In Iron Man 3, terzo film della saga Marvel in uscita a breve anche negli USA dopo i trionfi nei mercati europei, all'eroe Tony Stark tocca affrontare un villain molto particolare: il Mandarino, interpretato da Sir Ben Kingsley.
Dopo Iron Man 3 l'instancabile premio Oscar per Gandhi ha completato la produzione di quattro nuovi film: A Common Man, The Physician, A Birder's Guide to Everything e Ender's Game. Negli ultimi tempi Kingsley è apparso anche nel film di Sacha Baron Cohen Il dittatore, dopo i suoi ruoli nei film di Martin Scorsese Hugo Cabret e Shutter Island, e nel film di Mike Newell Prince of Persia: le sabbie del tempo. È stato anche il protagonista di 50 Dead Men Walking, un thriller girato sullo sfondo dei pericolosi anni Ottanta in Irlanda, e della più leggera commedia thriller War, Inc., insieme a John Cusack.
Proveniente dal teatro britannico, e sempre attivo sulle scene, Kingsley ha dato inizio alla sua carriera professionale con l'ingresso nella Royal Shakespeare Company nel l967. Da ruoli in Sogno di una notte di mezza estate, La tempesta, Bruto in Giulio Cesare ai ruoli da protagonista in Otello e Amleto, tra gli altri, le sue interpretazioni più recenti e diverse comprendono The Country Wife, The Cherry Orchard, A Betrothal e Waiting for Godot.
In questa intervista ci racconta come è entrato in contatto con l'universo Marvel e con il mondo di Iron Man per impersonare l'originale e terricante mente criminale del Mandarino.
Aveva familiarità con il franchise e i personaggi dei film Marvel Iron Man prima di accettare questo ruolo?
Come si è avvicinato all'interpretazione del bad guy?
Credo che la regola da applicare quando ci si avvicina a un personaggio che pigramente si definisce "il cattivo" preveda che l'attore accetti che quel personaggio sia l'estremità polare di un film, una sorta di pilastro oscuro del film. Ha un senso di giustizia che di fatto la gente normale, perbene, non ha. La gente normale è molto modesta con se stessa e piuttosto autolesionista, un po' come il nostro eroe e eroina. Non si prende troppo sul serio. Ma la natura cattiva, la natura distruttiva tende a essere "Possiamo andare con questa mannaia?". È piuttosto divertente. I cattivi tendono a essere grandiosi, narcisisti e a immergersi totalmente nel proprio senso di giustizia. Così quando il nostro Mandarino si rivolge al Presidente o alla nazione, non è "cattivo", ha un suo personale senso di giustizia e di grandezza.
Tony è reso accessibile da Robert Downey Jr., Pepper è resa accessibile da Gwyneth Paltrow e Rhodey è reso accessibile da Don Cheadle. Guy Pearce fa la stessa cosa con Killian. Ciascuno presenta alle telecamere un essere umano piuttosto complesso radicato nel personaggio, nella faccia di questa terra, nella realtà.
Lei ha interpretato cattivi spietati ed eroi. Sceglie questi personaggi solo per la motivazione o la veridicità del ruolo oppure ha mai detto 'Ehi, mi piacerebbe proprio fare il cattivo adesso'?
No, no, no. La mia carriera non è assolutamente strutturata. Credo che le cose si possano fermare. Se insisti su quale sarà il tuo prossimo ruolo, stai bloccando tutte le informazioni meravigliose che il mondo ti manda. Sono rimasto completamente sorpreso da una tra le sceneggiature più emozionanti che abbia mai letto. Non ne avevo idea finché non ho voltato la prima pagina. C'è il personaggio che stavo cercando. Lo riconosco. Non vado a cercarlo al buio; lo riconosco quando lo vedo.
E quando lo vede, come si prepara? Per lei fa tutto parte della stessa ricerca?
Dal punto di vista vocale ha trovato una voce molto interessante per il Mandarino. Ci deve pensare o le viene naturale?
Mi è venuta naturale. Un giorno mentre stavo lavorando e mi aggiravo nella mia stanza d'albergo, mi hanno chiesto di andarmene e me ne sono uscito con una serie di imprecazioni in stile Mandarino. Li ho freddati!
Direbbe che la voce le è uscita da dentro?
Credo che 'uscita da dentro' sia un modo molto efficace per descriverlo, perché sarebbe molto difficile cercare di sostituire una persona che si conosceva o cercare di imitare o copiare qualcosa, perché il Mandarino è così originale. Credo che la cosa migliore per l'attore sia cercare di lasciarla uscire dall'interno in modo naturale, perché non avete idea del fiume di personaggi che ho dentro che aspettano di decollare come aeroplani che rullano sulla pista. Si ha una vita interiore molto più ricca di quanto si pensi.
Mi sembra ci sia stata un'evoluzione logica partendo da quanto era scritto e da ciò che i fan hanno amato per anni; speriamo che la versione di Louise Frogley, la costumista, e di Shane e Drew e tutte le persone coinvolte, risponda alle aspettative e riesca anche a stupire.
Ha mai avuto sorprese sul set, per cui quello che sta facendo diventa più organico grazie a ciò che fa l'altra persona?
Penso che sia necessario. È molto difficile da spiegare. Credo che l'immagine migliore sia una partita di tennis molto veloce, dove quindi non c'è modo che il tuo compagno a rete riesca ad adattarsi mentalmente e capisca "Oh, sta facendo quel tipo di gioco". È nel corpo; si reagisce nel corpo. Ecco perché recitare è così liberatorio e appagante; non è un processo intellettuale. È viscerale e dipende molto dall'ascolto dell'altro e dall'adeguamento al ritmo dell'altro. Spencer Tracy, uno dei miei eroi dei vecchi film che guardavo in televisione da bambino, diceva: "Fai in modo che l'altro stia bene". Un modo bellissimo di fare e condividere una scena. Robert e io ci divertiamo a recitare prestando un altissimo livello di attenzione all'altro ed è molto emozionante. È proprio come una bella partita di tennis in singolo a Wimbledon.
È frequente che si avverta questa chimica, anche alle prove, o se c'è, c'è?
Questa energia è qualcosa che ha imparato a gestire negli anni?
Non è mai cambiata. La mia recitazione è una forma di isteria e panico controllati.
Qual è la motivazione del Mandarino?
Sebbene sia estremo, lui ritiene che questo punto di vista sia corretto.
Sì. Il Mandarino ha una sua logica. Ha il suo punto di vista ed è anarchico e terrificante. Di fatto il mio approccio è questo: è quello che è e si deve obbedire a quella logica.
Cosa è più ansioso di vedere nel prodotto finale, dopo tutte le integrazioni digitali e le scene a cui non ha preso parte?
Penso che per me il modo ideale di guardarlo sarebbe in mezzo a un pubblico e non in una stanza da solo. So che in tutti i film oggi, anche i più semplici, c'è qualcosa di più grande del semplice montaggio di alcune scene. Si mettono insieme tutti i pezzi e poi, dato che è un film, vengono moltiplicati mille volte. È mille volte più emozionante, perché sullo schermo la cornice è bellissima. Il cinema è straordinario; è magico. Ho sempre amato il cinema, fin da piccolo. Mi piaceva entrare in un cinema e provare quell'emozione e non volevo mai andarmene.
Ha sempre voluto fare l'attore?
Sì, probabilmente fin da quando avevo 5 anni. Ho guardato film fin da quell'età e mi sono sempre piaciuti.
Le è piaciuto lavorare con il regista, Shane Black?
Assolutamente sì. Mi confronto con lui personalmente come regista e collega, e spero anche come amico, in modo molto cordiale e davvero molto stimolante.