La trama di Trigger Warning, arrivato su Netflix, non ci gira troppo intorno: questo è il grande ritorno da protagonista di Jessica Alba. O almeno così sarebbe dovuto essere. Già perché il feeback critico, al netto dello scontato successo che garantisce al film di Mouly Surya l'approdo certo in top 10, non è stato propriamente benevolo, anzi. La storia è di quelle che arrivano per direttissima: un'ex agente delle forze speciali torna in Texas dopo la morte di suo padre, ereditando il bar di famiglia. Una morte accidentale, ma che sembra nascondere qualcosa di strano. Parker, quindi, sceglie di indagare, incastrandosi nelle pericolose dinamiche locali, strette da una gang di trafficanti d'armi di grosso calibro. Chiaro lo spunto e chiaro l'approccio, che vorrebbe Jessica Alba tornare in un ruolo action (il film lo ha anche prodotto), prendendosi la scena (e il genera action, in questo, aiuta).
Del resto, Jessica Alba mancava da un po'. Almeno, mancava la sua centralità, dopo diversi ruoli marginali in dimenticabilissime produzioni direct-to-streaming. Quello dell'attrice (ma anche imprenditrice, dedita alla commercializzazione di prodotti dal consumo consapevole) è stato un percorso strano, altalenante, di salite e di discese. Agli inizi dei Duemila era considerata una delle attrici più sexy di Hollywood, complici le prove nel danzereccio Honey e, soprattutto, grazie alla sua Nancy in Sin City di Robert Rodriguez. Lecitamente, l'attrice ha sempre vissuto con distacco questa nomea, sentendosi intrappolata in uno stereotipo che non le apparteneva. Gradualmente le sue apparizioni si faranno più sporadiche, in qualche modo costanti ma meno centrali, nonostante il ruolo da protagonista nella sfortunata serie L.A.'s Finest, cancellata dopo due stagioni.
Jessica Alba versione action? Pensiamo a Dark Angel
Veloce e breve biografia dell'attrice per spiegare quanto il suo ritorno fosse in qualche modo atteso. Tuttavia, considerando le premesse, il risultato finale di Trigger Warning (come spiegato nella nostra recensione), non è propriamente quello sperato. Per questo, ricalcando il titolo, ancora una volta ci rifuggiamo nel passato piuttosto che sulle produzioni contemporanee. Alcune delle quali figlie di un calcolo algoritmico che dovrebbe imbastire una visione continua ai nostri gusti. Concetto decisamente discutibile, e allora ecco che vedendo Trigger Warning ci torna in mente un'altra Jessica Alba in versione action. Parliamo di Max Guevara (un nome che è tutto un programma), personaggio principale della serie cyberpunk Dark Angel, firmata da James Cameron e Charles H. Eglee. Un prodotto ambizioso, ma forse uscito in un'epoca seriale ancora acerba, tanto che la Fox lo cancellò dopo appena due stagioni (lasciandola più o meno aperta). Ciononostante, nella serie Jessica Alba rappresentava in pieno il concetto di female leads, in un contesto in cui l'azione si mescolava alle tonalità post-apocalittiche.
Trigger Warning, la recensione: il ritorno di Jessica Alba per un film che non meritava(mo)
Un ruolo cult
Ma chi era Max Guevara di Dark Angel? Una super soldatessa potenziata e geneticamente modificata, nata in un centro di ricerca governativo e facente parte del Progetto Manticore. Siamo in una Seattle distopica, schiacciata dal caos e dalla povertà, nel quale Max lavora come corriere (il lavoro contemporaneo per eccellenza, già intuito da Cameron nel 2000), almeno fino a quando non viene ingaggiata da un hacker/giornalista, che nota sul suo collo il codice a barre tatuato tipico dei bambini soldato cresciuti in laboratorio. I due si alleeranno, con l'obbiettivo di lottare contro il crimine e l'oppressione, e ritrovare i bambini fuggiti dal laboratorio, dando così inizio ad una sorta di rivoluzionaria resistenza. Come detto, Max Guevara è per Jessica Alba il ruolo di riferimento, complice anche una personalità settata sugli archetipi action, enfatizzati dai "poteri" dati dalla caratterizzazione del personaggio: forza, prestanza fisica, resistenza, agilità, memoria. Un ruolo femminile e femminista, che le farà vincere diversi premi, tra cui il Saturn Awards per la Miglior Interpretazione Femminile.
La vendetta di Nancy Callahan
Da un ruolo action ad un altro, passando per un'evoluzione che la renderà il personaggio più interessante di quel cult chiamato Sin City. Da stripper indifesa nel primo film, a revenge girl in Sin City - Una donna per cui uccidere. Nancy Callahan, ancora traumatizzata dalla morte di Hartigan (Bruce Willis), è cresciuta con l'intenzione di vendicarlo, affogando il dolore nell'alcol. L'ultimo segmento del film, ovvero La grossa sconfitta, vede Nancy allearsi con Marv (Mickey Rourke), l'unico uomo insieme ad Hartigan ad averla sempre rispettata. I due, insieme, troveranno vendetta contro il senatore Roark (Power Boothe), per un ending tanto furioso e violento quanto sinuoso ed elegante. Prerogative ahinoi opposte all'algoritmico Trigger Warning.