Il detective privato Nick Bali viene assunto in gran segreto da Penelope Vardakis per indagare sulla morte di Leo, il fratello gemello monozigote di suo marito Elias. Poiché la ricca famiglia del defunto controlla pressoché ogni cosa, inclusa la polizia, sull'isola greca dove prospera il suo impero, un'indagine ufficiale sul decesso non è mai stata organizzata e la morte durante un'arrampicata è stata considerata come uno sfortunato incidente.
In Killer Heat il protagonista, in fuga da un recente e doloroso passato nella sua routine familiare negli Stati Uniti e tormentato dal demone dell'alcool, scopre ben presto come il caso nasconda diversi lati oscuri e più si addentra nelle indagini più scopre segreti inquietanti che caratterizzavano il legame tra i due consanguinei. Mentre si avvicina alla verità al contempo il pericolo si avvicina a lui e Nick dovrà comprendere di chi potersi fidare nel tentativo di farla franca e completare la sua missione.
Killer Heat: caccia all'assassino
Un prologo che riporta alla mente quello di Mission: Impossible 2 (2000), nel quale Tom Cruise era impegnato a scalare una montagna dello Utah: peccato che qui il free climber non sia altrettanto lesto e fortunato e finisca per cadere nel vuoto, perdendo la vita sul colpo. Una caduta non del tutto accidentale come il pubblico scoprirà ben presto e d'altronde senza un delitto dove avrebbe potuto indirizzarsi altrimenti l'indagine dell'investigatore al centro del racconto? Un investigatore che ci accompagna per la pressoché totale durata con uno sfiancante voice-over, tramite il quale veniamo a conoscenza di diversi dettagli del suo passato. Quei dettagli che giustificano anche l'appellativo di Jealousy Man - l'uomo geloso - che era il titolo del racconto breve alla base, pubblicato dallo scrittore norvegese Jo Nesbo, considerato tra i maestri del noir scandinavo e già al centro di diverse trasposizioni su grande e/o piccolo schermo come L'uomo di neve (2017) e Headhunters (2011).
Dalla carta al live-action
Peccato che quest'adattamento risulti spesso sfilacciato e pretenzioso, mai in grado di coinvolgere emotivamente lo spettatore in un intrigo forzato e inverosimile, con il tipico colpo di scena finale che cerca di rimescolare ulteriormente quelle carte che sembravano ormai ampiamente disposte. Non che la suddetta rivelazione cambi poi di molto il nocciolo della questione, confermandosi fiacca e prevedibile come l'intreccio che la precede.
Il regista ivoriano Philippe Lacôte, noto principalmente per il teso dramma Run (2014) e per l'affascinante La nuit des rois (2020), non riesce a gestire il peso delle ambizioni, che pur erano di un certo livello anche per via del notevole cast a disposizione. Nel doppio ruolo dei gemelli troviamo infatti Richard Madden, indimenticato Robb Stark de Il trono di spade, con Shailene Woodley che ha invece le vesti fin troppo vestite di mancata femme fatale; ma a deludere maggiormente è un Joseph Gordon-Levitt ineditamente barbuto nei panni di un anonimo detective sui generis, con tanto di noiosi e gratuiti flashback su un recente passato di scarso interesse.
Le regole del gioco
Un hard-boiled solo sulla carta Killer Heat, troppo timido e striminzito per cullare aspettative di sorta. Anzi, l'ora e mezzo di visione appare sin troppo allungata per quanto vi fosse effettivamente da mostrare e al giungere dei titoli di coda il film si è già dimenticato così come i suoi personaggi senz'anima, che si muovono come inermi pedine di un destino ineluttabile. Il problema principale è che il mistero inerente il nucleo di figure principali si spegne in un inespressivo gioco di bugie e gelosie, con motivazioni labili che hanno condotto a esiti eccessivamente drastici e tragici. E l'impressione di assistere a un qualsiasi episodio televisivo di una serie poliziesca è più che palpabile nel corso di quegli eventi sempre più scialbi, con una sola scena d'azione realizzata dozzinalmente e la tensione quale grande e pesante assente non giustificata. Dialoghi piatti e banali non fanno che affossare definitivamente la personalità dei personaggi, già vittime di caratterizzazioni che si approcciano agli stereotipi in forma involontariamente parodica.
Conclusioni
Un detective privato, una femme fatale, due gemelli monozigoti - uno vivo e uno morto chissà come - per un noir moderno che sembra più una farsa che un hard-boiled degno di tal nome. Un intreccio scontato e una regia priva di stile e ritmo confezionano un film improbabile, che spreca il pur notevole cast principale formato da Joseph Gordon-Levitt, Shailene Woodley e Richard Madden in una sceneggiatura anonima, spento adattamento di un racconto breve di Jo Nesbø, specialista del thriller letterario amatissimo anche nel nostro Paese. Killer Heat è prevedibile e privo di emozioni e tensione, per novanta minuti all'insegna dei cliché.
Perché ci piace
- Un cast sulla carta accattivante...
Cosa non va
- ...alle prese con personaggi anonimi e stereotipati.
- Sceneggiatura che adatta nel peggiore dei modi il racconto breve alla base.
- Tensione e mistero assenti.