Un pirata è una promessa non mantenuta. Un codice non rispettato. L'illusione di un bottino diviso con la ciurma e poi tenuto tutto per sé. Bene, ora prendete queste considerazioni da quattro soldi e gettatele in mare. Perché qui, madame e messeri, stiamo parlando di Capitan Jack Sparrow, uno strambo individuo che dell'etichette non sa proprio che farsene. Un signore i cui interessi vanno molto al di là di semplici forzieri da conquistare e navi da arrembare. Jack Sparrow risponde solo al suo cuore pazzo come la sua bussola incapace di segnare il Nord. Imprevedibile e sfuggente ad ogni definizione, il timoniere della Perla Nera, a conti fatti, è uno dei personaggi di pura origine cinematografica (non proveniente da romanzi o fumetti) più celebri della storia del cinema. Secondo solo ai personaggi di Star Wars, la nostra sciagurata e vanagloriosa rockstar corsara ha cavalcato l'onda sollevata nel 2003 dal grande successo de La maledizione della prima luna. Pervaso da un atavico piacere per l'avventura e sostenuto dal suo personaggio-simbolo, il film di Gore Verbinski ebbe il merito di vincere una doppia sfida: dare credibilità e fondamenta narrative ad un film ispirato ad un'attrazione di Disneyland, e riportare a galla un genere ormai inabissato nella storia del cinema come quello piratesco. L'uomo che ha levato le ancore e ha guidato la risalita è proprio il nostro Jack Sparrow.
Conoscendolo, l'avrà fatto per sbaglio, nel suo stile rigorosamente inconsapevole, come una delle sue tante imprese portate a termine con l'immancabile colpo di fortuna che segna le sue gesta. Ma non di sola gloria vive Jack Sparrow. No, perché la sua nascita da una parte ci ha regalato un grande personaggio, dall'altra ha quasi condannato il suo interprete ad una lunga e testarda maledizione. Forse troppo innamorato di Sparrow, Johnny Depp ha sviluppato una malsana passione per i personaggi ingabbiati nelle maschere, dando così inizio ad un lento e speriamo non inesorabile declino attoriale. Noi sappiamo che sotto tutto quel make up batte ancora il talento diamantino dell'attore americano, e confidiamo che il ritorno di Jack Sparrow con Pirati dei Caraibi: La vendetta di Salazar gli serva per ritrovare la giusta rotta. O forse il suo cuore d'attore. Allora sì che la celebre bussola tornerebbe a funzionare come si deve.
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Se questo è un pirata
Basta la sua prima entrata in scena per dire tutto. Uno sguardo fiero lanciato verso l'orizzonte, un uomo affascinante dal look insolito domina il panorama dall'albero della sua nave, mentre le note trascinanti composte da Hans Zimmer rendono tutto più epico. Peccato che quella specie di barcarola su cui "naviga" Jack Sparrow stia miseramente affondando. Il che non impedisce al nostro di mettere da parte la sua irresistibile fierezza. Ecco, nella prima, storica comparsa di Jack Sparrow c'è quasi tutto quello che c'è da sapere su di lui. Un personaggio con un ego smisurato, impossibile da scalfire, il cui spirito beffardo vince ogni difficoltà con la forza erosiva dell'(auto)ironia. Anche nelle situazioni più disperate e ridicole, che sia appeso come uno spiedino o travestito da dio dei cannibali, Jack Sparrow non perde mai la sua dignità e la sua contagiosa voglia di vivere. Che sia questo l'elisir magico del pirata? Che sia questo il suo confessabile segreto? Di sicuro, oltre a questa innata capacità di cavarsela sempre e comunque, con colpi di genio, sfacciata fortuna e abilità dialettica, non va mai dimenticata l'instancabile passione dell'attore che ne veste i panni. Johnny Depp non ha solo recitato Jack Sparrow, Johnny Depp si sente Jack Sparrow, è Jack Sparrow, vuole bene a Jack Sparrow.
Uno dei più talentuosi interpreti della sua generazione, infatti, ha contribuito in maniera attiva alla costruzione di un personaggio unico sia dal punto di vista caratteriale che estetico. È cosa nota che l'ispirazione primaria di Depp sia stato Keith Richards (non a caso apparso nei panni del padre di Sparrow in Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo), ma è facile credere che il pirata rispecchi davvero lo spirito nomade e ribelle del buon Johnny, anche lui abituato a vivere sopra le righe. Johnny si rivede in Jack e ne porta i segni nel corpo (ha lasciato alcuni denti d'oro nel suo sorriso) come nell'animo.
Appassionato dall'idea di girare finalmente un film per famiglie, Depp si è dimostrato ancora una volta allergico a tutto ciò che viene definito "classico" e "rassicurante". Perché il suo Jack Sparrow è davvero un personaggio instabile, enigmatico, difficile da decifrare e per questo dotato di fascino. Perennemente brillo, sessualmente ambiguo, effeminato nelle movenze ma con una fama da spietato dongiovanni (tale da non risparmiagli raffiche di schiaffi ogni volta che una donzella se lo ritrova davanti), Sparrow, inizialmente ideato come spalla di Will Turner, è stato capace di destabilizzare persino i piani alti della Disney, poco convinti che un personaggio così poco ortodosso potesse piacere a bimbi e genitori. La risposta è nei miliardi e miliardi di dollari ora presenti nel forziere disneyano, in una nomination all'Oscar guadagnata da Depp con il primo film della saga e nel suo ingresso nell'immaginario collettivo. Un ingresso in grande stile, rigorosamente con andatura barcollante, a braccia aperte e sorriso smagliante. E ricordate: ogni volta che pronunciamo le parole "Jack Sparrow" lui, da qualche parte, ci starà ammonendo con il dito puntato contro di noi, sussurrando: "Capitan Jack Sparrow".
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La maledizione dell'ennesima maschera
Non è difficile tessere le lodi di un personaggio così ben costruito, carismatico, immorale eppure romantico (a suo modo), dotato di una comicità fisica degna dei migliori film di animazione e di un senso etico quasi indecifrabile, sospeso tra innegabili gesti di egoismo e sorprendenti dimostrazioni di altruismo. Però, c'è un però. Purtroppo nel curriculum di Jack Sparrow c'è una macchia nera, indelebile come quelle maledizioni che ti inseguono per tutta la vita. L'amore e il seguito raccolti dal pirata dei Caraibi hanno forse convinto Johnny Depp, registi e sceneggiatori a giocare sul sicuro, a riproporre dei surrogati del pirata semplicemente facendo di Depp un manichino pronto ad indossare nuove maschere, un carnevale umano, una galleria infinita di personaggi sovraeccitati, forzatamente strani. Quello che non è successo ai tempi di Edward mani di forbice, è successo con Jack Sparrow. Se negli anni Novanta Depp era riuscito ad entrare e ad uscire da personaggi molto diversi tra loro nonostante il forte imprinting del film di Tim Burton, dopo La maledizione della Prima Luna (titolo ironicamente profetico?) il numero di camuffamenti è aumentato a dismisura. Una collezione di trucchi e di parrucche purtroppo inversamente proporzionale alla qualità dei suoi film e delle sue interpretazioni.
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Fatta eccezione per Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street, dove la sua prova è stata funzionale ad una storia di nera vendetta, la maggior parte delle volte in cui Depp è stato soffocato da piume, cerone e tinture il risultato è stato deludente. Se il suo vampiro "fuori epoca" di Dark Shadows non ha né morso né graffiato, il nuovo Willy Wonka non ha retto il confronto con quello di Gene Wilder e il lupo cattivo visto in Into the Woods era al limite della parodia autoreferenziale. Però, e dispiace dirlo, il fondo è stato toccato dal Cappellaio Matto di Alice in Wonderland, in un film forse schiacciato dalle altissime aspettative create da un connubio sulla carta perfetto tra due spiriti visionari come quelli d Burton e Lewis Carroll.
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Invece il risultato è un personaggio a tratti fastidioso, privo di fascino, immerso in un film altrettanto confuso e confusionario, dove il gusto per l'eccentrico è fine a se stesso. Senza dimenticare (anche se lo vorremmo) la scena della Deliranza, forse il punto più basso toccato dalla coppia Depp-Burton. Non è andata meglio nemmeno quando Jerry Bruckheimer ha tentato di riproporre la formula vincente della saga Pirati dei Caraibi. Stesso regista (Gore Verbinski), nuovo giovane e aitante attore da consacrare (Armie Hammer), un genere da rivitalizzare (il western di frontiera) e l'ennesima maschera di Johnny Depp. Il Tonto visto in The Lone Ranger conferma quanto dannoso sia stato questo morboso attaccamento alle maschere da parte di Depp e autori. Da parte nostra, confidiamo che qualcosa stia cambiando, che queste maledette maschere la smettano di soffocarne il talento, e che il suo istrionismo traspiri, che Depp ritorni, finalmente, a modellarle a suo piacimento. Molte delle nostre speranze sono rivolte al Grindelwald apparso per un attimo in Animali fantastici e dove trovarli, un film dove Depp ha avuto persino un altro corpo e un altro volto (quello di Colin Farrell). Se esiste un posto dove imparare a spezzare crudeli incantesimi e tremende maledizioni, quello è proprio Hogwarts. Buona fortuna, Capitan Johnny Depp.
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