia. Il nostro lavoro è buffo, per molto tempo ho fatto solo parti da cattivo, adesso è il momento delle spie.
Sembra interessante questo Grimsby.
È un vero film d'azione, in cui faccio l'eroe, con inseguimenti, sparatorie e tutto l'apparato classico del genere. Il mio personaggio è un agente segreto di altissimo livello costretto alla fuga insieme al fratello da cui era stato diviso alla nascita, che invece è un hooligan di Grimsby, appunto, una piccola cittadina industriale al confine con la Scozia. È molto divertente.
C'è una sua spia che preferisce fino a oggi?
È difficile, sono ruoli diversi tra loro e tutti molto belli. Quello de La talpa l'ho sentito di più perché sono cresciuto leggendo i romanzi di John Le Carré e avere in dono quel personaggio in particolare è stato straordinario. In The Imitation Game sono il capo dello spionaggio britannico, quella che muove le fila e di fatto contribuisce a porre fine alla guerra, e devo ammettere che è una bella soddisfazione.
I Kingsman torneranno...
Aspettiamo tutti la prossima avventura dei Kingsman, intanto... Lo spero, il mio rapporto con i sequel è piuttosto singolare. Lo ha avuto Kick-Ass, ma sono morto nel primo e quindi non l'ho fatto. Lo ha avuto Sherlock Holmes, ma sono morto nel primo, quindi non l'ho fatto. In Lanterna verde non muoio, ma il sequel non si farà mai, nonostante fosse previsto. Quindi se ci sarà un Kingsman 2, potrei finalmente spezzare la maledizione dei sequel, e ne sarei felice, perché mi piace lavorare con Matthew, mi piace il personaggio di Merlin e parlando con Matt so che lui vorrebbe dare una direzione estrema ai nuovi Kingsman, farli diventare dei dandy elegantissimi con bastone e mantello e solo l'idea mi sembra fantastica, anche se poi non so se sarà possibile.
Quindi ci sarà un sequel, questo è certo.
Ho visto Mark Millar, Dave Gibbons e Matthew agli Empire Awards e di fatto sì, ci sarà, anche se non sappiamo quando, dipende da quando sarà pronta la sceneggiatura e dal budget che servirà.
E Merlin sarà il nuovo capo dei Kingsman?
A dire il vero, era previsto un finale diverso per questo primo film, in cui Merlin è seduto nella stanza di Arthur, il personaggio di Michael Caine, con l'elegante divisa dei Kingsman, ma Matthew ha preferito evitarlo, lasciando tutto aperto. Nella prossima storia potrebbe succedere qualunque cosa, forse Merlin ed Eggsy saranno ancora in giro alla ricerca di una nuova avventura, oppure Merlin resterà nel suo ruolo, perché in fondo al pubblico il personaggio piace così. Vedremo.
La grande forza di Kingsman è il riuscire a unire delle tradizioni British di genere, da James Bond a Harry Palmer, soprattutto il secondo, la scena delle teste che esplodono ricorda molto il finale de Il cervello da un miliardo di dollari di Ken Russell.
Sono completamente d'accordo, e Matthew ha cercato di spingersi quanto oltre gli fosse permesso, questo è stato un elemento importantissimo, così è riuscito a fare un grande film.