Per esattamente cinquantasei anni - dalla sua prima apparizione sullo schermo in alcune serie televisive inglesi all'uscita postuma di film come Darkest Hour (dove interpreta Neville Chamberlain al fianco di Gary Oldman nei panni di Winston Churchill) - John Hurt, scomparso ieri dopo che gli era stato diagnosticato un tumore nel 2015, è stato una presenza preziosa al cinema e in televisione. Noto soprattutto per la sua voce molto caratteristica, sfruttata più volte sia in film d'animazione (La collina dei conigli, Il signore degli anelli, Valiant - Piccioni da combattimento) che per narrare lungometraggi come Dogville e Manderlay, l'attore inglese vanta un curriculum riempito di grandi interpretazioni al servizio di grandi registi: Ridley Scott, David Lynch, Raoul Ruiz, Guillermo del Toro, Steven Spielberg e Pablo Larrain (il cui Jackie è l'ultimo lungometraggio uscito mentre Hurt era ancora in vita) sono solo alcuni dei cineasti che nel corso dei decenni hanno diretto un interprete capace di passare dai drammi europei di Lars von Trier alle atmosfere magiche della saga di Harry Potter. Per ricordarlo, ecco la nostra personale classifica, in ordine cronologico, dei suoi ruoli più memorabili, con l'aggiunta di una menzione speciale.
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1. Timothy Evans (L'assassino di Rillington Place n. 10, 1971)
Tre anni dopo Lo strangolatore di Boston, il regista Richard Fleischer ha raccontato un'altra storia, tristemente vera, di un serial killer, questa volta sul suolo britannico. E sebbene Richard Attenborough sia deliziosamente inquietante nei panni di John Christie, le cui malefatte hanno ispirato anche una miniserie trasmessa un paio di mesi fa dalla BBC, l'anima del film è Hurt nel ruolo di Timothy Evans, il vicino di casa che fu ingiustamente processato e giustiziato per gli omicidi commessi da Christie. Appena trentenne all'epoca, l'attore regala una performance dolorosamente intensa, che gli valse una nomination ai BAFTA come miglior non protagonista.
2. Caligola (I, Claudius, 1976)
Inizialmente Hurt rifiutò la parte del folle imperatore romano nell'adattamento televisivo dei romanzi di Robert Graves, ma cambiò idea dopo aver fatto la conoscenza del cast e della troupe a una festa di pre-produzione. Così il pubblico ebbe modo di vederlo all'opera, in cinque episodi su dodici, nei panni di un "cattivo" indimenticabile in quello che ancora oggi è ritenuto uno dei capisaldi della serialità catodica inglese. Da recuperare soprattutto se conoscete solo l'affascinante ma caotico Io, Caligola di Tinto Brass con Malcolm McDowell nel ruolo dell'imperatore.
3. Max (Fuga di mezzanotte, 1978)
La grande fiducia di Hurt nei confronti del progetto e del regista Alan Parker - si dice che accettò la parte del prigioniero eroinomane Max senza leggere la sceneggiatura di Oliver Stone - fu ripagata dalla prima di due nomination all'Oscar ricevute nel corso della sua carriera, in questa occasione come miglior non protagonista. Hurt si applicò alla parte con metodo, evitando di fare il bagno per gran parte della durata delle riprese (cinquantatré giorni), rendendo molto tangibile il decadimento fisico del suo personaggio, che sta ancora aspettando la libertà da qualche parte nel carcere turco da cui Billy Hayes riuscì a fuggire.
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4. Kane (Alien, 1979)
In un episodio della sitcom britannica Coupling si parla del cosiddetto "momento John Hurt", riferito al capostipite della celebre saga fantahorror. Tale è stato l'impatto dell'uscita di scena di Kane, al quale Hurt regala un'abbondante dose di umanità prima di congedarsi con una morte memorabilmente cruenta e disgustosa (e girata senza che gli altri attori sapessero esattamente cosa sarebbe successo). Un momento iconico che lo stesso Hurt ha ricreato, otto anni dopo e in chiave parodistica, in Balle Spaziali di Mel Brooks, con un'unica, indimenticabile battuta: "Oh no, non di nuovo."
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5. John Merrick (The Elephant Man, 1980)
Dopo il primo giorno di riprese, Hurt telefonò alla moglie e disse "Credo che siano finalmente riusciti a farmi odiare il mestiere dell'attore", riferendosi al trucco pesante e scomodo necessario per trasformarlo nel celebre "uomo elefante" che affascinò la società londinese durante l'era vittoriana (a causa delle difficoltà fisiche e tecniche legate al ruolo, le scene in cui appare Hurt furono girate a giorni alterni). L'odio a cui allude l'interprete di Merrick è comunque invisibile in quella che è la sua performance più umana e straziante, con tanto di seconda candidatura all'Oscar (vinto da Robert De Niro per Toro scatenato). Sfidiamo chiunque ad arrivare alla fine del film senza gli occhi umidi.
6. Winston Smith (Orwell 1984, 1984)
A prima vista il film di Michael Radford può sembrare una trovata commerciale, con la data di uscita che coincide con l'anno in cui si svolge il capolavoro distopico di George Orwell. Invece è un adattamento intelligente ed efficace, sorretto da un grande Richard Burton (che morì durante la post-produzione) e soprattutto da Hurt, magnificamente asciutto nei panni di Winston Smith senza mai scivolare nel tragico. Una performance e un film che meritano di essere riscoperti, degni membri di un decennio dominato, a livello di fantascienza dark entrata nell'immaginario popolare, da Blade Runner e Brazil.
7. Professor Trevor "Broom" Bruttenholm (Hellboy e Hellboy - The Golden Army, 2004-2008)
"Ci sono cose che complottano nel buio, agente Myers. E noi siamo quelli che sventano i complotti." Così viene introdotto, dalla voce autoritaria ma positiva del professor Bruttenholm, il mondo in cui vive Hellboy, demone e membro di punta di una squadra che combatte contro le minacce paranormali. Hurt è semplicemente perfetto in questo ruolo "paterno", soprattutto quando interagisce con il protagonista, e la sua caratterizzazione del personaggio è talmente azzeccata che non solo è tornato nel sequel per un flashback, ma anche come voce in un paio di produzioni animate, sempre al fianco di Ron Perlman nei panni di Hellboy.
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8. Adam Sutler (V per Vendetta, 2005)
Vent'anni dopo l'esperienza orwelliana Hurt è tornato in un mondo distopico, questa volta basato sul fumetto di Alan Moore, in un ruolo agli antipodi: Sutler - incrocio fra "Susan", cognome del personaggio cartaceo, e "Hitler" - è infatti il despota al quale si oppone il misterioso V, ed è al contempo piacevole ed inquietante vedere l'attore nei panni di un individuo così spregevole, soprattutto se si considera che all'epoca, tra Harry Potter e Hellboy, il grande pubblico lo associava principalmente a parti più positive. Particolarmente agghiacciante il suo commento sulle attività di V: "Voglio che troviate quel terrorista, e intendo fargli capire cosa sia veramente il terrore!".
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9. Control (La talpa, 2011)
Pare che fosse stato contattato inizialmente per la parte di George Smiley, poi assegnata a Gary Oldman. Un dettaglio alquanto curioso, poiché è difficile immaginare Hurt in un ruolo diverso da quello di Control, il capo deliziosamente all'antica del Circo (i servizi segreti inglesi) il cui desiderio postumo è che Smiley identifichi l'agente che ha tradito la patria ed è al soldo dell'Unione Sovietica. Vari flashback intervengono nel corso del film per farci capire che tipo di figura fosse Control, e Hurt restituisce perfettamente la psicologia di un uomo intelligente, patriottico, leale nei confronti degli amici ma anche paranoico nella giusta misura: come si può vedere nella sequenza che dà al film il suo titolo inglese (Tinker Tailor Soldier Spy), nemmeno Smiley è da ritenersi innocente con assoluta certezza.
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10. War Doctor (Doctor Who, 2013)
Per il cinquantenario della celebre serie di fantascienza, lo showrunner Steven Moffat decise di infrangere le regole, introducendo un'incarnazione finora sconosciuta del Dottore, un volto nuovo da sfruttare solo in quell'occasione. Serviva un attore degno di tale responsabilità, e Hurt accettò la parte senza esitazioni, calandosi perfettamente nella parte di un Dottore anomalo, fuorilegge, mai visto prima ma che in realtà è sempre stato lì. E il suo commiato, con l'inevitabile rigenerazione che caratterizza il protagonista dello show, è come ci piace immaginare lo stesso Hurt adesso: non scomparso, ma semplicemente in trasformazione, pronto per una nuova avventura chissà dove.
Menzione speciale: Re Cornelius (Taron e la pentola magica, 1985)
Oggi è - in parte giustamente - considerato uno dei pochi passi falsi nel canone animato della Disney, il film che rese necessaria una reinvenzione dell'impero tramandato dallo "zio Walt" con l'ingresso di Jeffrey Katzenberg (il quale, come prima cosa, tagliò fisicamente dodici minuti dal lungometraggio per evitare problemi di censura). Ma ci sono comunque degli elementi affascinanti in questa trasposizione cinematografica de Le cronache di Prydain, di cui è attualmente in lavorazione un reboot. E tra questi punti di forza c'è l'antagonista, doppiato in originale da Hurt, la cui voce si presta benissimo alla perfidia del demoniaco tiranno.