La passione per la natura non conosce confini al cinema e negli ultimi anni vari registi soprattutto europei si sono interessati alla questione e hanno provato a sensibilizzare il pubblico attraverso le proprie opere. Dopo la "trilogia" tra lupi e giaguari di Gilles de Maistre tocca a Guillaume Maidatchevsky tornare nelle sale dopo Ailo - Un'avventura tra i ghiacci e Vita da Gatto. Purtroppo però l'operazione non ci sembra convincente, a partire dalla voce narrante opzionata fino alla struttura stessa della pellicola, che non sceglie esattamente un linguaggio di appartenenza, come diremo nella recensione di Kina e Yuk alla scoperta del mondo.
La trama di Kina e Yuk
Per la trama di Kina e Yuk questa volta Guillaume Maidatchevsky si è spinto ai confini del Nord America, precisamente a Jack City. Tra montagne, fiumi, foreste e laghi ghiacciati, seguiamo le avventure di due volpi artiche, Kina e Yuk. I due si conoscono e si innamorano per poi figliare ma per arrivare al parto saranno costretti a dividersi e tutta la pellicola segue proprio il loro percorso volto a ritrovarsi, far nascere i cuccioli e crescerli insieme in un luogo che li possa proteggere.
La valorizzazione del paesaggio
La natura selvaggia dello Yukon offre paesaggi mozzafiato e scenari fotografici perfetti per fare da sfondo a questa storia. Utilizzando riprese dal vivo degli animali a quattro zampe, il film è interamente senza dialoghi, salvo la voce fuori campo scelta per l'occasione. Benedetta Rossi forse non sarebbe stata la nostra prima scelta come voce calda e accogliente proprio da oratore delle favole di un tempo, un'enorme responsabilità per la pellicola, ma evidentemente dalla distribuzione hanno immaginato che una maggior naturalezza da parte della food blogger e conduttrice si sposasse bene con l'ambientazione e la tematica del film. Il problema vero però del progetto sta proprio a monte: nel 2024 è possibile catturare le famiglie oltre agli appassionati naturalisti ed ecologisti, che sembrano i due target primari, con un prodotto audiovisivo che non è esattamente un documentario ma nemmeno un film di finzione? Può davvero portarli in sala e non finire piuttosto su National Geographic o su qualche piattaforma? Non ne siamo troppo convinti perché non basta l'esperienza immersiva dello Yukon.
Kina e Yuk alla scoperta del mondo, la nostra intervista a Benedetta Rossi, narratrice d'eccezione
Dalla foresta all'artico
In Kina e Yuk alla scoperta del mondo scopriamo varie specie animali e le loro abitudini, quotidiane e di caccia, che diverranno amici o nemici, prede o predatori delle due volpi artiche protagoniste. Se un'operazione simile è stata fatta poco tempo fa con La quercia e i suoi abitanti, lì ci sembrava maggiormente riuscita perché non c'era nemmeno bisogno del narratore, si puntava tutto su inquadrature e montaggio e sulla colonna sonora a fungere da voce fuori campo che commentasse ciò che accadeva in scena. Si andava ad indagare un micro-macro-cosmo naturalistico, una sorta di maxi-condominio in cui accadevano gli eventi più disparati nel corso dell'anno e col passare delle quattro stagioni. Qui invece ci troviamo di fronte ad un family drama, la storia di un nucleo che sta per formarsi e che prova a ritrovarsi a tutti i costi. Costretto a separarsi a causa delle devastanti conseguenze dell'inquinamento e del conseguente cambiamento climatico, che spaccano letteralmente in due le calotte artiche e costringono il maschio ad allontanarsi sempre più per riuscire a cacciare il loro nutrimento giornaliero. Una denuncia non troppo velata degli effetti dell'uomo sulla Terra, mettendo al centro la tematica ecologista-ambientale.
Animal Reunion
L'aspetto più riuscito di Kina e Yuk alla scoperta del mondo, oltre alle riprese innevate e il montaggio che gioca coi primi piani alternati degli animali per far capire al pubblico attraverso la loro espressività che cosa stanno provando, è la tensione narrativa messa in campo dalla separazione e possibile ritrovamento dei due personaggi titolari. È sul loro rapporto, sulla sua nascita ed evoluzione, attraverso sguardi e piccoli grandi gesti, che Guillaume Maidatchevsky vuole provare ad esprimere il loro amore senza confini. Non manca l'incursione degli umani in quest'avventura tra i ghiacci: ancora una volta la nostra specie non è solamente il nemico ma qualcuno di pericoloso che crea non poche difficoltà a Jack City, provando a mostrare un ecosistema abituato a convivere con la fauna più selvaggia ad un passo da casa. Kina e Yuk dovranno affrontare varie sfide e fatiche per potersi ricongiungere e gli animali - di qualsiasi specie siano - lungo la strada ci ricorderanno quanto in natura vige sempre e comunque la lotta per la sopravvivenza e la legge del più forte (e a volte più furbo), in un'eterna catena di prede e predatori. Dove però c'è anche spazio per l'amore oltre che l'istinto.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di Kina e Yuk alla scoperta del mondo dispiaciuti che l’operazione filmica ci sembri fuori tempo massimo e poco riuscita, perché propone un prodotto forse destinato maggiormente ai canali tv dedicati all’ambiente e alla natura, con una narratrice che ha un compito gravoso ma non riesce a portarlo a termine appieno. Non bastano gli splendidi, suggestivi e pericolosi paesaggi del Canada oppure la tensione narrativa dovuta alla separazione dei due personaggi titolari a salvare il progetto.
Perché ci piace
- I paesaggi mozzafiato dello Yukon.
- La tematica ecologista di denuncia.
- La tensione narrativa della separazione delle due volpi.
Cosa non va
- La voce narrante scelta non è azzeccata.
- Il mix di documentario e finzione non riesce nell’intento.
- La colonna sonora a volte sovrasta eccessivamente gli eventi.